Permacultura: modello di progetto comunitario per 25 – 500 famiglie

di Dann Zealley, The Permaculture Research Institute of Australia  – 31 gennaio 2012

Introduzione

Nel 2008 ho trascorso 6 settimane in Venezuela. Ho un amico venezuelano che crede, come me, che la permacultura potrebbe e dovrebbe essere la forza guida di un cambiamento positivo. Entrambi riteniamo che la Rivoluzione Bolivarista, il cui paladino più famoso è il carismatico Hugo Chavez, dalla personalità controversamente colorita, nonostante molti seri “problemi di crescita”, offra il modello più pragmatico per la trasformazione sociale dell’umanità in direzione di un mondo davvero giusto ed ecologicamente sostenibile. Da quando Chavez è stato eletto nel 1998 hanno già avuto luogo enormi cambiamenti. Nonostante la propaganda mediatica dell’industria che afferma  il contrario, la quantità di realizzazioni è innegabile (particolarmente quando la si confronti con il drammatico declino economico e sociale delle nazioni cosiddette “sviluppate” e l’inquietante aumento del deficit di democrazia in Europa e nell’America del Nord.)*

Tuttavia un elemento che è dibattuto ma raramente messo in pratica nella rivoluzione è il ruolo che i principi ecologici devono svolgere nel contesto della costruzione del “Socialismo del ventunesimo secolo”. Sono introdotte lampadine ecologiche per sostituire quelle inefficienti ad incandescenza e piccoli (piccolissimi) progetti di energia rinnovabile sono avviati in aree remote per alimentare i villaggi. Sono introdotti progetti di agricoltura organica. Ma non c’è una visione coerente a supporto di queste iniziative diversa dalla retorica politica ambientalista che cattura voti (particolarmente in questo 2012 che è un anno elettorale). Ciò è dovuto al fatto che la visione ecologica deve ancora avere un impatto sostanziale sulla visione socio-politica della rivoluzione. I principi ecologici devono guidare il motore del cambiamento nella rivoluzione, non solo essere passeggere di treno del progresso politico e sociale. I principi ecologici devono essere al centro del movimento bolivarista, non alla periferia. I principi ecologici devono essere l’elemento maggiormente definitorio del socialismo, non un’idea aggiunta.

Più significativamente i principi ecologici devono informare i nostri progetti per l’uso sostenibile della terra e delle risorse e le interazioni sociali in un modo quanto più pratico possibile, in modo che le persone di ogni livello di vita siano in grado di partecipare, prosperare e interagire con tutte le forme di vita che ci sono compagne nel rispetto che esse sicuramente meritano come membri della famiglia della Madre Terra. Fino a quando, come società, non considereremo non solo tutti gli umani, bensì tutte le forme di vita come parte delle nostre famiglie e non come merci, saremo vittime di conflitti che minacciano la nostra stessa esistenza. Questo concetto incorpora l’assioma del Che di un amore rivoluzionario applicato in un contesto universale. Questo concetto deve essere definito nel modo più pratico quando progettiamo l’uso della terra, le interazioni sociali ed economiche e l’interazione con il mondo della natura. Come ha proclamato Marx, dobbiamo interagire con tutto il mondo della natura come se fossimo parte del suo metabolismo, non come un male antagonista che attacca il suo ospite. Qui sta la distinzione fondamentale tra socialismo e capitalismo.

Ma il socialismo ha bisogno della guida dei principi ecologici come bussola per progredire e i principi ecologici necessitano del quadro sociale che solo il socialismo può offrire al fini di sostenere l’integrità che alimenta la vita di tutto il lavoro dell’ecologia. I 12 principi della permacultura formano il ponte filosofico tra socialismo ed ecologia in un modo più coerente e fluido di qualsiasi altra cosa io debba ancora incontrare.

Né dogmatica né escludente, la permacultura abbraccia tutto ciò che è davvero sostenibile, dalla saggezza indigena alla più recente tecnologia verde più d’avanguardia e, cosa della massima importanza, “percorre il cammino con il cuore”.

David Holmgren (co-fondatore dell’idea della permacultura) ci ha consegnato il lavoro più importante in questo campo: “Permaculture: Principles and Pathways Beyond Sustainability”, 2003, Chelsea Green [Permacultura: principi e percorsi oltre la sostenibilità].

Questo lavoro costituisce un modello del modo di pensare al mondo in un contesto davvero sostenibile. Ci mette in grado di progettare sistemi che non solo funzionino e durino ma anche si evolvano naturalmente per guarire le fratture al metabolismo della Madre Terra che il capitalismo e la religione istituzionale hanno fatto letteralmente a pezzi.

Ma abbiamo bisogno di esempi concreti che vadano oltre le scala del terreno di casa e delle piccole comunità. In questo spirito offro di seguito il mio progetto di modello di permacultura per comunità di villaggio e regionali. Originariamente è stato offerto al dipartimento per il recupero della terra del governo venezuelano (acronimo INTI) che stava (e sta) tentando di invertire l’influsso sulle campagne delle municipalità urbane sovraffollate e anche di affrontare contemporaneamente il problema critico della sovranità alimentare. La cosa buona del partire da zero in queste situazioni è che il progetto completo della permacultura è reso più facile in quanto è necessaria minor flessibilità che in progetti comunitari difettosi già esistenti in cui sono richieste maggior cura ed energia per adattarsi alle situazioni prevalenti. Anche se pensavo specificamente al Venezuela nel costruire questo progetto, penso che esso sia ampliamente applicabile su scala globale. Prego di tener presente che, a questo punto, questo è solo un modello “proposto” e non un criterio consolidato. Conseguentemente, apprezzerei moltissimo commenti e critiche (costruttive o no) per contribuire a sviluppare questo modello.

Iniziativa per il processo di recupero della terra (INTI) in Venezuela

Obiettivi

Elaborare un piano che:

1. garantisca la sostenibilità ecologica

2. garantisca la produttività economica

3. protegga da corruzione economica e politica il processo rivoluzionario etico ed organico

4. alimenti e promuova i valori del nuovo paradigma della sostenibilità

Imperativi

Prima (e, in alcuni casi, dopo) che la terra sia assegnata, devono essere realizzate o fornite le seguenti risorse e servizi:

1. Una valutazione della terra per la permacultura deve essere condotta al fine di comprendere cosa c’è con cui lavorare e quali ostacoli o problemi devono essere affrontati in modo che i criteri di cui sopra possano essere soddisfatti (idrologia, tipi di suolo, fattori climatici regionali e locali, flora e fauna esistenti, habitat limitrofi e circostanti, precedente storia naturale e conoscenza indigena dell’area (se è possibile ottenerle).

2. Dopo aver soddisfatto il primo imperativo deve essere attuato un piano idrico (potenzialmente attività di movimento terra per creare una serie di piccole dighe collegate, flussi e riserva/e).

