Ore Uomo e Distribuzione. Reddito in unità di energia (a pag 45). Testo di M. King Hubbert, 1940
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FAZ, Financially Autonomous Zone
Cosa è la F.A.Z.
di Domenico De Simone
La FAZ, acronimo di Financially Autonomous Zone, Zona Finanziaria Autonoma, è una struttura reale e virtuale per costruire una economia alternativa basata sui valori umani anzichè sull’accumulazione del capitale. La FAZ si fonda sull’abolizione dell’economia come gestione della scarsità e si articola attraverso tre strumenti, il Denaro a tasso negativo, il Credito di esistenza ed il Credito di finanziamento.
Abbondanza e scarsità. Il presupposto teorico della FAZ è dato dalla considerazione che le risorse sono sempre sufficienti e .che l’economia della scarsità è frutto di una situazione contingente determinata da ragioni politiche o sociali. Questo assunto è, a sua volta il fondamento dell’economia dell’abbondanza, e si basa sulla dimostrazione che la ricchezza consiste nella organizzazione di flussi di informazione che generano opportunità e che questa organizzazione dipende dalla creatività e dal livello culturale di una società .data
La dimostrazione è stata fornita da Frank Tipler e si basa su queste considerazioni: Osserviamo, inizialmente, che il capitale di una impresa, secondo Hayek è dato dai flussi di reddito generati dall’organizzazione aziendale. “Il dato usualmente detto “riserva di capitale”, si può quindi descrivere in maniera adeguata soltanto in termini della totalità di tutti i flussi di reddito tra i quali l’esistenza di un certo capitale azionario di risorse non permanenti (insieme all’andamento previsto delle entrate) ci consente di scegliere. […] Ciascuna delle parti costituenti tale capitale può essere usata in modi diversi e in combinazioni diverse insieme ad altre risorse permanenti, per produrre flussi temporanei di reddito. […] Ciò che si sacrifica per ottenere un flusso di reddito di una particolare forma sono sempre le parti dei flussi di reddito potenziali di altre forme temporali che si sarebbero potute avere in alternativa. Pertanto, l’unica descrizione adeguata della “riserva di capitale” è un’enumerazione completa della gamma dei possibili flussi in uscita di diversa forma temporale .che si possono produrre con le risorse esistenti”. (F. Hayek brani scelti, 1942, 1971, citato da F. Tipler, Fisica dell’immortalità, Mondandori, Mi 1994 pag. 256).
Queste considerazioni rovesciano l’antica visione del capitale societario come di una sommatoria di beni dotati di un proprio valore intrinseco e soprattutto indicano che è la scelta di alcune forme di utilizzo delle risorse esistenti a determinare i flussi di reddito che vengono effettivamente generati.
Ora, nota Tipler che le disposizioni possibili non sono altro che le opportunità generate dall’utilizzo del patrimonio complessivo, e queste opportunità sono definibili in termini di flussi di informazioni. É possibile, quindi, definire le risorse in termini proprio di opportunità e, quindi, in termini di flussi di informazioni gestibili da un organismo. Che questo organismo sia una vita elementare, una .società, una galassia o l’intero universo non muta la natura del fenomeno. Tipler arriva alla conclusione che le risorse nell’universo sono sempre sufficienti, poiché è agevole dimostrare che la quantità di informazioni gestibili nel tempo di vita dell’organismo è necessariamente minore del totale delle informazioni disponibili, qualunque sia la velocità di gestione di tali informazioni.
“Per definizione, il numero di disposizioni possibili che si possono codificare con I bit di informazione è 2^I. Se, in accordo con Hayek, si identifica il patrimonio totale con il numero delle disposizioni possibili, si ottiene 2^I per il patrimonio della società, il quale cresce, quindi, come 2^(tempo soggettivo); si tratta di una crescita esponenziale. Poiché il tempo soggettivo va da zero a più infinito, ciò significa che il patrimonio cresce in eterno in maniera esponenziale nel tempo soggettivo.” (F. Tipler, Fisica dell’immortalità, Mondadori, Mi 1994 pag. 256.)
Capitale sociale. La prima e più rivoluzionaria conseguenza di questo assunto è che non c’è necessità di alcuna accumulazione materiale di capitale. Il capitale necessario per lo sviluppo di una società è dato dall’insieme delle conoscenze di quella società e dalla loro organizzazione. Senza questo elemento, tutto l’oro del mondo non servirebbe a nulla e non potrebbe produrre alcunché. Questo insieme di conoscenze è costituito dalla moltiplicazione dei saperi di tutti i membri della società ed è una funzione reciproca della divisione e della specializzazione del lavoro. Infatti, l’incremento della divisione del lavoro comporta incremento delle conoscenze collettive, ma anche l’incremento di queste comportano un aumento della parcellizzazione del lavoro.
Questo insieme di saperi collettivi è il Capitale Sociale, ed esso deve essere considerato un fattore di produzione insieme agli altri elementi necessari per costruire un’azienda qualunque, il lavoro materiale e quello intellettuale nonché l’insieme degli strumenti e degli oggetti materiali necessari per la produzione.
