Dropis, la nuova moneta virtuale antispeculazione

di Matteo Muzio, Linkiesta – 01/07/2013

Intervista a Sebastiano Scrofina

I Dropis sono crediti di baratto. “Ne ricevo 20 per un lavoro e poi li spendo in un secondo momento”

L’euro ci ha rovinato, si dice spesso nei bar di tutta Italia. Gli economisti rispondono che indietro non si può tornare. Ma qualcuno ha pensato di aggirare l’ostacolo semplicemente creando una moneta alternativa, dal basso. Ma le prime monete alternative, parlando di quelle create in Italia, avevano il serio limite di essere territorialmente limitate. Così ad esempio è strutturato il Sardex, spendibile solo in Sardegna. «È proprio per uscire dalla dicotomia moneta universale scarsa e moneta abbondante che abbiamo creato Dropis», dice Sebastiano Scrofina, amministratore delegato e ideatore di Dropis, moneta virtuale del valore di un euro. Ma molto diversa. «Nostra ambizione è rimanere agganciati al valore del lavoro umano e ai beni materiali» spiega l’ad ospite del Wired Next Fest a Milano.

Quando nasce www.dropis.com e a quale domanda viene incontro?
Dropis nasce a metà del 2012 e vuole favorire lo scambio commerciale, il comprare e vendere, quando, soprattutto con la crisi, la liquidità tradizionale viene meno, ma il valore del capitale umano secondo noi no. Così abbiamo creato i Dropis, del valore di un euro, che altro non sono che crediti di baratto, ovvero ricevo 20 Dropis per un lavoro e poi li spendo in un secondo momento.

Fin qua sembra in tutto e per tutto simile a una moneta tradizionale. In cosa si distingue nettamente?
Innanzitutto non si può fare speculazione, dato che non si compra né si vende senza offrire qualcosa sulla rete. La seconda differenza sostanziale è che non ha senso accumularli, visto che non si possono mettere in banca. Insomma i Dropis non sono una moneta ma di fatto sono una forma avanzata di baratto.

Ma quindi esistono delle limitazioni strutturali per evitare accumuli e concentrazioni?
In realtà godiamo di un vantaggio ben spiegabile: essendo una moneta giovane non garantisce possibilità di guadagno per accumulo, non avendo le garanzie dell’euro. Però così se ne favorisce la circolazione. Ed è quello che vogliamo.

Quindi quali altri obiettivi vi ponete e a quali difficoltà pensate di andare incontro?
Pensiamo di aprire il nostro circuito anche ai piccoli imprenditori e alle partite Iva, vogliamo aprire per loro delle linee di credito in Dropis per farli uscire dall’angolo in cui sono finiti per gli effetti della crisi. Ovviamente queste linee di credito saranno coperte con la raccolta di beni reali.

Un’ultima domanda: cosa avete di diverso da altri sistemi di alternative currency?
Partiamo dalla più famosa: rispetto a Bitcoin siamo molto diversi per due motivi, il primo è che Bitcoin è una moneta scarsa, quantitativamente limitata. Il secondo è che il suo valore, essendo volatile, la rende molto adatta all’accumulo e alla speculazione e quindi siamo molto lontani dalla circolazione veloce di ricchezza che noi ci proponiamo di stimolare. Invece con altri sistemi italiani come lo Scec o il Sardex, il cui uso è limitato a singoli territori, noi siamo aperti a tutto il territorio nazionale. Insomma, vogliamo provare a creare una moneta sia abbondante che universale.