3. Siti di energia rinnovabile, sistema/i di compostaggio e di risorse alimentari condivise.

4. Siti di risorse comunitarie condivise (produzione di energia, produzione alimentare condivisa) e di servizi condivisi (scuola/e, centro/i comunitario/i, centro/i culturale/i, centro/i ricreativo/i).

5. Interconnessione di ciascun appezzamento di terreno (acqua, energia, telecomunicazioni e trasporti).

6. Calcoli di emergenza stimano che la capacità complessiva della terra richiesta per sostenere ciascun essere umano sia di 2,2 ettari. Lavorare su una media di 2 ettari per persone e per famiglie di 3-4 persone. Tentare di limitare le assegnazioni individuali a 1 ettaro per famiglie mediamente di 3 componenti (dobbiamo ridurre la popolazione umana) e dedicare il resto (5 ettari) a infrastrutture, produzione sociale e integrazione della natura.

7. Istruzione sulla permacultura prima che gli assegnatari lavorino i loro lotti di terra, con continua consulenza per la risoluzione di problemi.

8. Nessuna segretezza! Dopo la realizzazione della fase infrastrutturale, tutti i processi devono essere concordati mediante consenso comunitario e tutte le informazioni devono essere rese pubbliche (all’esterno e all’interno), disponibili in tutti gli stadi.

9. Utilizzare solo procedure e materiali organici, vietare l’uso di tutti i prodotti sintetici (fertilizzanti, pesticidi, fungicidi).

10. Vietare l’agricoltura della “terra bruciata” (bruciare la terra per una rapida spinta in altro del carbonio che distrugge i processi biologici naturali al suolo), le monocolture e l’allevamento concentrato o su larga scala del bestiame.

Il piano

Fase 1

Iniziare la costruzione delle infrastrutture una volta completata la valutazione:

1. Durante la stagione secca attuare i lavori di movimento terra per le dighe, le strade, i sentieri, le strutture comunitarie , i siti di produzione sociale (prodotti e servizi a valore aggiunto), siti di compostaggio e corridoi naturali.

2. Installazione di infrastrutture energetiche per i progetti della comunità (turbine per le dighe, per il vento su aree non utilizzate per altre attività, recupero del biogas dalle pile di compostaggio, ecc.) e reti di comunicazione via filo.

3. Nella stagione umida quando le dighe sono colme (o si stanno riempiendo) seminare: piante condivise dalla comunità (da frutto, noci, medicinali e controllo degli insetti (ad es. Neem)), per la natura (cibo per animali selvatici e insetti utili), aromatiche e per mobilio/artigianato.

4. Bambù (ciclo di taglio 4-7 anni) per materiale da costruzione, cibo, barriera naturale, capacità di ritardo degli incendi e di prevenzione dell’erosione del suolo. Alimenti stagionali di base (granaglie, baccelli e legumi). Immettere nelle dighe e nelle riserve pesce e giacinto d’acqua per la purificazione della stessa; insetti benefici e habitat per pesci e vita naturale; concime umano e materiali da miscele di compostaggi e pacciame (carbone, funghi) per l’agricoltura. Piantare adattabili (banani, papaye, iucca, bambù) e piante pioniere (legumi che fissano l’azoto e concime verde per la formazione del terreno) in siti individuali nel corso di questa fase iniziale in modo che se ne ricavino prodotti immediati nonché l’avvio di procedure critiche per la formazione del terreno.

5. Impiegare il lavoro di potenziali interessati. Offrire cibo e alloggio temporaneo deducendo dalle paghe un terzo per l’ammortamento dei materiali e un terzo per l’ammortamento dei servizi.

6. Programmare settimane di quattro giorni di lavoro, due giorni di corsi di permacultura e un giorno da dedicare alla famiglia/tempo libero.

7. Consultare i singoli interessati dopo il completamento del corso base di permacultura riguardo a componenti specifici in relazione del progetto del sito della comunità e delle prospettive dei siti individuali.

Fase 2

Dopo aver creato l’infrastruttura di base e dopo aver consultato tutti gli interessati:

1. Trasferire i partecipanti nei singoli lotti (non più di un ettaro ciascuno).

2. Accomunare lavoro e risorse per costruire ripari di base in ciascun sito.

3. Dare priorità al concime umano, alle acque grigie e a sistemi di riciclaggio (compostaggio di concime umano per gli alberi della comunità, concime animale, scarti di cibo e residui di carbone per compostaggio da giardino, cisterne sul tetto per l’acqua piovana, filtri dei sedimenti, separazione di metalli, plastica, carta e vetro per riutilizzo o trasformazione per nuovi usi).

4. Cinque giorni di lavoro, un giorno di istruzione sulla permacultura per problemi specifici del sito e problemi emergenti, un giorno per il riposo e la famiglia.

5. Piantare policolture più specifiche nei siti individuali e incoraggiare allevamenti animali su piccola scala (pollame, animali da latte, maiali e roditori) da usare per il foraggiamento di insetti, produzione di concime e produzione alimentare (sempre integrati associazione con altri sistemi del sito).

6. Implementare la generazione di energia rinnovabile su piccola scale (dove applicabili: pannelli solari sui tetti, piccole turbine in acque in movimento sul sito, geotermia, ecc.).

Fase 3

1. Sviluppare l’infrastruttura della comunità (lavorare alla/e scuola/e, ai sistemi di comunicazione (senza fili, centro/i radio e video, cooperativa di veicoli elettrici condivisi, strutture interne di organizzazione democratica).

2. Sviluppare il potenziale di produzione sociale, come servizi cooperativi autoregolati (istruzione/ cultura, ristoranti, riparazioni tecniche ecc.) e industrie cooperative per prodotti a valore aggiunto (forno/i, mobili, artigianato, lavorazione degli alimenti, ecc.).

3. Sviluppare prodotti e utilizzi di materiali riciclati.

4. Incorporare principi socialisti/della permacultura in tutti i livelli di istruzione:
– prescrivere corsi di orticoltura al livello scolastico elementare
– prescrivere corsi più avanzati di permacultura e teorie politiche/economiche con il salire di livello degli studenti
– corsi di recupero ed avanzati per adulti
– i nuovi partecipanti (sopra i 16 anni) devono frequentare almeno un corso di 72 ore di progettazione della permacultura prima di essere accettati (nessuna eccezione, indipendentemente dall’età)
– tutti i partecipanti devono collaborare a un programma minimo settimanale di orario concordato in raccolti e attività di manutenzione comunitarie

Fase 4

La comunità aumenta l’autosufficienza ma dovrebbe anche essere in grado di far evolvere potenziali e dimensioni aggiuntive; ad esempio:

1. Taglio del bambù (su base continuativa) per materiale da costruzione, mobilio e artigianato.

2. Aumento dei surplus di risorse condivise dalla comunità (frutta, noci e alberi Neem) e di acquacultura con il diminuire del tempo necessario per la manutenzione, con l’evolversi del sistema.