Il Credito di esistenza. La remunerazione del capitale sociale come fattore di produzione giustifica su un piano teorico l’istituzione di un credito di esistenza (CDE), ovvero la distribuzione di un reddito a tutti i membri di una società, che hanno diritto a partecipare alla distribuzione del reddito derivante dall’impiego di un fattore di produzione alla cui formazione partecipano, e ciò indipendentemente da ogni misura di partecipazione, poiché il Capitale Sociale non avrebbe alcuna utilità senza il contributo di tutti. Il CDE come redistribuzione dei proventi del Capitale Sociale genera un’idea di eguaglianza sociale che non comporta l’appiattimento delle differenze e del merito individuale. E queste differenze non si traducono necessariamente in diseguaglianze economiche, ma tenderanno a porsi sul piano del riconoscimento sociale.
Sul piano economico, il CDE si giustifica come distribuzione di quella che attualmente è l’appropriazione di parte dei proventi della produzione da parte della rendita finanziaria. Appropriazione che non ha alcuna ragione di esistere poiché il capitale necessario è appunto il capitale sociale. L’emissione della moneta, infatti, avviene per lo più mediante creazione di denaro sul debito che si giustifica per l’attività di lavoro che sarà effettuata da ciascun operatore. E’ insensato che siano le banche ad appropriarsi degli interessi quando quella creazione di denaro è fatta sul lavoro di ciascuno. Per questa ragione il CDE deve essere commisurato all’entità degli investimenti che vengono effettuati in una società e che esso non debba gravare sulla singola impresa ma che debba derivare dall’effetto moltiplicatore che ogni investimento determina nella società.
E’ noto che per il moltiplicatore di Kahn e Keynes l’investimento di una somma comporta un ritorno in ricchezza che va da due a cinque volte l’investimento effettuato. Ora, una parte di questo investimento va a remunerare i fattori di produzione ed il rischio di impresa, ma un’altra parte deve remunerare il capitale sociale. Attualmente, invece, questa parte va ad alimentare la rendita finanziaria in una spirale che non può avere fine poiché gli interessi sul capitale monetario tendono sempre a crescere e per essere ripagati devono generare altro debito che va ad incrementare la quota di interessi del capitale complessivo.
In sintesi, il CDE è essenziale per queste ragioni etiche, sociali ed economiche: (a) Il CDE libera dal lavoro coatto e consente a tutti di svolgere attività creative e di seguire le proprie inclinazioni; (b) il CDE è la remunerazione del Capitale Sociale, ovvero dell’insieme delle conoscenze della comunità che costituisce un fattore di produzione. Infatti, senza quelle conoscenze non sarebbe possibile alcuna attività di produzione. (c) il CDE non sostituisce ma si aggiunge al reddito individuale dal lavoro ed ai proventi della partecipazione ad imprese. (d) il CDE pone tutti i membri della comunità nelle stesse condizioni di partenza ed è quindi realmente egualitario perché consente a tutti di fare in assoluta libertà ciò che vogliono della propria vita e del proprio talento, ma allo stesso tempo non mortifica le differenze e le ambizioni. (e) il CDE sostiene in maniera equilibrata la domanda di beni e servizi, poiché esso viene misurato sugli investimenti. In tal modo soddisfa pienamente l’equazione di Fisher sulla moneta. (f) il CDE ci porta fuori dalla logica della società fondata sul lavoro coatto e consente il pieno sviluppo dell’automazione e quindi la completa liberazione dell’umanità dal lavoro come schiavitù. (g) il CDE riduce le tensioni sociali e rende enormemente in termini di sicurezza sociale, poiché consente a tutti di avere il necessario per vivere dignitosamente in funzione della effettiva ricchezza della società. (h) il CDE riequilibra i rapporti interpersonali svincolandoli da ogni dimensione di costrizione economica e costituisce un elemento fondamentale per la completa liberazione della donna che non ha un lavoro remunerato.(i) il CDE consente a tutti di dedicare all’istruzione personale ed all’aggiornamento professionale tutto il tempo necessario La domanda e la produzione di cultura aumentano in modo esponenziale in una società dove vige il CDE (l) il CDE libera l’umanità dall’angoscia della necessità e dalla tirannia del tempo. Costituisce un reale salto di qualità per tutti gli umani.
Il Credito di finanziamento. La creazione del denaro deve essere effettuata sugli investimenti secondo un criterio rigidamente automatico. Questo evita che la gestione del credito possa tradursi in un potere discrezionale che è assolutamente deleterio sia se esso è gestito secondo un criterio politico, sia se è invece detenuto da tecnici che, attraverso esso, gestiscono un enorme potere. Il capitale sociale deve essere espresso con un numero che sostanzialmente coincide con la massa monetaria nel suo complesso o con una porzione di essa. Ovviamente questa coincidenza sarà molto più precisa in un ambiente economico che emette moneta sugli investimenti, ma grosso modo anche oggi possiamo dire che in sostanza la massa monetaria non speculativa (vale a dire l’insieme degli strumenti finanziari che svolgono funzione monetaria escludendo parte consistente dei derivati) coincide con il capitale sociale.
