Incontro su moneta complementare a Fano

A Fano presso l’Emporio si è svolto un incontro, organizzato dall’Associazione Gerico e dall’Associazione Disoccupati, sul tema della moneta complementare.
La complessa tematica riguardante il sistema monetario in generale e la moneta complementare in particolare è stata illustrata dall’ Ing. Valentino De Santi, esperto della materia e ideatore di un software per la gestione di tale strumento e della indispensabile camera di compensazione ad esso collegata. De Santi è autore di un libro, sull’argomento trattato, che sarà pubblicato a breve scadenza.  L’evento è stato seguito da un folto pubblico che ha dato vita ad un articolato dibattito.

Convegno sulla moneta complementare regionale lombarda

SatelliteLa Regione Lombardia sta attivamente studiando la realizzazione di una  moneta complementare regionale lombarda, uno strumento istituzionale che dovrebbe venire incontro alle imprese del territorio lombardo paralizzate dal credit crunch.

In quest’ottica a Milano il 4 dicembre 2012 si è svolto il convegno “Nuove misure di supporto al capitale circolante –  Moneta complementare e financial supply chain: strumenti ed esperienze innovative a confronto” all’Auditorium del  Palazzo Lombardia, promosso dalla Regione Lombardia. Qui di seguito gli interventi del convegno.

Introduzione

Andrea Gibelli – Vicepresidente, Assessore all’Industria, Artigianato, Edilizia e Cooperazione di Regione Lombardia.

La moneta complementare come strumento di gestione del circolante

Prof. Massimo Amato – Università Bocconi

Esperienze a confronto: Sardex

Carlo Mancosu

Esperienze a confronto: Banca WIR

Yves Wellauer

Incontro di presentazione del progetto Orti Urbani

Titolo: Incontro di presentazione del progetto Orti Urbani
Luogo: Biblioteca autogestita Enzo e Gioconda, Largo Feruccio Mengaroni, Tor Bella Monaca
Descrizione:

Il primo incontro di presentazione del progetto Orti Urbani si terra’

Venerdi 22 giugno 2007, alle 21:00

alla Biblioteca autogestita Enzo e Gioconda

Largo Feruccio Mengaroni, Tor Bella Monaca

in occasione della cena di sottoscrizione per la Biblioteca Autogestita di TBM (vedi dopo)

Come arrivare:

* Mezzi pubblici: dalla Stazione Termini, tram Termini Laziali-Pantano: da capolinea a fermata Grotte Celoni

* Mezzi pubblici: da Largo Mengaroni, bus notturno 050: da capolinea a Stazione Termini

* Auto: sono disponibili quattro posti in auto, previo accordo in mailing list

Mailing list:

Chi è interessato a partecipare al progetto può iscriversi alla mailing list del Libero Ateneo della Decrescita di Roma

Cena di sottoscrizione per la Biblioteca Autogestita di Tor Bella Monaca

Salve a Ognuno,

la biblioteca autogestita di quel dì romano e brullo di Tor Bella Monaca,
il giorno 22 Giugno alle nove, venerdì

è lieta d’inivitare un numero di chicchessia lettori ad una goliardica cena sociale, a base di cibo succulento e bio ad opra di giovani cuoche educate all’arte della nonna, e vino fresco dei castelli col quale degustare succinte e invitanti prelibatezze..

il tutto con musica lieve e, speriamo, cara brezza estiva a rinfrancare prominenti panze piene.
Per chi volesse, è permesso schiarire l’ugola e leggere forte e chiaro brani di libri amati, per celebrare l’evento.

il tutto al socialissimo prezzo di 10euro

e per chi porta un libro in dono…8euro!!

per chi voglia far parte di di questo scenario bacchico
e sopratutto aiutarci a far nascere una biblioteca nel quartiere per ora provvisto solo dell’ idea di una biblioteca,

mandate una mail di cenaconferma a siblarval [chiocciola] gmail [punto] com !
l’indirizzo è:

Biblioteca autogestita Enzo e Gioconda (forse, ma questo nome e provvisorio)
Largo Feruccio Mengaroni, Tor Bella Monaca.
per chi volesse tirare fino a tardi senza dover dormire tra i libri,
notturno nm 050 termini-capolinea di fronte alla biblioteca.

vi aspettiamo per gozzovigliare !!

a presto.

i biblitici.