3. I siti individuali evolvono diversità complementari che incorporano capacità aggiuntive con l’aumentare del tempo a disposizione dei partecipanti.

4. Attuazione di progetti di eco-risanamento per le zone cuscinetto e le aree circostanti contigue se necessario (riforestazione, recupero delle vie d’acqua, risanamento del terreno, ecc.)

5. Sviluppo di strutture di produzione/ricerca micologica per accrescere la fertilità del suolo, riduzione e controllo degli animali nocivi e delle malattie delle piante, utilizzo per ulteriore produzione di cibo e medicinali.

6. Quando la produzione in supero eccede le necessità della comunità può essere richiesta per l’utilizzo in comunità in bisogno o per lo sviluppo di comunità simili.

Perché questo piano dovrebbe funzionare

1. Il piano economico è basato su principi ecologici ed è pertanto ambientalmente stabile (se attuato correttamente).

2. Le risorse e i servizi comunitari integrati creano condizioni adatte alle transazioni economiche sostenute da strategie che abbracciano principi di solidarietà, che riducono il rischio individuale e promuovono la democrazia partecipativa interna, riducendo o eliminando la possibilità di inerzia burocratica interna.

3. La dimensione dei lotti individuali (assieme al precedente punto 2) a un ettaro, previene manipolazioni finanziarie esterne (costringere le persone a rivendere i loro lotti all’oligarchia).

4. La clausola di “non segretezza” evita che la corruzione prenda il minimo piede in qualsiasi punto, a qualsiasi livello del sistema.

5. Le iniziative educative al socialismo e alla permacultura gettano le fondamenta per spostare i valori dell’attuale paradigma disfunzionale in direzione di un paradigma che appoggia valori sostenibili.

6. Escludere tutte le grandi imprese dalla partecipazione e dall’appropriarsi della redistribuzione del surplus controllo la motivazione del profitto che è la maggiore responsabile del successo delle strategie di “divide et impera” dell’aggressione delle grandi imprese.

7. Poiché gli interessati partecipano sin dall’inizio c’è un collegamento e un riconoscimento definitivo dell’associazione tra l’interesse individuale e l’integrità della comunità e dell’ambiente.

Da Socialforge, un laboratorio di creazione sociale
www.socialforge.org
Originale: The Permaculture Research Institute of Australia
Fonte: http://permaculture.org.au/2012/01/31/community-design-template-for-25-500-families/
Traduzione di Giuseppe Volpe
(c) 2011 – Socialforge – Licenza Creative Commons BY-NC-SA 3.0

Venezuela establece un sistema de circulación de monedas comunales

No sirven para ahorrar ni para hacer compras. Mucho menos para enriquecerse. Las nuevas monedas comunales, que ya circulan en Venezuela, se utilizan para facilitar las operaciones de trueque comunitario legalizadas por el Gobierno en julio de este año, como una medida para desarrollar el modelo económico de producción socialista.

El presidente Hugo Chávez aprobó el decreto ley para el Fomento y Desarrollo de la Economía Popular el 31 de julio de 2008, un día antes de que vencieran los poderes especiales que le otorgó el Parlamento para legislar durante año y medio. La norma autoriza a las comunidades, organizadas en “grupos de intercambio solidario”, a crear su propio signo monetario, darle un nombre y establecer su valor por equivalencia con el bolívar fuerte, la moneda de curso legal desde la reconversión de enero de 2008.

Las nuevas monedas únicamente podrán emplearse en el ámbito comunitario y canjearse por “saberes, bienes y servicios”, nunca por dinero corriente o por monedas de otras comunidades. El Banco Central de Venezuela está encargado de regular su emisión. Estas monedas circulan en Venezuela desde el año 2007, cuando el Ministerio para la Economía Comunal comenzó a experimentar con los mercados de trueque. Hasta hoy existen diez tipos, todas con nombres que “resaltan la identidad del pueblo”, como obliga la ley.

En el Estado de Yaracuy se usa la lionza; en Miranda, el cimarrón; en Nueva Esparta, el guaiquerí; en Trujillo, el momoy; en Falcón, el zambo; en Sucre, el paria; en Zulia, el relámpago del catatumbo; en Lara, el tamunange; en Barinas, el ticoporo; y en Monagas, el turimiquire.

Quienes utilizan los mercados de trueque solidario fueron bautizados por el Gobierno como “prosumidores”: una aleación de productor, distribuidor y consumidor, desencantado del sistema capitalista.

El presidente Chávez ejemplificó el proceso de canje en uno de sus programas Aló, Presidente: “Si yo soy productor de cambures [plátanos] y llevo mis cambures allí, y al mismo tiempo me incorporo como productor y consumidor, a lo mejor cambio mis cambures por 10 zambos y esos 10 zambos me valen para llevarme unos tomates y un pollo. Soy prosumidor, estoy incorporado a ese mercado, un mercado socialista, de iguales, no hay un capitalista que explota a los demás”.

Américo Mata, uno de los prosumidores que el mes pasado se estrenó en el uso del cimarrón, enfatizó la explicación del mandatario bolivariano: “Esto mismo lo hace el Gobierno revolucionario y el presidente Chávez con el mega trueque, que es darle petróleo a nuestros países hermanos para recibir a cambio maquinarias que fortalezcan la soberanía alimentaria”.

El ex director del Banco Central de Venezuela (2000-2007), Domingo Maza Zavala, sostiene se ha mostrado muy crítico con la decisión de Chávez, ya que, en su opinión, es ilegal la emisión de nuevas monedas al margen del sistema monetario establecido: “Si el Banco Central se atiene a su propia ley, no puede emitir otra moneda distinta del bolívar fuerte. Quien se niegue a aceptar la moneda con fuerza legal de circulación en Venezuela como medio de pago también viola la ley”.

Para Maza Zavala, las monedas comunales representan un retroceso al siglo XIX, cuando los peones de las haciendas venezolanas recibían su pago en fichas que sólo eran válidas en las bodegas de sus patrones.

Ronald Balza, profesor e investigador de la Universidad Central de Venezuela, considera que, con esta ley, Chávez pretende imponer algunos aspectos del proyecto de reforma constitucional vetado en el referendo de diciembre de 2007, que establecía la creación de “ciudades comunales” socialistas.

“La propuesta de reforma constitucional era crear células geohumanas: ya no de grupos de personas sobre un territorio, sino ciudadanos amarrados a ese territorio. Si a la comuna se le asignan unas tareas de producción y hay monedas que sólo se pueden utilizar dentro de la comuna, el sistema se cae si alguien se sale de la comuna”, agrega el investigador universitario. “Es una manera”, prosigue, “de controlar los precios y de obligar a las personas a realizar sus transacciones en el lugar en el que vive, sin posibilidad de salir de allí”, concluye Ronal Balza.

Otros economistas plantean que las monedas comunales pueden incidir en el crecimiento de la inflación. El principal problema radica en que puede darse el caso de que aumenten los medios de pago pero no la oferta de bienes.