Possiamo determinare, quindi la capacità di credito individuale nella quota di massa monetaria di ciascun membro della società. Il credito di finanziamento (CDF) è quindi la quota sulla quale ciascuno può avere credito, e deve averlo se lo richiede. Questa capacità di credito può essere ceduta ad un terzo esattamente come ora si acquistano le azioni di una società in borsa o al momento della costituzione. Se la capacità di credito individuale assomma, poniamo per esempio a 50.000 unità monetarie (per esempio dollari) per realizzare un investimento da 100 milioni un imprenditore dovrà convincere 2.000 persone a cedergli la loro intera capacità di credito oppure, più ragionevolmente, 20.000 persone a cedergli il 10% ciascuno della propria capacità di credito. I soci partecipano ai profitti dell’azienda, proprio come ora partecipano alla distribuzione dei dividendi.
La FAZ disporrà quindi di una propria banca (FBA) che creerà il denaro in forma di credito per l’investimento (CDF) e, compatibilmente con i tempi di realizzazione dell’iniziativa, creerà una corrispondente somma da distribuire tra tutti i partecipanti alla FAZ a titolo di credito di esistenza (CDE). Questa emissione è pienamente giustificata nell’equazione di Fisher o degli investimenti, poiché ad un incremento delle attività deve corrispondere un incremento della massa monetaria.
Il Denaro a tasso negativo. La FAZ deve emettere denaro a tasso negativo (DTN). Il tasso negativo ha due conseguenze importanti: la prima è che il denaro non crea debito né interessi e la seconda è che esso scompare dal sistema mano a mano che le attività che esso ha contribuito a creare diventano obsolete. Il livello del tasso negativo dipende da una funzione che è descritta dal tasso medio di obsolescenza delle attività create. Il tasso negativo impedisce anche l’accumulazione di capitale finanziario e favorisce la massima velocità di circolazione della moneta. L’impossibilità di accumulare il denaro elimina definitivamente il problema della trappola della liquidità che è uno dei problemi alla base della attuale crisi finanziaria e dell’impossibilità di uscirne. Allo stesso tempo, vista nell’ottica dell’equazione di Fisher, il tasso negativo descrive un ambiente economico tendenzialmente deflazionario, poiché la massa monetaria tende a ridursi progressivamente e cresce solo per gli investimenti. Se la creazione di ricchezza è maggiore del fattore due ipotizzato, i prezzi dovrebbero tendere a calare e questo potrebbe giustificare ulteriori emissioni di denaro per il CDE.
Questo ambiente rende ragionevole la legge di Say, poiché ogni investimento viene accompagnato da un’emissione monetaria per il consumo (rectius per la fruizione, visto che la maggior parte degli investimenti sono effettuati per attività immateriali), e quindi ne viene favorita la collocazione. E’ chiaro anche che il CDE non sostituisce il reddito da lavoro ma si affianca ad esso e che la sua determinazione deve tendere ad un importo almeno sufficiente alla sussistenza, affinché ognuno possa avere i mezzi ed il tempo necessario per sviluppare il proprio talento e la propria creatività. Solo stimolando la creatività e svincolando, almeno per la parte relativa alle necessità vitali, il reddito dal lavoro, si può ottenere una reale crescita del capitale sociale ed una società solidale ed equa.
Vediamo ora le caratteristiche di una FAZ: (1) Il tasso negativo costituisce l’unico strumento possibile (oltre all’eliminazione tout court del denaro) per togliere alla moneta la sua funzione di riserva di valore. Il denaro ha perso già da tempo ogni fisicità poiché non è più legato né all’oro né ad altri beni fisicamente individuabili, ma la sua creazione è già ora determinata dalle richieste di indebitamento. In altri termini le banche ordinarie creano il denaro che occorre per gli investimenti ma si appropriano di parte consistente della ricchezza prodotta attraverso gli interessi. Il tasso negativo elimina gli interessi e la rendita finanziaria, il che non significa eliminare le attività finanziarie che possono svolgere una funzione utile, ma eliminare il parassitismo dell’attività finanziaria. Esattamente come l’eliminazione della rendita fondiaria dopo la rivoluzione francese non ha fatto cessare le attività agricole. Il tasso negativo toglie al denaro ogni dimensione divina perché lo rende mortale come tutti i beni. (2) La moneta viene emessa dalla FAZ attraverso la propria banca ad un tasso di interesse negativo che è determinato da un algoritmo che tiene conto dell’obsolescenza dei beni prodotti con gli investimenti finanziati dalla Banca. (3) Il criterio di emissione della moneta è automatico: la FBA e i suoi funzionari non hanno alcuna discrezionalità né per la determinazione del CDE né per la concessione del CDF. (4) La moneta viene emessa sui finanziamenti CDF che vengono accordati. Per ogni finanziamento, viene emessa una corrispondente somma che viene distribuita tra i membri della FAZ a titolo di CDE. (5) I criteri di concessione del finanziamento sono i seguenti: (a) Ciascun