Ora inizio: 21:00
Data: 22/06/2007

La Libera Scuola delle Alternative

Per una Scuola delle Alternative: : cosa sono la “decrescita” e la “critica allo sviluppo”?
di Dalma Domeneghini – 06/05/2007

Introduzione

Il testo che segue contiene la sintesi della proposta del gruppo che ha promosso le prime tre edizioni estive della “Libera Scuola delle Alternative” (Parco dell’Aspromonte – RC 2004, Parco Isola Polvese – PG 2005, Agape – TO 2006) e che ha preparato anche la quarta edizione (Agape – TO 2007); il gruppo è composto da studiosi ed ‘animatori di reti’ che hanno deciso di approfondire la riflessione sul tema della “critica allo sviluppo” tramite una scuola estiva e specifiche ricerche e seminari, per cercare di rispondere a queste domande: cosa sono la “decrescita” e la “critica allo sviluppo”?

Diciamo subito che decrescita è il termine con cui sempre più spesso si indica la posizione critica, forse la più netta, ad un sistema economico dominante la cui caratteristica fondamentale è quella di fondarsi su una crescita continua dei consumi e delle merci messe a disposizione sul mercato. Il termine che abitualmente si usa per alludere a questo aspetto è “sviluppo”, che, pertanto, può essere ampiamente considerato ai fini del ragionamento (anche se non tutti sono d’accordo) un sinonimo di crescita quantitativa illimitata.

È dalla fine della seconda guerra mondiale che l’imperativo di tutte le economie – sia capitalistiche che socialiste – è stato lo sviluppo. Dal mondo industrializzato il modello è stato esportato nei paesi del cosiddetto Terzo mondo, definiti da quel momento “sottosviluppati”, divenendo, con la globalizzazione, un obiettivo planetario. Il concetto ci è talmente familiare che non ci chiediamo più cosa significhi veramente.

Ma, già a partire dagli anni ’70 del Novecento questo modello è stato sottoposto a critiche sempre più severe. Negli ultimi anni, una serie di fenomeni quali i danni alla biosfera (in particolare i mutamenti climatici), l’esaurimento progressivo delle materie prime strategiche, il fallimento dei progetti di sviluppo nel sud del mondo supportati dalla “cooperazione internazionale”, gli effetti contraddittori della globalizzazione, hanno dato sempre più argomenti a coloro che criticano lo sviluppo. La proposta della decrescita appare la più eretica in quanto i suoi sostenitori sostengono l’urgenza, pena la catastrofe ecologica e sociale, di una decrescita volontaria, consapevole e selettiva delle produzioni e dei consumi, per scendere dalle spalle del Sud povero del mondo, ridurre la dipendenza dall’importazione di materie prime e lasciare qualche speranza alle generazioni future.

La critica allo sviluppo (e quindi a maggior ragione alla decrescita) nasce quindi dalla registrazione dei danni sempre più gravi che il modello economico dominante provoca sul piano sociale (aumento della povertà e della disuguaglianza), e dell’ambiente (grave alterazione degli equilibri ecologici) e quindi dalla sua stessa crisi come modello di riferimento ‘planetario’.

È ovvio che mettere in discussione il sistema economico dominante, un sistema che ha permesso (e permette tuttora) anche se solo a una parte molto limitata della popolazione mondiale, un livello di vista sicuramente agiato, susciti il rifiuto non solo dalle élite dominanti (economisti, imprenditori, politici ecc.), ma anche da chiunque senta minacciato il tenore di vita di cui gode.

La critica allo sviluppo significa in sostanza critica del modello socio-economico industriale e capitalistico? Si, certamente, ma in verità entra nel merito anche di quel modello socio-economico e politico che per quasi tutto il Novecento è sembrato, agli occhi di molti, essere la sua alternativa: il socialismo. In verità la parola socialismo indica cose molto diverse, ma qui non è possibile fare i necessari distinguo. Diciamo quindi solamente che, se il nocciolo del progetto socialista era costituito dall’abolizione della proprietà privata dei mezzi di produzione e dalla sua sostituzione con la direzione dello Stato, come è accaduto nella scomparsa Unione Sovietica, questo modello non è stato meno ‘sviluppista’ di quello capitalista. Anzi, le terrificanti condizioni ecologiche dell’Europa dell’Est dimostrano che lì lo sviluppo industriale è stato ancora più pesante. In qualunque caso quel modello, là dove era stato costruito, è entrato in crisi e quindi oggi non costituisce più un alternativa reale. Esso è stato giudicato da molti nient’altro che un capitalismo di Stato che ha condiviso con il capitalismo occidentale gli stessi obiettivi e le stesse modalità di sfruttamento dell’uomo e della natura.