En la actualidad, el índice inflacionario de Venezuela es el más alto de América Latina: 19,4% acumulada en lo que va de 2008, y 34,5% interanual, en el periodo que va de agosto de 2007 a agosto de 2008.

Lenguaje del intercambio comunal

La Ley para el Fomento y Desarrollo de la Economía Popular, además de un nuevo sistema de producción del Gobierno de Venezuela, establece un nuevo lenguaje para definir el intercambio comunal.

Estos son los términos que, según el artículo 5 de la ley, deberán manejar las comunidades que quieran incorporarse al modelo y poder, así, disponer de su propia moneda.

» Modelo socioproductivo comunitario: sistema de producción, transformación, distribución e intercambio socialmente justo de saberes, bienes y servicios de las distintas formas organizativas surgidas en la comunidad.

» Trabajo colectivo: actividad organizada y desarrollada por los miembros de las distintas formas organizativas, basada en relaciones de producción no alienada, propia y auténtica.

» Brigadas de producción, distribución y consumo: grupo de personas que desarrollan una actividad y que apoyan recíprocamente a otros semejantes, garantizando el equilibrio justo de las actividades socioproductivas para el desarrollo y fomento de la economía popular.

» Prosumidores: se refiere a las personas que producen, distribuyen y consumen bienes o servicios y participan voluntariamente en los sistemas alternativos de intercambio solidario, con espíritu social, para satisfacer sus necesidades y las de otras personas de la comunidad.

» Trueque comunitario directo: es la modalidad de intercambio directo de saberes, bienes y servicios con valores mutuamente equivalentes, sin necesidad de un sistema de compensación o mediación.

» Trueque comunitario indirecto: es la modalidad de intercambio directo de saberes, bienes y servicios con valores distintos que no son mutuamente equivalentes. Requieren de un sistema de compensación o de mediación, a fin de establecer de manera explícita relaciones equivalentes entre dichos valores diferentes.

» Mercados de trueque comunitario: son espacios locales destinados periódicamente al intercambio justo y solidario de saberes, bienes y servicios.

Fuente: “El País” (España), 12 sept 2009

Sistema de trueque se inició en Quíbor, Venezuela

El sistema de trueque como forma de pago comenzó en Quíbor tras una asamblea en la que participaron delegados de los municipios Iribarren, Jiménez, Morán y Andrés Eloy Blanco.

La Alcaldía del municipio Iribarren emitió un comunicado de prensa para explicar que el proyecto denominado Saquito Larense tiene como finalidad promover el intercambio comercial sin recurrir al dinero de uso oficial.

La iniciativa es coordinada por el politólogo Gerardo González, director de la Oficina Técnica de Estadística y Cooperación Internacional de la Alcaldía de Iribarren, y Ciro Aldana, vocero operativo del sistema de trueque promovido en todo el país por el Ministerio de las Comunas.

Gerardo González explicó que en Lara se espera que el resto de los municipios participen en este proceso, tomando las experiencias de Yaracuy y otros estados donde desde hace algún tiempo se aplica.

En el sistema de trueque participan los consejos comunales y otras organizaciones sociales mediante las cuales se trata de integrar a las empresas socialistas creadas por disposición presidencial, informó González.

Ciro Aldana destacó: “Esta propuesta se trata de una nueva economía solidaria en la cual no tiene cabida el capitalismo mediante la utilización comercial del dinero tradicional, sino que se intercambian solidariamente productos por una moneda comunal. Por esta razón, en Lara se busca que el sistema pueda crecer y consolidarse desde adentro hacia afuera y que sus beneficios lleguen a todos los sectores de la entidad mediante la figura de facilitadores”, aclaró.

Fuente: EconomiaSolidaria.org, 19/06/2009

Banco Central de Venezuela realiza encuentro sobre los sistemas alternativos de intercambio solidario, trueque y monedas comunales

El Banco Central de Venezuela sirvió de facilitador de un encuentro sobre los sistemas alternativos de intercambio solidario, trueque y monedas comunales, para conocer las experiencias que se han venido desarrollando en el país al respecto.

Luego del seguimiento y la investigación que a nivel teórico y conceptual ha venido realizando el BCV sobre el uso de la moneda comunal en distintos países y en el caso particular de Venezuela, el emisor participó en una reunión con representantes del Ministerio del Poder Popular para la Economía Comunal, el Instituto Nacional para el Desarrollo de la Pequeña y Mediana Industria y representantes de los sistemas alternativos de intercambio solidario existentes en el país.

La mesa redonda se llevó cabo en el Centro Cultural Salvador de la Plaza y fue presidida por José Félix Rivas, Director del BCV, quien destacó que el instituto emisor tiene un rol en la promoción y fortalecimiento de este tipo de iniciativas que han surgido ante la nueva institucionalidad vigente en el país desde hace diez años y que forman parte de una nueva estrategia de desarrollo, y en el caso específico de la llamada economía solidaria, donde lo social y humano se imponen a lo mercantil. Además de las atribuciones que le confiere el marco legal en lo que respecta a la regulación de la moneda comunal dentro del ámbito de su competencia, el BCV puede contribuir a la investigación y defensa de estas experiencias, incluyendo la ampliación, sistematización y mejoramiento las estadísticas disponibles sobre el sector.

“El caso de la moneda comunal es una forma inédita como mecanismo de intercambio, en un modelo que está basado en principios de solidaridad y cooperación, donde predominan las necesidades de la gente por encima de las del mercado. No se impone la lógica del valor de cambio sino la del valor de uso”, dijo Rivas Alvarado. En este sentido, recordó que la experiencia se ha venido cumpliendo a nivel nacional desde hace varios años, donde el emisor apoyó en la conceptualización de la Ley sobre esta materia, que permite la complementación entre monedas locales y la moneda nacional y demuestra que es posible que puedan coexistir en una relación de sinergia, que permita apoyar un modelo de desarrollo donde los valores humanitarios se impongan sobre los comerciales.

Por su parte, Francis Rodríguez, coordinadora general de la Oficina de Organizaciones Socio productivas Comunitarias del Ministerio del Poder Popular para la Economía Comunal, explicó que esta idea se materializa en base al artículo 30 de la Ley para el Fomento y Desarrollo de la Economía Popular. “Nos corresponde hacer el seguimiento y control de las nuevas formas de organización socio productivas que establece la Ley y entre ellas los grupos de intercambio o de trueque. Hemos ayudado a facilitar, fortalecer y fomentar este tipo de organizaciones a través de talleres y dinámicas de grupo, para que trabajen en colectivo y mejoren y diversifiquen sus espacios de intercambio”.

Rodríguez hizo un llamado a las comunidades del país a organizarse en este tipo de iniciativas que surgen como una alternativa para cubrir las necesidades humanas de bienes, productos y saberes, vistas de una manera diferente para su satisfacción. Los interesados deben acudir a Inapymi que es el organismo de ejecución con que cuenta el Ministerio.