membro della FAZ dispone di una propria capacità di credito che è data dal livello di ricchezza della comunità. Per ricchezza si intende l’insieme delle conoscenze misurabili in termini economici. Il numero esatto deve essere trovato dal Centro Studi della FAZ secondo criteri meramente economicisti. Supponiamo che la capacità di credito di una FAZ da 5.000 persone sia di 30.000 a testa (complessivamente, quindi, di 150.000.000). Un membro della FAZ chiede alla FBA di finanziare il suo progetto di 30.000 e la banca deve dargli il credito, cioè il CDF. Questo riduce la capacità complessiva di credito della FAZ ma solo temporaneamente, poiché la capacità di credito complessiva aumenta con gli investimenti e con la restituzione da parte delle imprese finanziate. (b) L’imprenditore, però, chiede un finanziamento maggiore della sua capacità di credito, poniamo di 1.000.000. Può ottenere il credito che richiede se presenta altri 97 soci che gli mettono a disposizione ciascuno 10.000 della propria capacità di credito che, sommati ai 30.000 fanno esattamente 1.000.000. Naturalmente la concessione di capacità di credito può variare da socio a socio: uno mette a disposizione a propria intera capacità (30.000) e un altro solo 1.000, l’importante è che il totale delle capacità di credito messe a disposizione equivalga al credito richiesto. (il meccanismo è analogo a quello delle società per azioni). (c) La capacità di credito aumenta con la restituzione delle somme richieste in prestito e con l’incremento della ricchezza (misurata in termini monetari) della FAZ. L’imprenditore che nell’esempio fatto, ha ottenuto in prestito il milione, quando avrà restituito al termine del periodo concordato il milione preso in prestito avrà una capacità personale di credito non inferiore al milione (presumibilmente maggiore se variano in positivo gli altri parametri finanziari della FAZ). (d) L’impresa deve restituire alla Banca esattamente la somma che ha ricevuto. Nell’esempio, riceve un milione e deve restituire un milione nel tempo di ammortamento dell’investimento (che varia da caso a caso). Il denaro emesso è a tasso negativo, e quindi l’impresa avrà convenienza a prenderlo solo nel momento in cui deve realmente effettuare la spesa. In un mondo a tasso negativo si assiste allo strano rovesciamento di ruoli, per cui è il debitore che insiste per pagare il suo debito mentre il creditore che non ha esigenze di spesa o di investimento preferisce lasciarglielo un altro po’ di tempo. La funzione di garanzia per il futuro che svolge il denaro accumulato viene sostituita dalla garanzia del CDE. Oltretutto, per un CDF con capitale di 100.000 e un tasso negativo del 12% un CDE di 1.000 mese pareggia la perdita sul capitale per il tasso negativo, e quindi è falso che il tasso negativo distrugga il risparmio. Nel sistema della FAZ esso attacca essenzialmente la rendita finanziaria che, come la rendita fondiaria ai tempi della rivoluzione francese, è divenuta il cancro della nostra società. (e). Il tasso negativo comincia a decorrere dal giorno dell’erogazione della somma: se quindi il milione deve essere versato nell’arco di 5 mesi in rate mensili di 200.000 ciascuna, il tasso negativo comincerà a decorrere dal giorno dell’erogazione di ciascuna somma. (f) La creazione di somme per il CDE viene effettuata nel mese successivo all’erogazione di ciascuna tranche di finanziamento. (6) La FBA viene remunerata per le attività che svolge con importi sufficienti a coprire i suoi costi (non diversamente da come accade ora) ma non con gli interessi che non esistono. (7) I vincoli all’erogazione di finanziamenti sono quelli stabiliti nello statuto della FAZ. Ad esempio non possono essere finanziate attività fortemente inquinanti, né produzione di armi ed altro che la comunità di riferimento della FAZ stabilirà. Lo Statuto della FAZ è discusso e approvato a maggioranza qualificata dai membri della FAZ. (8) Tutti i membri della FAZ sono obbligati a prestare le proprie attività accettando moneta a tasso negativo in una percentuale che non può essere inferiore al 50% del prezzo, e questo finché le filiere economiche della FAZ copriranno in misura parziale le attività necessarie per vivere. Man mano che le filiere si completano la percentuale di accettazione sale (obbligatoriamente) di una percentuale determinata dalla Banca e deliberata dall’assemblea della FAZ a maggioranza. (9) L’emissione dei finanziamenti viene effettuata come “attestato di solidarietà societaria”, mentre l’accettazione delle somme avviene come “riconoscimento della solidarietà”. (10) Ciascun membro della FAZ riceve una somma uguale per tutti a titolo di CDE pari agli investimenti erogati nel mese precedente a quello considerato. Quindi per esempio: nel mese di gennaio vengono erogati 5.000.000 di finanziamenti (CDF) in Moneta a tasso negativo. La Banca crea altri 5.000.000 di Moneta a tasso negativo per credito di esistenza (CDE) che vengono distribuiti tra i membri della FAZ all’inizio del mese successivo (se i membri sono 5.000 essi riceveranno 1.000 ciascuno).