I critici dello sviluppo, già a partire dagli anni ’60, hanno messo in discussione quindi l’aspetto più profondo della società industriale e hanno cioè affermato che questa non può essere estesa a tutta l’umanità: è oramai evidente che il pianeta non potrà mai sostenere una popolazione planetaria (anch’essa in crescita.), in cui tutti vivono secondo il nostro stile di vita e quindi quello che probabilmente accadrà, sino al collasso ambientale che si prospetta sempre più prossimo, sia un fenomeno cui già assistiamo che vede aumentare la pressione sul pianeta da parte di pochi privilegiati e la sottrazione di risorse e la conseguente sempre maggiore esclusione, fino all’indigenza assoluta, del resto dell’umanità.

Il livello di vita della società dei consumi di massa, così come si è affermato nel Nord America e in Europa (e a cui già si affacciano Cina e India) non può essere sostenuto dal pianeta: calcolando l’impatto dei nostri consumi sulla natura (rifiuti e utilizzo delle risorse, la cosiddetta “impronta ecologica”) e estendendo il nostro stile di vita per ogni abitante del mondo, otterremmo che sarebbero necessari cinque pianeti Terra per soddisfare tutte le nuove necessità.

La critica allo sviluppo si articola però in diverse posizioni. Accanto a quella della decrescita che ci ha attratto per la sua radicalità e per la crescente diffusione che sta conoscendo, va registrata un’altra prospettiva che cerca di salvare il concetto di sviluppo mostrando che esso può essere corretto in modo che sia “sostenibile” o “durevole”. Questi due aggettivi sono diventati molto frequenti, specie il primo, nei documenti di molte agenzie internazionali tra cui l’ONU. L’aspetto essenziale del concetto di “sviluppo sostenibile” consiste nella fiducia di potere ricomporre le ragioni dell’economia e della natura. Questa formula racchiude una certa consapevolezza della necessità di un limite alla crescita, ma conserva il primo posto allo sviluppo o forse sarebbe meglio dire, senza tanti infingimenti, alla crescita.

In ultima analisi per saperne di più e per raccordare le risorse intellettuali e le pratiche che in Italia fanno riferimento alla ‘critica dello sviluppo’ abbiamo deciso di redarre una proposta di manifesto con cui rendere visibili e raccogliere in un’ottica di rete le realtà che si muovono sul tema della “critica dello sviluppo”, a partire da una proposta concreta, sul terreno specifico della formazione alle alternative alla “crescita senza fine” (sul terreno economico, sociale, culturale, ecc.).

Il progetto si propone di collegarsi in primo luogo a quanto già esiste, per verificare insieme livelli più ampi di confronto e di pratiche condivise.

*Il manifesto della scuola*

Il progetto di una “Libera Scuola delle Alternative” nasce dalla constatazione che il modello di sviluppo dominante produce anche e sempre più distruzione, degradazione e morte verso il vivente e i viventi.

I tentativi di imbrigliarlo e ‘riportarlo a ragione’ appaiono sostanzialmente falliti: mai come oggi assistiamo al suo devastante trionfo senza regole, favorito dalle organizzazioni economiche e finanziarie internazionali e dalle politiche liberiste dei governi nazionali.

Mai come oggi, però, leggiamo anche i segnali di una sua crisi profonda, di una inadeguatezza strutturale, di un’esposizione palese dei limiti intrinseci alla sua stessa espansione.

La parola ‘decrescita’ nasce da qui: dalla consapevolezza che sia necessario cambiare immaginari, premesse, prospettive di visione e di orientamento, metodologie.