Verónica Cayvet, gerente general de financiamiento y preinversión de Instituto Nacional para el Desarrollo de la Pequeña y Mediana Industria, participante en la Mesa Redonda, recordó que esta experiencia existe en otros países del mundo y respetando las particularidades de cada una, al Presidente de la República Bolivariana de Venezuela, Comandante Hugo Chávez Frías se le ocurrió invitar a la población a adentrarse en este tipo de experiencia.

“Inicialmente fue Inapymi quien asumió el primer abordaje a las comunidades para tratar de llevarles este conocimiento, iniciativa a la que se han sumado otras instituciones del Estado. Los prosumidores y prosumidoras, como se denominan a los productores y consumidores, van adaptando las características propias de cada comunidad a la iniciativa, con el respeto genuino a las ideas y aportes de cada localidad. De allí que cada día son más las localidades que se suman a esta iniciativa. El pueblo venezolano siempre ha sido solidario con un gran sentido progresista. De allí que este es un espacio idóneo y una experiencia interesante donde todos los venezolanos que deseen participar pueden poner de manifiesto sus cualidades. Se busca que los que ya existen se sigan consolidando y se sumen nuevos prosumidores y prosumidoras a esta iniciativa. Se busca que el éxito de esta política sirva para incorporar cada vez más espacios.”

La representante de Inapymi aplaudió la iniciativa del Banco Central por este intercambio de experiencias.

En la mesa redonda participaron además los representantes de las monedas comunales Turimiquire (subregión Anzoátegui, Monagas y Sucre), Socopó (Barinas), Zambo (Falcón), Tamunangue (Lara), Cimarrón (Miranda), Guaiquerí (Nueva Esparta), Paria (Sucre), Momio (Trujillo), Lionza (Yaracuy) y Relámpago (Zulia), quienes coincidieron en que la experiencia ha sido maravillosa, ha permitido integrar a las comunidades; participan con alegría los productores, productoras, artesanos y cultores y se da un sistema de intercambio de relaciones humanas, solidaridad y saberes, lo que les permite mantenerlos organizados y fortalecer sus proyectos, que enriquecen a todos los que participan en esta actividad y, en fin, es un medio para favorecer las necesidades de la población y no para acumular ganancias.

En el marco de este evento, el instituto emisor ofreció a los invitados una visita guiada por la exposición “Bolívar Fuerte: Arte e Industria”, que estará abierta al público hasta el 27 de febrero de 2009.

Fuente: Nota de Prensa del Banco Central de Venezuela, 16 de enero de 2009

Moneda Comunal como dinero

Por: Miguel Cortez

En el proceso de avance hacia el socialismo, además de los ajustes requeridos por el marco jurídico propiamente dicho, resalta la reforma de las normas que regulan la actividad económica con la finalidad de crear y sostener nuevas formas de organizaciones socioproductivas que surgen en el seno de las comunidades.

En el marco de la Ley Habilitante, la Ley para el Fomento y Desarrollo de la Economía Popular (LFDEP) publicada en la Gaceta Oficial de la República Bolivariana de Venezuela 5.890 el 31 de julio del presente año tiene por objeto instaurar las modalidades y formas asociativas que potenciarán el control y desenvolvimiento de las actividades de la economía popular y el establecimiento de un nuevo sistema de producción, transformación y distribución de saberes, bienes y servicios entre las comunidades organizadas en la búsqueda del desarrollo humano integral y sustentable.

Este modelo socioproductivo y sus formas de organización popular se sustentan en las relaciones de producción solidarias de la comunidad como herramientas impulsoras del desarrollo integral del país. En consecuencia, se fomentará la economía popular sobre la base de proyectos surgidos de las comunidades organizadas y del intercambio de saberes, bienes y servicios para la reinversión del excedente en la satisfacción de las necesidades sociales.

Una de los instrumentos básicos de este modelo socioproductivo lo constituye la Moneda Comunal (MC) la cual permitirá y facilitará el intercambio de saberes, bienes y servicios en los espacios del Sistema de Intercambio Solidario (SIS).

Esta moneda se regulará por las normas impartidas por el BCV y su valor se determinará por la equivalencia con la moneda de curso legal en el territorio nacional. Esto significa que en cada ámbito territorial donde funcione un Grupo de Intercambio Solidario (GIS) regirá una moneda particular, aceptada por sus integrantes como medio de intercambio entre ellos.

La MC cumplirá con las funciones del dinero como instrumento general de cambios para lo cual solo requiere la aceptación de los participantes en el GIS. Los miembros del GIS podrán intercambiar su producción por la MC y utilizarla para intercambios futuros.

La MC permite la especialización de cada productor-consumidor y elimina el uso de la moneda de circulación legal; reduciendo los costos asociados a toda transacción.

Por tanto, la MC servirá como portador de valor o propiedad del dinero de conservar el valor en el tiempo y en el espacio, basado en la confianza de que mantendrá el mismo valor o poder adquisitivo en el futuro.

De esta manera la MC funcionará como un instrumento de pagos diferidos, porque permitiría posponer el pago de una deuda u obligación adquirida en el presente. Como unidad de cuenta la MC actuará como un común denominador que expresa el valor de cada saber, bien o servicio permitiendo de éstos se equiparen entre sí, a través de la equivalencia de los precios en moneda de curso legal.

Se aspira que con la incorporación de la comunidad organizada al SIS la economía popular y nacional repunte de manera integral y solidaria. HASTA OTRO ENFOQUE.

cortezuno(arroba)gmail(punto)com

Fuente: Aporrea.org, 16/08/2008

http://www.aporrea.org/poderpopular/a62235.html

Crean La Lionza para mercado del trueque

“El Universal” 21.06.2007

En
Urachiche, Yaracuy, se realizó el Mercado Comunitario del Trueque en el
que campesinos, cooperativas y pequeños comerciantes intercambiaron
bienes, servicios y productos autóctonos.

El presidente del
Instituto Nacional de Desarrollo de la Pequeña y Mediana Industria
(Inapymi), Américo Mata, destacó que no se busca sustituir el valor de
la moneda. “La idea es que participe el pueblo, que se dé un
intercambio humanista, socialista. No se trata de eliminar el dinero”.

En
este sistema, los participantes ofrecen bienes y servicios y como
contraprestación reciben una moneda simbólica e intercambiable por
otros productos.

Mata explicó que es una alternativa al capitalismo y que este método tiene factibilidad a pequeñas escalas.

“La
Lionza” es la moneda comunitaria, cuyo nombre fue elegido por voluntad
popular a través de una asamblea del grupo del trueque, y se utiliza
como facilitador de intercambio, pues no es acumulativa y tiene
vigencia por tiempo determinado. María Arismendi, una de las
organizadoras de la actividad, explicó que “La Lionza” no es una moneda
comercial, “sólo se puede intercambiar en el mercado del trueque”.

