L’Economia politica della Produzione Peer to Peer

di Michel Bauwens,  C-Theory – 12 gennaio 2005 (Traduzione italiana di Robin Good)

Da quando Marx ha identificato gli stabilimenti manufatturieri di Manchester come il simbolo della nuova società capitalista, la vita sociale ha subito enormi trasformazioni. Ora che i sistemi sociali, politici ed economici si stanno trasformando in network distribuiti sta emergendo una nuova dinamica umana: il  peer to peer (P2P). Il P2P fa emergere un terzo modello di produzione, un terzo modello di governo, ed un terzo modello di proprietà, in grado di riconfigurare l’economia politica. Questo essay sviluppa il concetto di P2P e cerca di spiegare i nuovi processi sociali che ne derivano.

Peer to Peer

Il P2P non si riferisce a tutti i processi che hanno luogo in network distribuiti: Il P2P designa in maniera specifica tutti quei processi che hanno come obiettivo accrescere la partecipazione da parte di attori che hanno uguale potere. Definiremo in maniera specifica le caratteristiche dei processi P2P.

Processi P2P:

  • Produzione di valore d’uso attraverso la libera cooperazione di produttori che hanno accesso a capitali distribuiti: questo è il modello di produzione P2P, un terzo modello di produzione, differente dal modello capitalista e da quello della produzione da parte di imprese statali. Questo prodotto non è un valore di scambio per il mercato, ma un valore d’uso per una community di utenti.
  • Sono governati da community di produttori stessi, e non dal mercato e dalle aziende. E’ una modalità di governo P2P, o ‘terza modalità di governo.’
  • Producono valore d’uso liberamente accessibile su base universale, attraverso un nuovo regime di proprietà. Questo è un ‘modello di proprietà Peer’: una ‘terza modalità di proprietà,’ differente da quella privata e da quella pubblica.

L’infrastruttura del P2P

Di che cosa c’è stato bisogno per facilitare l’emergere di processi peer to peer ? Il primo requisito è stato l’esistenza di un’infrastruttura tecnologica che funziona per processi peer to peer e permette un accesso distribuito a capitali “fissi”. I computer individuali che permettono ad una macchina universale di eseguire un compito logico sono forme di “capitali fissi” disponibili a basso costo a molti produttori. Internet, come network punto punto, è stato progettato specificatamente per la partecipazione dei computer degli utenti senza l’uso di hub obbligatori. Sebbene non sia totalmente nelle mani dei partecipanti, Internet è controllato, attraverso un governo distribuito, e fuori della completa egemonia di un privato particolare o di attori di Stato. Gli elementi gerarchici di Internet ( come i  protocolli IP, e i  Domain Name System decentralizzati, etc…) non dissuadono la partecipazione. I comunicatori virali, o meshworks, sono una logica estensione di Internet. Con questa metodologia, gli strumenti creano i loro network attraverso l’uso di capacità in eccesso, bypassando il bisogno di un infrastruttura pre-esistente . Il movimento ‘Community Wi-Fi’, il gruppo di pressione  Open Spectrum, la televisione file-serving e infrastrutture di telecomunicazione meshwork-based sono esempi di questo trend.

Il secondo requisito è un’informazione alternativa e sistemi che permettono la comunicazione autonoma tra agenti cooperativi. Il Web (in particolare il Web scritto e il Web 2.0) con la sua produzione autonoma, la distribuzione e il consumo di materiale scritto, di podcast e webcast crea un’informazione alternativa ed un’infrastruttura di comunicazione per la creazione audio e audiovisuale. L’esistenza di questa infrastruttura permette la produzione autonoma di contenuti che possono essere distribuiti senza l’intermediario dell’editoria classica e dei media (sebbene possano nascere nuove forme di mediazione)

Il terzo requisito è l’esistenza di un’infrastruttura software per una cooperazione globale autonoma. Un numero crescente di strumenti di collaborazione come blog e wiki uniti a software per il social networking facilitano la creazione di capitali sociali, rendendo possibile la creazione di gruppi globali che possono creare valore d’uso senza un intermediario o la distribuzione attraverso imprese.