Se le nostre società sono quindi chiamate a cambiamenti così profondi risulta urgente e necessario l’avvio di un intenso processo (auto)formativo che le faciliti in questo impegnativo e complesso percorso di trasformazione.

I processi di apprendimento, a questo livello, infatti, possono essere anche dolorosi, faticosi, frustranti, perché presuppongono una messa in discussione radicale delle nostre abitudini di pensiero e di azione. Per potersi ‘mettere in gioco’ in una ricerca comune così inedita, è importante essere accompagnati in questa ‘sfida’ da sostegni adeguati e da una buona dose di curiosità e creatività.

Ecco perché i metodi di studio e di apprendimento della scuola che proponiamo dovranno tendere, per coerenza, a favorire la presa di coscienza e la partecipazione, il coinvolgimento attivo di ciascuno e di tutti, la co-costruzione di sensi e significati, l’espressività nei suoi vari codici e linguaggi, una forte integrazione tra mente e corpo, teorie e pratiche, discipline e saperi.

Essi dovranno rappresentare un’alta ed evoluta mediazione del conflitto tra efficacia funzionale (mirata a contenuti e compiti) e sensibilità estetica (centrata su relazioni e contesti), mediazione oggi ancora estremizzata a tutto vantaggio dell’efficacia.

Il mercato cerca di impadronirsi di ogni conoscenza, anche ‘altra’; le istituzioni che dovrebbero occuparsi di ricerca sono disabituate a ‘leggere/ascoltare’ il territorio e i processi di apprendimento degli attori che vi intervengono; i movimenti sociali e tutti i soggetti che sviluppano esperienze alternative rischiano di non avere orizzonti comuni di riferimento ‘teorico’: la natura relazionale e cooperativa della produzione del sapere fatica ad emergere.

Proponiamo quindi una scuola in grado di leggere i bisogni dei territori, per favorirne i processi di autosviluppo sostenibile; di decostruire i quadri di riferimento tradizionali per cercare di impedire che il sistema dominante inglobi il significato di ogni pensiero ed azione sociale e ‘solidale’; di puntare sugli apprendimenti cooperativi, reticolari, tra pari per mostrare in concreto come si costruiscono le relazioni collaborative di rete; di basarsi sulla condivisone della conoscenza, considerandola ‘bene comune’, per contrastare i processi di privatizzazione e di criminalizzazione delle conoscenze sociali; di praticare percorsi non solo analitici, ma che sviluppino la capacità dei partecipanti di reinterpretare la propria soggettività.

Una scuola davvero alternativa, quindi, non solo per i temi, ma anche per i suoi metodi.

Ithaca Hours, Paul Glover a Villasanta

Intervento di Paul Glover, fondatore della moneta locale americana Ithaca Hours, durante l’ incontro “Monete complementari per l’economia solidale” tenutosi a Villasanta (Mi) il 10.05.2006. Presentazione di Sergio Venezia del DES Brianza e coordinamento di Andrea Di Stefano della rivista “Valori” (Banca Etica). Incontro organizzato da Marco Giustini di Socialforge e dal Distretto di Economia Solidale della Brianza. Il documentario contiene anche una puntata di RAI “Report” del 1998 su Ithaca Hours.

Convegno “Cultura, globalizzazione e monete locali”

Il 30 marzo 2006 dalle ore 9:00 al Palazzo Valentini, Sala Di Liegro – Via IV novembre 119/A Roma si terrà il convegno “Cultura, globalizzazione e monete locali – La valorizzazione della cultura tramite l’adozione di monete complementari locali”

Nella morsa tra globalizzazione e crisi economica, le peculiarità culturali, che costituiscono la base dell’identità di un popolo, tendono a scomparire invece che ad evolvere. L’introduzione di monete complementari locali, può invertire questa tendenza, rivitalizzando l’artigianato, la piccola impresa ed il commercio locali. Allo stesso tempo, una moneta complementare è uno strumento per integrare la liquidità nelle aree in cui è carente per la forza della moneta nazionale, contribuendo al benessere della popolazione e allo sviluppo delle forze produttive.