El
comunicado de prensa de Inapyme señala que esta es una propuesta de una
nueva economía no condicionada por el dinero, caracterizada por ser
justa, que fomenta la cooperación en vez de la competencia.

Realizado Primer Mercado Comunitario del Trueque

Realizado 1er Mercado Comunitario del Trueque
“No se pretende eliminar el dinero”

(Caracas,
20 de junio de 2007) La comunidad de Urachiche, estado Yaracuy, sirvió
de escenario al Primer Mercado Comunitario del Trueque en el que
campesinos, cooperativas y pequeños comerciantes intercambiaron bienes,
servicios, saberes y productos autóctonos de la zona. En la actividad,
el Presidente del Instituto Nacional de Desarrollo de la Pequeña y
Mediana Industria (INAPYMI), Américo Mata, destacó que no se busca
sustituir el valor de la moneda, “La idea es que participe el pueblo,
en sus barrios, en sus localidades, que se de un intercambio humanista,
socialista. No se trata de eliminar el dinero”.En este sistema, los participantes ofrecen bienes y servicios, y como
contraprestación reciben una moneda simbólica e intercambiable por
otros productos. Mata explicó que es una alternativa al capitalismo,
que este método tiene factibilidad a pequeñas escalas. La importancia
es que a través de estas experiencias “participa el poder del pueblo
porque es una vía para la satisfacción de necesidades básicas, se
genera la circulación permanente de productos en una economía
incluyente y más humana”, aseguró.

“La Lionza” es la moneda comunitaria, cuyo nombre fue elegido por
voluntad popular a través de una asamblea del grupo del trueque, y se
utiliza como facilitador de intercambio, pues no es acumulativa y tiene
vigencia por tiempo determinado. María Arismendi, una de las
organizadoras de la actividad, explicó que “La Lionza” no es una moneda
comercial, “La Lionza sólo se puede intercambiar en el mercado del
trueque”. Ésta es una propuesta de una nueva economía no condicionada
por el dinero, caracterizada por ser justa, que fomenta la cooperación
en vez de la competencia.

José Palencia, caficultor del Caserío de Los Begotes, en Urachiche,
manifestó que el acercamiento cultural que ofrece esta forma de
comerciar es muy positivo. “Comunidades y pueblos se pueden conectar,
permite encontrarlas y no alejarlas como hace la moneda. Acerca a la
familia, a los grupos”, recalcó. Asimismo, explicó uno de los
propósitos del trueque: “esto es para dejar el individualismo, el
capitalismo. Aquí una cosa que yo necesite producir la puedo obtener
por otra, esa es la fortaleza”.

Este intercambio de bienes se efectuó en medio de un ambiente festivo,
musical y muy propio de la localidad de Urachiche. Los lugareños
pudieron presentar las expresiones artísticas más arraigadas de su
entorno, y la cultura también se hizo presente con el canje de
artesanías y alimentos típicos del lugar.

(Prensa Inapymi/L.Z.-R.A)

Hugo Chávez y el Socialismo del siglo XXI

El libro “Hugo Chávez y el Socialismo del siglo
XXI”, de Heinz Dieterich, explica con claridad el funcionamiento de la
economía de mercado capitalista y proporciona al lector las diferencias
cualitativas que tiene el nuevo sistema de producción socialista frente
al capitalismo actual.

Señala el autor que el gobierno del
Presidente Hugo Chávez puede introducir el socialismo económico del
siglo XXI aún en este año 2007 en Venezuela y en la economía mundial.
Agrega que para tal fin tendría que dar tres pasos concretos: a)
Establecer la contabilidad del valor en algunas empresas del estado y
en cooperativas; b) realizar los intercambios entre tales empresas y
cooperativas sobre el principio de equivalencia y c) iniciar procesos
de incidencia democrática participativa de los trabajadores a nivel
macroeconómico, mesoeconómico y microeconómico.

Heinz Dieterich
(Rotemburg, Alemania, 1943) es Doctor en Ciencias Sociales y Económicas
de la República Federal Alemana, analista político y miembro del
Sistema Nacional de Investigadores de México. Ha sido profesor en la
Universidad Autónoma Metropolitana de México y presidente del Foro por
la Emancipación e Identidad de América Latina. Es autor y coautor,
entre otros libros, de: La sociedad global; Nueva guía para la
investigación científica; Los vencedores; Noam Chomsky habla de América
Latina y México; Fin del capitalismo global. El nuevo proyecto
histórico; Las guerras del capital; Cuba y el socialismo del siglo XXI.

Aqui se puede descargar el texto (pdf):  “Heinz Dieterich – El Socialismo del Siglo XXI

El Socialismo del Siglo XXI, en Wikipedia

De Wikipedia, la enciclopedia libre

El Socialismo del siglo XXI es un concepto ideado por Heinz Dieterich Steffan, a partir de 1996[1], y muy difundido desde el 30 de enero de 2005, por el Presidente de Venezuela, Hugo Chávez en ese entonces desde el V Foro Social Mundial. En el marco de la revolución bolivariana, Chávez ha señalado que para llegar a este socialismo habrá una etapa de transición que denomina como Democracia Revolucionaria.

Hugo Chávez expresó “Hemos
asumido el compromiso de dirigir la Revolución Bolivariana hacia el
socialismo y contribuir a la senda del socialismo, un socialismo del
siglo XXI que se basa en la solidaridad, en la fraternidad, en el amor,
en la libertad y en la igualdad”
en un discurso a mediados de 2006. Además, este socialismo no está predefinido. Más bien, dijo Chávez “debemos transformar el modo de capital y avanzar hacia un nuevo socialismo que se debe construir cada día”[2].

A su juicio por las condiciones presentes en el actual mundo globalizado, esta transición será bastante prolongada. Dentro de este concepto sería definitivamente el socialismo el camino a seguir, contrario al neoliberalismo.

Dice el gobierno venezolano y sus partidarios que habrá que realizar
una transformación profunda de la estructura social, económica y
política, pero que no se puede pretender acelerar torpemente la
dinámica de los cambios estructurales. También se ha hecho un llamado a
generar la discusión sobre el tema, para abrir cauces a este sistema de
vida propuesto y en proceso de desarrollo en la región.

Estructura Ideológica

Dieterich, en su obra Socialismo del Siglo XXI se funda en la visión de Karl Marx sobre la dinámica social y la Lucha de clases, pero supera la dialéctica que funda el pensamiento marxista, influído por el filósofo Enrique Dussel y su Filosofía de La Liberación (de hecho menciona a Dussel al principio de la obra). Dieterich es partidario de la Democracia participativa y directa, con lo que se aparta de la teoría de la Dictadura del proletariado de Marx, asumiendo posturas que pudieran llegar a asemejarse al socialismo libertario.