Il quarto requisito è la creazione di un’infrastruttura legale che permette la creazione del valore d’uso e lo protegge dall’appropriazione privata. La General Public License (che proibisce l’appropriazione del codice del software), la correlata  iniziativa Open Source, e certe versioni di licenze  Creative Commons hanno questo ruolo. Queste permettono la protezione del valore d’uso comune ed usano le caratteristiche virali per diffonderlo. La  GPL e il materiale correlato possono essere usati solo in progetti di pubblico dominio.

Il quinto requisito è culturale. La diffusione dell’intelligenza umana, (l’ontologia), dei modi di conoscere (epistemologia) e della costellazione di valori (axiologia) servono a creare il tipo di individualismo cooperativo di cui c’è bisogno per sostenere un’etica che permette i progetti P2P.

Le caratteristiche del P2P

I processi P2P accadono in network distribuiti. I network distribuiti sono network in cui agenti autonomi possono determinare liberamente il loro comportamento e i propri collegamenti senza bisogno di un intermediario obbligatorio. Come afferma Alexander Galloway nel suo libro sul potere protocollare i network distribuiti non sono come i networkk decentralizzati che hanno bisogno di hub obbligatori. Il P2P è basato sul potere distribuito e sull’accesso distribuito alle risorse. In un network decentralizzato come il sistema degli aereoporti americano, gli aerei devono muoversi secondo hub determinati; nei network distribuiti come Internet, gli hub possono esistere ma non sono obbligatori e gli agenti possono sempre scegliere.

I progetti P2P sono caratterizzati da una equipotenzialità e da un ‘anti-credenzialismo.’ Questo significa che non esiste una selezione a priori di chi partecipa. La capacità di cooperare è verificata durante il processo di cooperazione stesso. I progetti sono aperti a tutti i partecipanti che hanno le abilità di contribuire al progetto stesso. Queste capacità sono verificate e validate in maniera comune nel processo di produzione stesso. Questo è evidente in processi di publishing aperto come quelli di  citizen journalism: tutti possono postare e ciascuno può verificare la veridicità e la qualità dell’articolo. I sistemi di reputazione sono usati per una validazione in comune. Il filtro è a posteriori, non a priori. L’Anti-credenzialismo è contrastato nelle peer review, dove le credenziali sono un pre-requisito per partecipare.

I progetti P2P sono caratterizzati da oloptismo. L’oloptismo è la capacità dei processi peer to peer di permettere ai partecipanti il libero accesso a tutte le informazioni riguardo agli altri partecipanti; non in termini di privacy ma in termini di accesso agli obiettivi, alle statistiche e alla documentazione del progetto per intero. Questo in contrasto con il panoptismo che è caratteristico dei processi gerarchici: Questi processi sono progettati per riservare la conoscenza totale ad un’elite, mentre i partecipanti possono avere accesso solo alle basi elementari del progetto. Comunque con i progetti P2P, la comunicazione non è top-down, non è basata su regole, ma il feedback è sistemico, integrato nel protocollo del sistema cooperativo.

Questo prima parte non esaurisce le caratteristiche della produzione peer to peer. Nella seconda e terza parte di questo essay, continueremo a investigare questi processi e il loro rapporto con i modelli esistenti di produzione.

P2P e altre modalità di produzione

Per spiegare questa modalità ci serviamo della Teoria dei Modelli Relazionali dell’antropologo Alan Page Fiske, discussa nel suo lavoro più famoso Structures of Social Life. Il fatto che le modalità di produzione siano inserite in relazioni inter-soggettive, caratterizzate da particolari combinazioni relazionali, ci fornisce il sistema necessario per distinguere il P2P. Secondo Fiske, ci sono quattro tipi di dinamiche intersoggettive valide nello spazio e nel tempo; usando le sue stesse parole:

“Le persone usano quattro modelli fondamentali per organizzare la maggior parte degli aspetti della socialità in tutte le culture. Questi modelli sono: Condivisione di beni comuni, Gerarchia secondo autorità, Valutazione secondo mercato e Comparazione secondo uguaglianza. Condivisione di beni comuni (CS) è la relazione nella quale le persone trattano alcune diadi o gruppi come equivalenti ed indifferenziati rispetto al dominio sociale in questione. Esempi sono persone che usano beni in comune (CS rispetto all’utilizzazione di una particolare risorsa), persone innamorate intensamente (CS rispetto al sé stesso sociale), persone che non chiedono da chi arriva una cosa e per chi è (CS rispetto al sé stesso in comune), o persone che uccidono qualsiasi membro di un gruppo nemico per rappresaglia all’attacco (CS rispetto alla responsabilità collettiva). Nella Gerarchia secondo autorità (AR) le persone hanno posizioni asimmetriche , il subordinato rispetta e (forse) obbedisce ai superiori ed è responsabile per i subordinati. Gli esempi sono: le gerarchie militari (AR nelle decisioni, controlli, e molte altre materie), culti ancestrali (AR per pietà filiale, per aspettative di protezione e norme di rispetto), morali di religioni monoteistiche (AR per la definizione di giusto e sbagliato, per comandamenti e volontà di Dio),Sistemi di status sociale come classi o etnie (AR rispetto al valore sociale dell’identità), e classifiche come quelle sportive (AR con rispetto al prestigio). Le relazioni AR sono basate su percezioni di asimmetrie legittimate senza nessun potere coercitivo;  Nelle comparazioni secondo uguaglianza (EM) le persone possono tracciare il bilancio e la differenze tra partecipanti e sapere che cosa sarebbe richiesto per restaurare l’equilibrio. Le manifestazioni comuni sono: il turn-taking (l’interazione a turno), le elezioni una persona – un voto, le distribuzioni in maniera uguale, e la vendetta basata su occhio per occhio dente per dente. Gli esempi includono: sport e giochi (EM con rispetto alle regole, alle procedure, all’attrezzatura e al terreno, l’attività di baby-sitter in cooperazione (EM con rispetto allo scambio di cure per il bambino)  e restituzione in natura. Nella Valutazione secondo mercato le relazioni sono orientate secondo ragioni di significato sociale come prezzi, paghe, interessi, affitti, e analisi costi benefici. I soldi non hanno bisogno di essere il medium, e le relazioni di prezzo di mercato non hanno bisogno di essere materialistiche, — ciascuno dei quattro modelli può esibire ciascuna di queste caratteristiche -. Le relazioni di valutazione secondo mercato non sono necessariamente individualistiche; una famiglia può essere un’unità CS o AR che fa funzionare un business secondo la modalità MP rispetto ad altre imprese. Esempi sono: Una proprietà che può essere comprata, venduta, o trattata come capitale d’investimento (terre o oggetti come MP), matrimoni per contratto in termini di costi e benefici per il partner, prostituzione (sesso come MP), standard burocratici (allocazione di risorse come MP), giudizi di utilità rispetto alle cose migliori per il più grande numero di persone, o standard di equità di diritti in proporzione ai contributi. (due forme di moralità come MP), considerazioni sul trascorrere il tempo in maniera efficace, e stime razionali di omicidi (aggressione come MP)”.

Ogni tipo di società è un mix di questi quattro modelli, , ma capita che uno di questi domini gli altri. Storicamente, la prima modalità dominante è stata la relazione di parentela o la casata basata sulla reciprocità, le cosiddette economie tribali del dono. L’aspetto relazionale chiave era l’appartenenza. I doni creavano obbligazioni e relazioni costruendo campi di scambio. Le società di tipo agricolo e feudale erano dominate dalla gerarchia secondo autorità, basata sulla fedeltà. In fine, è chiaro che l’economia capitalista è dominata dalla valutazione secondo mercato.

P2P ed economia del Dono

P2P è spesso descritto come ‘economia del dono’ (leggi Richard Barbrook come esempio. Comunque c’è qualcosa di fuorviante a riguardo. La ragione chiave sta nel fatto che il peer to peer non è una forma di eguaglianza; non è basata sulla reciprocità. Il P2P segue l’adagio: ogni contributo secondo le proprie capacità e volontà, e ciascuno secondo i propri bisogni. Non esiste obbligo di reciprocità. Nelle forme pure di peer to peer, i produttori non vengono pagati. Se c’è un dono, è un dono non reciproco e la produzione di valore d’uso non crea un’obbligazione. L’emergere del peer to peer è contemporaneo con nuove forme di economia del dono, come i sistemi di Commercio di Scambio Localie l’uso delle valute complementari basate sulla reciprocità.