Partecipanti:

9.00 Apertura Lavori

9.30 Saluto dell’On. Antonio Rosati, Assessore al Bilancio della Provincia di Roma

9.45 Introduzione dell’On. Maurizio Mariani, Presidente della Commissione Bilancio del Comune di Roma

10.00 Relazioni:
1) La società del debito e la società globale. La cultura come ricchezza e la logica delle monete complementari
Relatore Avv. De Simone Domenico

10.30
2) La trappola delle liquidità e le soluzioni allo studio: La proposta giapponese al BIS
Relatore Dott. Filippo Pretolani

11.00
3) L’Esperienza delle monete complementari in Germania
Relatore Prof. Magrit Kennedy

11.30
4) L’Esperienza dell’Eco Aspromonte come strumento di valorizzazione della cultura locale.
Relatore Prof. Antonio Perna (ex Presidente Parco Nazionale Aspromonte)

12.00
Tavola Rotonda:
Rappresentanti ANCI, UPI, UNCI, ABI, Regioni con i relatori

13.30
Conclusione dei lavori

Il convegno è stato organizzato da European Consumers, promosso da ALTRAMONETA, con il contributo della Provincia di Roma

 

Presentazione
di Domenico De Simone

CULTURA, GLOBALIZZAZIONE E MONETE LOCALI
la valorizzazione della cultura tramite l’adozione di monete complementari locali.

Introduzione
La globalizzazione dell’economia, sta inducendo in tutto il mondo fenomeni di omologazione di molti aspetti della vita sociale che mortificano le culture locali e generano reazioni protezionistiche a loro difesa. Ne derivano conflitti e tensioni che inaspriscono la convivenza esasperando la competizione tra culture di diversa origine. Le monete complementari locali possono essere uno degli strumenti utili per superare questi conflitti, poiché favoriscono una circolazione locale delle merci prodotte che non è in conflitto con la circolazione globale delle merci e dei servizi. In particolare esse possono avere effetti positivi per la valorizzazione in concreto dell’artigianato, della piccola impresa nonché delle piccole attività commerciali.
Sono migliaia nel mondo le monete complementari locali, dall’oramai storica Ithaca hours creata a New York da Paul Glover e giunta al quindicesimo anno di esperienza, fino alle monete complementari tedesche che ormai sono oltre sessanta, riunite nella rete Regiogeld, cui appartengono, tra le altre, il Chiemgauer che è stata la prima ed è la più nota nel mondo, e il Berlin, recentemente adottato nella Regione di Berlino Brandemburgo e inaugurato dal Presidente del Bundestag, il socialdemocratico Wolfgang Thierse (http://www.berliner-regional.de/).

 

Temi del convegno
L’obiettivo delle monete complementari non è quello di sostituirsi alla monete nazionali, ma piuttosto di aumentare la liquidità e la velocità di circolazione nelle aree in cui questa è limitata per particolari contingenze locali e dalla forza della moneta nazionale. Soprattutto nelle aree in cui circolano monete particolarmente appetite dai mercati finanziari, il rischio di carenza di liquidità sufficiente è particolarmente elevato.
L’effetto delle monete complementari locali è quello di integrarsi alle monete nazionali, compensando con la circolazione locale la mancanza di liquidità e favorendo la crescita dell’economia locale. Queste monete, infatti, sono per lo più adottate per stimolare il commercio e l’artigianato locale, sia perché di fatto sono spendibili solo sul posto, sia perché il loro funzionamento garantisce uno “sconto” sui prezzi e quindi un vantaggio per i consumatori.

Il Demurrage
La maggior parte delle monete complementari sono acquistabili in moneta nazionale, ma sono gravate da un “demurrage” che ne riduce con il tempo il valore nominale. Allo stesso tempo, però, l’acquisto della moneta è favorito da uno sconto che di fatto si traduce in un vantaggio nell’acquisto dei prodotti locali. L’effetto è che queste monete non sono utilizzabili per il risparmio, a causa del demurrage sul valore nominale e quindi circolano molto velocemente, compensando così la mancanza di liquidità. Per il consumatore il vantaggio è dato dallo sconto che ottiene sull’acquisto dei prodotti, e per il commerciante si tratta in pratica di fare uno sconto sulle vendite pari al demurrage, nel caso in cui intenda cambiare subito la moneta e recuperare valuta nazionale. Nel caso in cui, invece, intenda spendere la moneta complementare effettuando acquisti all’interno del circuito, l’operatore non subirà alcuna decurtazione.
Il meccanismo del demurrage garantisce contro i rischi di inflazione, poiché perdendo valore con il tempo la moneta tende a scomparire dalla circolazione, lasciando gli effetti benefici indotti dalla sua emissione. Inoltre, le monete complementari locali non creano debito come le monete nazionali, poiché sono sostenute o dal cambio con la moneta locale o dalla solidarietà nella comunità che le accetta se emesse per scopi sociali, oppure, infine, dagli effetti degli investimenti che esse generano.