I TITAN. Lo strumento tecnico per l’emissione di un denaro a tasso negativo per mezzo di strumenti elettronici, senza incorrere nei divieti imposti dalle normative sulla emissione del denaro, è il TITAN, acronimo di Titoli a Tasso Negativo che tecnicamente sono obbligazioni sottoscritte dai membri della FAZ che invece di pagare un warrant periodico lo esigono. Nel sistema ci sono state diverse emissioni di obbligazioni a tasso negativo, generalmente prestiti obbligazionari convertibili a data fissa con un warrant negativo in previsione di un forte incremento delle azioni da convertire (uno di questi prestiti fu emesso tempo fa dal fondo di Warren Buffett e sottoscritto per oltre un miliardo di dollari in poche ore). Altra emissione di obbligazioni a tasso negativo fu effettuata nel 2001 dalla Société Génerale in yen sulla previsione di una deflazione in Giappone che avrebbe ridotto i prezzi dei beni in misura maggiore del tasso negativo applicato. Lo strumento è inattaccabile sul piano giuridico e poiché il tasso negativo applicato agli investimenti nella FAZ comporta l’azzeramento del capitale, non c’è necessità di alcun accantonamento a garanzia dei creditori. Al termine del prestito viene distribuita tra i sottoscrittori delle obbligazione un’azione di un valore pari al tasso di incremento della ricchezza apportato da quell’investimento, distribuzione che si traduce in un incremento della capacità di credito individuale. Attualmente le obbligazioni vengono gestite interamente mediante strumenti elettronici, e nel sottoscrivere l’adesione alla FAZ ciascun membro può impegnarsi automaticamente a sottoscrivere tutte le emissioni obbligazionarie a tasso negativo che saranno emesse dalla Banca.
La Banca svolge la funzione di determinare il livello del tasso negativo, di verifica delle condizioni automatiche per la emissione del denaro per gli investimenti, di creazione di questo denaro mediante lo strumento delle obbligazioni e di verifica dei prezzi per evitare una deflazione eccessiva. La remunerazione della Banca sarà data da un costo che verrà applicato su qualunque operazione, somma commisurata ai costi che la Banca deve sostenere per svolgere la propria funzione e per la restituzione del capitale necessario alla sua costituzione, poiché anche l’attività della Banca consiste in un investimento.
Esempi di implementazione. Facciamo due esempi per introdurre il sistema della FAZ nella società, uno nel mondo virtuale ed uno nel mondo reale.
Il primo creando una comunità virtuale attraverso diversi strumenti di socialità diffusa (per esempio Facebook) per raggiungere il nucleo minimo necessario per avviare l’iniziativa. Ritengo che tale numero sia di almeno 10.000 persone che rappresentino uno spaccato significativo delle attività nella società. Ovviamente è necessario che alcune di queste persone siano imprese in grado di costruire qualche filiera completa, in modo che lo scambio monetario non si interrompa o non venga rallentato troppo. L’ideale è di costruire una produzione di energia da fonti rinnovabili e acquistarla mediante Titan, poiché l’energia è alla base di ogni filiera di produzione, comprese tutte quelle di attività immateriali. In una fase iniziale, lo scambio e l’emissione di Titan per i finanziamenti sarà necessariamente parziale, poiché le imprese non potranno acquistare tutto quello che serve per la loro attività utilizzando i Titan. Ma poiché è presumibile che la creazione di ricchezza sia molto elevata, è anche presumibile che la percentuale di emissione di Titan sugli investimenti possa raggiungere rapidamente una percentuale superiore al 50%. Tutti i membri della FAZ si impegnano a prestare il proprio lavoro o cedere i propri beni accettando Titan in una percentuale ameno pari a quella media di emissione di Titan sugli investimenti.
La nascita nel 2010 del Bitcoin, la prima moneta elettronica sviluppata in software libero, rende pensabile lo sviluppo dei Titan in forma elettronica e praticabile la sua introduzione immediata in comunità virtuali, senza l’intermediazione di Banche e Stati. Per farlo, il prossimo passo operativo dovrebbe consistere nel prendere il codice libero del Bitcoin ed adattarlo al modello economico della FAZ, realizzando i Titan elettronici.