Heinz Dieterich critica a Marx por no haber ideado un sistema económico viable para la sociedad comunista y por establecer un modelo estático y absoluto de la sociedad ideal. En cambio, dentro de lo que denomina Socialismo del Siglo XXI no existe una estructura absoluta y final sobre lo que debe ser una sociedad sin clases sociales Lo que separa determinantemente al marxismo del Socialismo del Siglo XXI es que este último no tiene como fin la instauración de un estado por sobre los ciudadanos.

Praxis Teórica

Al contrario del marxismo,
Dieterich no establece un modelo único y absoluto para lograr una
sociedad democráctica, participativa, socialista y sin clases sociales.
Más bien establece un marco metodológico para elaborar lo que denomina El Nuevo Proyecto Histórico (NPH) con la ayuda del Bloque Regional de Poder (BRP) que serían las sociedades o comunidades que apoyen al NPH de una determinada sociedad; que actualmente sería la Revolución bolivariana de Venezuela

Economía de Equivalencias

Dieterich en el Socialismo del Siglo XXI propone un modelo económico que no esté basado en el precio de mercado, fundamento de la Economía de mercado y del Capitalismo, fuente de las asimetrías sociales y de la sobre explotación de recursos naturales, según su punto de vista.

Propone lo que denomina una Economía de valores fundado en el valor del trabajo que implica un producto o servicio y no en las leyes de la oferta y la demanda. Este valor del trabajo
se mediría sencillamente por el tiempo de trabajo que demanda un
determinado producto o servicio; además de los valores agregados a
dicho trabajo, es decir, el tiempo de trabajo que se usó para producir
las herramientas o servicios que se emplean en el trabajo mismo, lo
cual a su vez lleva a un ciclo complejo de tiempos de trabajo sumados
recíprocamente. Para solucionar el problema práctico que implica la
teoría de la Economía de valores, propone usar la llamada Rosa de Peters
La aplicación de este tipo de economía, según el punto de vista de
Dieterich, pondría fin a la explotación del ser humano contra el ser
humano y quitaría poder e influencia a los grandes capitalistas, lo
cual produciría una verdadera democracia económica y social;
donde no se impondrían los intereses de las grandes empresas por sobre
el interés general de la sociedad, algo que sucede en todas las
democracias según Dieterich.

El proyecto de Economía de valores no está profusamente detallado en el Socialismo del Siglo XXI
ni considera el grado de complejidad de determinados trabajos, que
exigen especializaciones científicas, y cuyo tiempo de trabajo no puede
ser valorado de la misma manera que los trabajos no especializados.
Tampoco considera el valor físico de producción energética por sobre el consumo energético de un determinado trabajo (en inglés conocido como EROEI),
algo fundamental para el desarrollo social, tecnológico y humano de una
sociedad. Esto proyecta una economía de equivalencias donde es igual el
trabajo de un carbonero (por ejemplo) al de un científico nuclear o al
de un psiquiatra, lo cual ha originado una de las principales criticas
a este tipo de economías, ya que el incentivo para estudiar ciencias se
pierde y el desarrollo tecnológico y científico de la civilización se
estanca

Constante Reformulación

Heinz Dieterich Steffan, al final de su obra, llama a un debate abierto y constructivo para mejorar el proyecto del Socialismo del Siglo XXI, lo cual indica que dicha ideología sigue reformulándose.

Dieterich actualmente es el asesor principal del presidente venezolano Hugo Chávez[3], lo cual lo convierte en el principal ideólogo de la Revolución bolivariana y en el actor principal de dicha revolución.

Recientemente Dieterich ha expresado que la economía mixta es el medio para llegar al Socialismo del siglo XXI[4] Lo cual indica la versatilidad pragmática de dicho socialismo.

Hugo Chávez Y El Socialismo del Siglo XXI

Actualmente el gobierno de Hugo Chávez es el único que está implementando avanzadamente el Socialismo del Siglo XXI, también mandatarios como Rafael Correa de Ecuador y Evo Morales de Bolivia han manifestado que seguirán el rumbo de este tipo de socialismo.

La idea del socialismo del Siglo XXI ha ido tomando caracteres
tradicionalmente socialistas en los últimos años, especialmente en 2005 y 2006.
Chávez ha llegado a decir que previamente “llegaba a pensar (…) en un
capitalismo con rostro humano, o el capitalismo social, una tercera vía
entre socialismo y capitalismo. El paso de los años me convenció que
eso era imposible: un capitalismo humano es una contradicción en sí
mismo”.[5]

A comienzos de 2007, el presidente venezolano mostraba sus
referencias teóricas, frente a la cúspide eclesiástica de su país
expresó «Les recomiendo a los obispos que lean a Marx, a Lenin, que
vayan a buscar la Biblia para que vean el Socialismo en sus líneas, en
el viejo y nuevo testamento, en el sermón de la montaña.»[6]. En el mismo acto, Chávez afirmó compartir ideas trotskistas, como la revolución permanente.[7].

Críticas

Existen algunos críticos al Socialismo del Siglo XXI, generalmente provienen de sectores tanto de la derecha como de la izquierda. Algunos marxistas lo consideran un socialismo falaz[8][9] y la derecha estima que se basa en ideas caducas y perimidas[10].

Desde diversos sectores sociales e ideológicos allegados a la acción
y movimientos populares de base se alega que no es posible hablar
seriamente de un socialismo del siglo XXI si antes no se realiza una
crítica profunda del “socialismo real
que existió el pasado siglo en Rusia y el Este Europeo y así como de
otros modelos estadocéntricos, porque si no se establecen las causas de
su fracaso se pueden repetir los mismos y terminar en un nuevo fracaso
que convierta la situación en algo peor que el problema que se buscaba
solucionar[cita requerida].