Le esperienze in Giappone e in Germania
L’esperienza fatta in Giappone e in Germania, ha dimostrato che l’effetto principale di queste monete è di stimolare le risorse lavorative e produttive sottoutilizzate, nonché di creare solidarietà nell’ambiente in cui circolano tra cittadini ed operatori locali. L’uso prevalente è di finanziare attraverso i proventi di esse opere di pubblica utilità e anche di effettuare finanziamenti senza interesse ad attività artigianali o di piccola impresa.
La loro emissione può essere utilizzata per incrementare i servizi pubblici, coinvolgendo la popolazione locale che potrà determinare limiti e destinazione delle somme emesse, poiché di fatto, in tal caso l’emissione si risolve in una sorta di imposta sulla moneta in circolazione che finisce per gravare sulla cittadinanza. Un altro effetto indotto dall’introduzione delle monete complementari locali è quello di favorire la partecipazione democratica della popolazione alle decisioni sull’economia locale.
La circolazione delle monete complementari è perfettamente legale sia se adottate nell’ambito di un’associazione o un consorzio di accettazione, sia se emesse a diverso titolo dalla comunità locale.

 

Obiettivo del Convegno
Il Convegno vuole mostrare la fattibilità delle monete complementari e descrivere i loro effetti nelle comunità che le hanno adottate. L’obiettivo è di creare le premesse per l’introduzione a Roma e in Provincia di esperienze di moneta complementare, sul modello di quelle tedesche e cercando eventuali nuove soluzioni adatte al particolare tessuto economico produttivo esistente nell’area.

 

Svolgimento del Convegno
L’articolazione del Convegno prevede una introduzione dell’avv. De Simone, autore del libro “Un’altra moneta” sulla società del debito nata dopo l’abrogazione degli accordi di Bretton Woods, e sulla ricchezza indotta dalla valorizzazione della cultura.
Poi una relazione del dott. Pretolani del Centro Studi di Unicredito, sulle ricerche avviate e sul dibattito che ne è seguito, sulle monete a demurrage da parte dei principali istituti monetari del mondo, dalla BOJ alla BCE, al fine di trovare un rimedio efficace alla “trappola della liquidità”.
Il terzo intervento del prof Antonio Perna sarà incentrato sull’esperienza dell’Eco Aspromonte, la prima moneta complementare italiana, da egli promossa nel Parco Nazionale dell’Aspromonte di cui è stato Presidente sino a pochi mesi fa.

L’ultimo intervento sarà effettuato dalla prof. Margrit Kennedy, coordinatrice della rete regionale tedesca e autrice insieme con Bernard Lietaer, del libro Regionalwährungen sulle monete complementari, che illustrerà l’esperienza tedesca.
Seguirà una tavola rotonda cui saranno invitati a partecipare rappresentanti delle Associazioni dei Comuni e delle Province, dei commercianti e delle imprese nonché del mondo bancario.
In particolare, sarà illustrata la proposta di emettere una moneta locale sostenuta dalla produzione di energia da fonti rinnovabili, finanziando in parte con monete locali piccoli impianti di produzione di energia, e allo stesso tempo rivitalizzando le forze produttive sottoutilizzate del luogo. In questo caso, la moneta locale rappresenta la copertura finanziaria di parte del project financing necessario per gli investimenti, e può determinare una congrua riduzione dei costi ed un beneficio sostanziale per la popolazione locale sotto forma di riduzione del prezzo dell’energia.
Sarà infine, proposta la costituzione di un gruppo di studio per verificare le condizioni di fattibilità di una moneta complementare locale a Roma e indicare le aree e le attività che meglio possano sperimentare con successo una tale iniziativa.