Un altro modo per creare una FAZ è quello di operare su un territorio per mezzo di un Comune. A Roma, abbiamo fatto una proposta operativa al Municipio XV del Comune di Roma. Il Municipio, a seguito dei tagli al bilancio decisi dal Governo, non ha i soldi per assicurare tutti i servizi di prima. Poniamo che il taglio al bilancio sia stato del 30%. Il Municipio chiede all’impresa che eroga il servizio pubblico di effettuarlo egualmente, come servizio gratuito, ricevendo in cambio un certificato di solidarietà costituito dai Titan nella misura del 30% del totale. Nel Municipio esistono catene di negozi che praticano sconti tra il 5 e il 20% agli iscritti. I dipendenti che ricevono i Titan possono spenderli presso una di queste catene che accetteranno i Titan almeno per il 30% ma anche fino al 50% del prezzo di listino, anche essi come riconoscimento del valore di solidarietà dei Titan. Infatti il negoziante ha convenienza ad accettare questa moneta perché con essa può effettuare a sua volta acquisti presso gli altri negozi del circuito. Rispetto allo sconto puro, dove ha una perdita secca dell’importo dello sconto, con il Titan può effettuare un acquisto e così la perdita scompare. E ogni volta che accetta di nuovo una moneta, la sua perdita virtuale si riduce fino a diventare in pratica nulla. Oltretutto il negoziante può farsi finanziare a tasso zero o utilizzare i Titan che accetta per pagare spese straordinarie come i costi di ristrutturazione del negozio oppure pagare alcuni costi per i servizi del Municipio. Potrà anche incrementare la propria attività poiché ci sarà più denaro in circolazione, mentre la crisi ha ridotto il suo volume di affari ed avrà garantita una clientela che deriva dalla partecipazione al circuito. A Roma l’operazione dovrebbe partire coinvolgendo nella fase iniziale circa 500 attività commerciali, almeno un mercato rionale e alcune centinaia di cittadini, per poi estendersi alla intera comunità del Municipio che conta circa 180.000 abitanti. Anche l’erogazione di un servizio pubblico è un investimento per il quale possono essere emessi i Titan e in questo modo si ottiene la copertura di una struttura pubblica che altrimenti dovrebbe ridurre i servizi che eroga.
Obiezioni e considerazioni.Un’obiezione possibile a questo meccanismo è che, alla fin fine, esso non incide sulle motivazioni che spingono gli uomini ad intraprendere una qualsiasi attività imprenditoriale, ovvero il desiderio di guadagno. Insomma, la FAZ non uscirebbe dalla logica del capitalismo, poiché l’iniziativa sarebbe sempre in mano ai privati e questi continuerebbero ad essere animati dal desiderio di arricchirsi. Una conseguenza è che un ambiente FAZ potrebbe portare ad un’esplosione di consumo che sarebbe contraddittoria con il rispetto per l’ambiente e con una società solidale. In ogni caso la FAZ non cambierebbe la logica egoistica e aggressiva della società umana.
Questa obiezione è sostanzialmente infondata. L’obiettivo di una società con il CDE è quello di generare un’esplosione di creatività, poiché gli uomini sono fannulloni solo nella mente degli schiavisti. Teniamo conto del fatto che questo genererebbe un’esplosione di “fruizione” piuttosto che di consumo, poiché la maggior parte della produzione è di beni immateriali, e che anche alla luce di questo fatto, appare essenziale svincolare la moneta da ogni materialità. Un’esplosione di fruizione, tuttavia, rafforza la creatività e questo mi sembra un effetto particolarmente desiderabile.
Nella stessa logica, ritengo che l’iniziativa imprenditoriale debba essere libera: non riesco a pensare che questa esplosione di creatività possa essere sottoposta al vaglio di un funzionario di Stato che decide cosa debba essere mandato in produzione e cosa no. Da questo punto di vista, un’economia pianificata appare davvero ridicola, riduttiva e in fin dei conti, un mero strumento di oppressione. È probabile che in una prima fase la produzione sia animata essenzialmente dal desiderio di guadagnare. D’altra parte la società e gli uomini attuali sono quelli che sono, e non è possibile cambiare loro la testa se non tagliandogliela.
Personalmente sono contrario in modo radicale ad ogni provvedimento restrittivo e ad ogni divieto e imposizione. Tuttavia osservo che la FAZ genera un ambiente in cui domina a creatività e che inoltre, il CDE libera gli uomini dall’ossessione del dover fare soldi per sopravvivere.
Infine il tasso negativo impedisce in buona misura l’accumulazione del denaro e spingerà le persone a spendere i soldi per alimentare la propria capacità di fruizione e quindi la creatività. Alla fine, lo stimolo principale sarà proprio la creatività ed il raggiungimento di obiettivi ambiziosi in questo ambito.
Con la stessa logica che anima il mondo dell’open source, immagino che le persone saranno portate a collaborare per cercare gloria personale e non un denaro che vale solo come unità di conto. Leggendola con Platone, possiamo dire che questa rappresenta il passaggio dalla società dei ricchi a quella dei guerrieri. Che però non cercano la gloria in battaglia, ma nell’affermazione di sé nella società.
Sarà un processo lungo e doloroso quello di togliere dalla testa della gente la divinità del denaro e la sua funzione salvifica dell’anima. Ma alla fine, il tasso negativo ha essenzialmente questa funzione: se il valore non sta più nelle cose ma nelle persone, che senso ha continuare a cercarlo fuori di sé?
La funzione di un modello sociale è quella di indirizzare la gente verso comportamenti socialmente accettabili. La visione del capitalismo, nelle sue diverse forme e da ultimo come capitalismo finanziario, ha generato un grande cambiamento, che tuttavia ha portato con sé una dimensione umana inaccettabile e inadeguata. Questo modello, conserva di quella visione gli elementi necessari, generando comportamenti che restituiscono dignità ad ogni essere umano, e che soprattutto mettono al centro della competizione sociale la ricerca dei valori in un ambiente di assoluta libertà. Credo che questo esito sia alla fine inevitabile, nonostante la ostinata resistenza delle forme di potere nella mente umana. E’ lo stesso funzionamento del sistema che ci porta inevitabilmente verso questo esito.