Queste forme non sono complementari dal momento che sia gli scambi che gli azionisti derivano dallo stesso spirito di scambio. La produzione peer può facilmente operare nella sfera delle merci immateriali, dove l’input è il tempo libero e il surplus disponibile di risorse di computer. Schemi basati sulla reciprocità e sulla produzione cooperative sono necessari nella sfera materiale dove avvengono i costi del capitale.

Attualmente, la produzione peer non offre nessuna soluzione alla sopravvivenza materiale dei propri partecipanti. Le persone sono ispirate dall’etica egualitaria, dall’economia sociale e da altri schemi dai quali possono ottenere un reddito. In questo senso gli schemi sono complementari.

P2P e Gerarchia

Il P2P non è meno gerarchico, ne meno strutturato, ma di solito è caratterizzato da gerarchie flessibili e strutture basate sui meriti che di solito premiano la partecipazione. La leadership è anche ‘distribuita’. Molto spesso, i progetti P2P sono condotti da una base di fondatori che portano avanti gli obiettivi del progetto e che coordinano il vasto numero di individui e micro team che lavorano sulle parti specifiche. La loro autorità e leadership deriva dal fatto che hanno fondato il progetto e ne sono continuamente coinvolti. E’ vero che i progetti peer sono spesso condotti da una ‘dittatura benevola’; comunque, non si deve dimenticare che dal momento che la cooperazione è interamente volontaria, l’esistenza è basata sul consenso della comunità di produttori, e c’è sempre la possibilità di creare nuovi progetti indipendenti.

La relazione tra autorità e partecipazione, e la sua evoluzione storica, è stata studiata da John Heron:

“Sembrano esserci quattro gradi di sviluppo culturale: culture autocratiche che definiscono i diritti in modo limitato ed oppressivo e non esistono diritti di partecipazione politica, culture strettamente democratiche in cui esiste una partecipazione politica attraverso la rappresentazione, ma la partecipazione delle persone alle decisioni in materia religiosa, educativa o industriale non esiste o è limitata, culture maggiormente democratiche in cui esistono vari gradi di partecipazione politica, culture P2P in network globali libertari con uguali diritti di partecipazione di tutti in ogni impresa. Questi quattro gradi possono essere stabiliti in termini di relazioni tra gerarchia, cooperazione e autonomia. La gerarchia definisce, i controlli, la cooperazione e l’autonomia; La gerarchia decide solo la misura della cooperazione e l’autonomia nella sfera politica; La gerarchia decide la misura della cooperazione e dell’autonomia nella sfera politica e in vari gradi in altre sfere; L’unico ruolo della gerarchia sta nell’emergenza spontanea e nella stimolazione della cooperazione in tutte le sfere delle imprese umane”.

P2P e Comparazione secondo uguaglianza

Con il P2P, le persone costruiscono e cooperano in maniera volontaria secondo il principio “da ciascuno secondo le proprie abilità a ciascuno secondo i propri bisogni.” Il valore d’uso creato dai progetti P2P è generato attraverso la libera cooperazione, senza coercizione nei confronti dei propri produttori e gli utenti hanno libero accesso al valore d’uso risultante. Le infrastrutture legali che abbiamo descritto creano gli ’’Information Commons.’ Questi sono collegati alle vecchie forme (le terre per i contadini del medioevo e le mutualità dei lavoratori nell’età industriale), ma anche differiscono per le loro caratteristiche immateriali. I vecchi Commons erano localizzati e spesso regolati da community specifiche; I nuovi Commons sono disponibili universalmente e regolati da collettività cyber globali che hanno interessi in comune. I nuovi Commons non sono basati sulla concorrenza perchè lavorano in un contesto di abbondanza, mentre le vecchie forme di commons fisici (acqua, aria, etc) si sviluppavano in un contesto di scarsità ed apparivano maggiormente regolati.

Fine II Parte di III (“P2P and the Market: The Immanence vs. Trascendence of P2P”)