Referencias

  1. Entrevista a Heinz Dieterich
  2. Los errores del estalinismo burocrático frente al Socialismo del Siglo XXI y “Socialismo Siglo XXI”.
  3. El intelectual alemán que asesora a Hugo Chávez
  4. “Si
    la propiedad del Estado fuese socialismo, ya con (el rey) Carlos V
    tendríamos socialismo en América Latina, porque cuando llega la Corona
    Española a América, toda la propiedad de la tierra, el subsuelo y lo
    que está arriba es patrimonio del rey, pero eso era feudalismo, no
    socialismo. La única vía posible es una economía mixta, que tendría
    tres sujetos, el Estado, la empresa privada y la propiedad social, como
    cooperativa”
    más en Heinz Dieterich: “Economía mixta es la vía al socialismo del siglo XXI”
  5. http://www.emancipacion.org/modules.php?name=News&file=article&sid=791 Socialismo a la venezolana, adiós a la tercera vía.
  6. Chávez instó a funcionarios de la Iglesia Católica venezolana a ocupar su lugar
  7. Transcripción del discurso presidencial del 8 de enero de 2007
  8. ¡Proletarios
    del mundo, uníos y alerta contra los que en nombre del socialismo
    quieren encausarlos tras los bloques latinoamericanos de poder, los
    genios del surplus mundial, los generales descífrotas, la revolución
    por etapas y subfases de coexistencia estratégica y los saltos
    cuánticos!
    (con generales descífrotas hace referencia a Hugo Chávez) más en Algunas consideraciones acerca de “El socialismo del siglo XXI” de Heinz Dieterich Steffan
  9. Los
    especuladores y acaparadores, los grandes capitales, la burguesía
    apéndice del imperio y parasitaria de los Estados nacionales han
    encontrado en el renegado Heinz Dieterich un gran aliado.
    Recientemente, 19/02/07 (días de carnaval), en una entrevista realizada
    por un periódico de circulación nacional, Ultimas Noticia, Dieterich
    disfraza su retorica con harapos difíciles, por el pueblo, de
    identificar. En ella, dice lo siguiente: “Estatizar la propiedad
    privada no lleva al socialismo”…”Si la propiedad del Estado fuese
    socialismo, ya con (el rey) Carlos V tendríamos socialismo en América
    Latina, porque cuando llega la Corona Española a América, toda la
    propiedad de la tierra, el subsuelo y lo que está arriba es patrimonio
    del rey, pero eso era feudalismo, no socialismo. La única vía posible
    es una economía mixta, que tendría tres sujetos, el Estado, la empresa
    privada y la propiedad social, como cooperativa”
    más en Dieterich, un Zar de la manipulación
  10. En
    síntesis: tiene escaso sentido tomarse demasiado en serio el Socialismo
    del siglo XXI en un plano teórico, aunque sí cabe medir con tino su
    función política. No aporta nada nuevo en el nivel de la teoría, y en
    tanto se entiende lo que sus promotores plantean, es claro que nos
    hallamos frente a un retroceso intelectual a los postulados de aquellos
    a quienes Marx llamaba “socialistas utópicos”, es decir, al retroceso
    hacia una concepción arcaica de sociedad, con intercambios económicos
    primitivos. No obstante, como ya sugerí, el Socialismo del siglo XXI
    renueva un mito que se niega a morir.
    más en Socialismo: fracaso y mito

Enlaces externos

Venezuela impulsa un nuevo modelo agrícola

inSurGente.org (23.04.2007)

El
nuevo concepto de producción agrícola comunal implica tierras,
maquinaria, mano de obra capacitada, créditos con bajos intereses y
pueblo organizado.A bordo de uno de los cuatro mil tractores de
tecnología iraní ensamblados en Venezuela, el jefe de Estado anunció
que ayer mismo comenzó la siembra del maíz en toda la nación. Chávez
insistió a los cooperativistas que tanto tierras como aperos de
labranza son de propiedad colectivaEn diálogo con los
productores agrícolas el mandatario insistió en la posibilidad de
desarrollar el trueque de productos de la tierra y la pesca entre
comunidades cercanas. “No todo puede ser dinero, recuerden que Judas
vendió a Cristo por 30 monedas”, les comentó.

Vamos
a batir récords en la cosecha de maíz, indicó desde el fundo Bella
Vista, cuyas tierras permanecían abandonadas un año tras.

Chávez insistió a los cooperativistas que tanto tierras como aperos de labranza son de propiedad colectiva.

Conoció
en el lugar de la construcción de una planta procesadora y
empaquetadora de maíz, como parte del programa industrial que con la
cooperación de Irán avanza en el país.

Dijo que en algunas zonas de Brasil y México (Chiapas) funciona un sistema de moneda local.
En
Venezuela estamos esperando por la ley para implantar uno similar, esa
moneda tendrá valor en un ámbito territorial determinado y por un
tiempo específico
, precisó el presidente.
Son ideas para evitar seguir dependiendo del capitalismo, tal como ha sucedido aquí a lo largo de 500 años, comentó.

En
el propio sitio Chávez conoció de la experiencia de un laboratorio
artesanal para el control biológico de las plagas, como medio de
sostener una práctica agrícola ecológica.

El ministro de
Agricultura y Tierras, Elías Jaua, informó al jefe de Estado que
trabajan en la creación de una red nacional con este tipo de
instalaciones.

Esto es el futuro, puntualizó el presidente de
Venezuela al conocer el pueblo comunal que se erige en ese fundo, donde
visitó una guardería del programa Simoncito (por Simón Bolívar)

Al propio tiempo dio orientaciones sobre mejoras ecológicas en el tratamiento a los árboles y el fomento de sistemas de riego.

Llama Chávez a reforzar la propiedad social sobre la tierra

El
presidente venezolano, Hugo Chávez, llamó ayer a reforzar la propiedad
social sobre la tierra para beneficio colectivo, durante la apertura
del pueblo comunal de Bella Vista en el estado Yaracuy.
En diálogo con campesinos del municipio Urachiche, durante el programa Aló Presidente,
Chávez dijo que es necesario incrementar la producción agrícola y
ganadera, a partir de las cooperativas creadas en grandes extensiones
de tierras recuperadas del abandono.
En el Fundo Zamorano
(cooperativa) de Bella Vista, el mandatario insistió además en el apoyo
a los campesinos con maquinarias e insumos energéticos, así como el
asesoramiento y la capacitación tanto para operar los equipos, como
para el mejor uso de la tierra.
Chávez destacó que las familias
afiliadas al Fundo reciben una casa en el poblado comunal construido,
aledaño a sus tierras, la cual al término de cinco años puede ser
comprada a precio subsidiado por el Estado.
Dicha localidad fue
dotada de servicios básicos para sus pobladores, como centro educativo,
módulo del médico de Barrio Adentro e instalaciones deportivas y
recreativas.
Insistió Chávez que el desarrollo de pueblos
comunales constituye un concepto integral para la explotación de las
tierras, que incluye la capacitación permanente de sus hombres y
mujeres, aplicación de tecnologías avanzadas y otorgamiento de créditos
con facilidades.
Alertó el presidente venezolano sobre la
necesaria explotación racional de esas tierras e intensificar la
siembra de árboles, que posibiliten un equilibrio ecológico, ahora más
cuando es preciso revertir el drástico cambio climático que sufre el
planeta.
Los campesinos de Bella Vista producen ya hortalizas,
frutas, maíz y frijol negro, entre otros rubros agrícolas, los cuales
se destinan a la red Mercal (mercados populares).
El ministro de
Agricultura y Tierras, Elías Jaua, señaló que la producción de maíz del
Fundo será procesada en el complejo agroindustrial de Urachiche para la
producción de harina precocida.
Con la presencia de Jaua, el
pasado 14 de abril comenzó en este Fundo la campaña nacional de siembra
de maíz, que prevé la producción de 2,5 millones de toneladas del
grano, un 15 por ciento mayor que la alcanzada en el año precedente.
El
presidente del Instituto Nacional de Tierras (INTI), Juan Carlos Loyo,
adelantó la creación de otros 12 pueblos comunales antes de que
finalice el año, que se sumarán a los ya existentes en los estados de
Yaracuy, Cojedes, Aragua, Apure y Barinas.