A tale proposito, faccio notare, per inciso, che i Titan rispetto alle monete correnti sono “moneta cattiva” che per la legge di Gresham scaccia sempre quella buona dal mercato. La gente userà quindi i Titan e accumulerà dollari e euro, senza rendersi conto che in questo modo cacciano una moneta di potere nella trappola della liquidità, che per una moneta di debito è assolutamente mortale.
Non è esteticamente gradevole il fatto che perseguendo un proprio egoistico interesse la gente sia portata inavvertitamente a tenere comportamenti solidali? E che questo comporti una trasformazione radicale della società senza dover necessariamente tagliare la testa a qualcuno?
Conclusioni.La FAZ è il sistema più diretto per costruire una società fondata su comportamenti solidali senza richiedere sacrifici e basandosi anzi, sull’interesse egoistico individuale. Costruirla come un virus inoculato all’interno di un corpo malato di debito e interessi attivi che generano altro debito, e che è presumibile che si moltiplichi proprio come un virus perché il corpo malato non ha difese contro di esso. Alla fine il corpo malato deve soccombere, soffocato dalla sue stesse contraddizioni. In un grande romanzo italiano, il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa, Tancredi, uno dei protagonisti dice: “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi!“. Per cambiare realmente le cose è necessario cambiare la sostanza e non la forma.
Questa è l’ambizione della FAZ.
Maggiori informazioni sul sito: http://domenicods.wordpress.com
(c) 2010 Domenico De Simone – Licenza Creative Commons BY-NC-ND
Le radici teoriche della FAZ
di Domenico de Simone
La FAZ ha l’apparenza di una proposta tecnica e pratica, ma si tratta solo di apparenza perché in realtà affonda le sue radici in un retroterra filosofico e culturale che non è necessario mettere in mostra e che però è alquanto articolato.
Il punto forse più qualificante del progetto FAZ è proprio il meccanismo di interazione per la sua diffusione. Non ricordo se anche in Un’Altra Moneta, ma spesso in conferenze ed altri scritti sia io che i miei collaboratori abbiamo parlato della FAZ come di un meccanismo virale, un virus che si installa nell’organismo malato della società e la trasforma. Partiamo dalla constatazione che il “materiale umano” nella nostra società è quello che è, ovvero è intriso di cultura del denaro, avidità, egoismo e prevaricazione. Viviamo nella società del potere e del denaro e questo è ciò che abbiamo.
La società è dominata dal pensiero della scarsità, che ha uniformato a sé le strutture sociali e l’ambiente. Il pensiero della scarsità presuppone che le risorse sono sempre limitate e che c’è necessità di un potere che ne gestisca la distribuzione. Farlo nel modo più equo possibile è l’essenza del buon governo. La stessa economia è definita la scienza della scarsità in tutti i manuali che la presentano: dove c’è abbondanza di risorse non c’è economia, i beni non hanno un prezzo.
Questa definizione nasce da una visione positivista del mondo: gli uomini sono i soggetti agenti della trasformazione di un mondo posto (positum) oggettivamente di fronte a loro. Conflitti, egoismo e potere trovano qui la comune radice, nella percezione della inevitabile scarsità delle risorse. Il rovesciamento di questa logica consiste nel considerare gli uomini stessi come risorsa. È l’effetto della nuova visione dell’universo indotta dalla fisica quantistica. L’universo è in sé inconoscibile, sono gli uomini che osservandolo lo trasformano. La separazione tra soggetto e oggetto diviene, in questa prospettiva, priva di significato. L’Essere è uno, per dirla con Parmenide, e la molteplicità è un’illusione della nostra mente. La coscienza consiste nella comprensione delle infinite opportunità che la conoscenza di sé può generare.
Se le risorse sono negli uomini è evidente che esse sono illimitate. La dimostrazione di questo assunto è riportata in Un’Altra moneta come un corollario della generale dimostrazione proposta da Tipler sulle risorse dell’universo. Questo assunto è il presupposto sul quale si fonda l’economia dell’abbondanza. Viviamo in questo momento immersi in una contraddizione fondamentale: da un lato la cultura dominante è sempre quella della scarsità, dall’altra è evidente intorno a noi che la produzione è sempre eccedente e che le crisi non dipendono da un eccesso di domanda ma semmai da un eccesso di offerta di beni. C’è una percezione diffusa di un mondo in cui tutti potrebbero vivere agiatamente, percezione sostenuta dal mondo dei media, poiché l’abbondanza è divenuta raggiungibile. Non è più il sacrificio la via della salvezza individuale, sacrificio che nasceva per solidarietà nei confronti degli altri membri della comunità e che trovava la sua fonte nella considerazione che senza solidarietà e coesione sociale l’individuo era perduto.
Ora, questa logica ha un senso in una società che fonda la propria economia sulla scarsità
delle risorse, ma non ne ha alcuno se le risorse sono sovrabbondanti. Perché sacrificarsi se
le risorse sono non solo sufficienti per tutti ma eccedenti rispetto alle necessità?
Questo concetto non è ancora emerso con chiarezza nella coscienza collettiva, tuttavia
esso è ben presente e dispiega comunque i suoi effetti. Intendo dire che la diffusione
dell’abbondanza delle merci, che è palese per tutti quelli che vivono in occidente, fa sì che
la gente sia sempre meno disposta a sacrificarsi. È altrettanto palese che non dipende più
dal sacrificio individuale la salvezza di ciascuno né quella della società.
Qui c’è un punto interessante: è proprio l’abbondanza evidente, apparentemente
raggiungibile e invece per molti puramente illusoria, perché la gestione della distribuzione
attraverso il denaro è ancora dominata dalla logica della scarsità, a generare un
allentamento dei vincoli etici nella società. La cultura dell’illegalità viene da questa
contraddizione tra una visione tuttora perpetuata della cultura della scarsità e l’evidenza
della produzione dell’abbondanza.
La produzione immateriale ha rotto gli argini e gli steccati della cultura della scarsità. È
intuitivo per chiunque che non ci sono limiti alla produzione di beni immateriali. È questa
la ragione per cui il conflitto sul copyright e il movimento dell’Open Source sono così
diffusi ed ottengono tanto consenso. Per Marx la proprietà della terra e delle macchine è
un furto, per i giovani ancor di più lo è la proprietà della musica o del software.
In questo brodo culturale, occorre riuscire a cambiare la testa a gente che è bombardata
continuamente da messaggi contraddittori, come ad esempio quelli sul debito pubblico, a
volte presentato come una jattura, altre come una opportunità.
Cambiare la testa agli uomini non è semplice. Marx pensava che la coscienza di classe
si formasse in fabbrica, per la via della evidenza della comune condizione di sfruttato
che ciascun operaio riscontrava nei suoi compagni. La diffusione di questa coscienza era
quindi favorita dalla stretta vicinanza degli operai. Per questa ragione gli operai erano
potenzialmente rivoluzionari, mentre i contadini, parimenti sfruttati ma impossibilitati a
riconoscere il proprio sfruttamento rispecchiandolo in quello degli altri, lo erano in misura
minore.
Questa analisi, che ha agitato il mondo comunista per decenni e prodotto anche un paio
di guerre tra Urss e Cina, oggi non ha praticamente più alcun significato. Nel mondo
anglosassone il fordismo ha generato, a partire dal secondo dopoguerra, una cultura
dell’invidia e della competizione per il possesso dell’autovettura con cinque cavalli in
più, o della casetta a schiera con l’erba del giardino più verde. L’agiatezza raggiungibile è
stata per il cambiamento un motore formidabile sostenuto dalle illusioni proposte dalla
televisione e dalla pubblicità. Il marxismo nasce in un ambiente culturale positivista e si è
mosso essenzialmente in una logica di scarsità, anche se molte pagine dei Grundrisse, ad
esempio, o dei Manoscritti del 1844 possono ancora dare molto al pensiero, ma questo è un
altro argomento.
La coscienza si forma oggi, nel mediatico, e internet è divenuto il luogo dove questa
coscienza si può formare in modo critico, quello che un tempo era il compito delle scuole di
partito. Internet rappresenta la vera svolta per la costruzione di un’alternativa alla società
del denaro.
Tuttavia, occorre sempre cambiare la testa agli uomini e la questione si pone daccapo:
come farlo? La via di Pol Pot di tagliare la testa a tutti quelli che ce l’avevano formata, per
fare l’uomo nuovo dai ragazzini tredicenni che spediva a fare guerriglia, non sembra né
funzionale né praticabile, oltre ad essere oltremodo disgustosa.
La via della formazione dell’etica individuale “altruista” è quella seguita dalle chiese.
L’effetto sono le guerre di religione ed un controllo ferreo sui comportamenti tramite la
colpa ed il pentimento. Ne segue la necessità del sacrificio individuale per il bene collettivo,
appunto, nell’ambito della cultura della scarsità.
Quindi, l’alternativa per la realizzazione dell’homo novus è quella di partire dal suo essere
reale, dalla sua natura e utilizzarla per indurlo a tenere comportamenti socialmente utili.
In fondo, l’idea non è molto distante dalla “mano invisibile” di Smith, solo che qui lo Stato,
o meglio la comunità, ha un ruolo essenziale nel disegnare l’ambiente più adatto affinché
la mano invisibile possa essere efficace. L’idea mi è venuta dallo studio della teoria dei
giochi, per la quale un comportamento cooperativo è più conveniente a livello individuale
di uno egoistico (cfr le considerazioni su Axelrod in Un’altra Moneta). Se è così, tra le varie
opzioni nella scelta dei nostri comportamenti, esiste sempre un’alternativa che realizza
questo assunto. Se il mondo è creato dalla nostra visione di esso, esisterà sempre una
diversa visione che generi abbondanza, qualunque sia il bene o l’organizzazione di beni
oggetto di interesse.
Se prendiamo ad esempio la necessità di soddisfare il bisogno trasporto, è ovvio che le
automobili non possono adempiere al compito di garantire un trasporto individuale
soddisfacente per tutti. Un mondo con oltre 7 miliardi di automobili è impensabile, e
oltretutto il trasporto si paralizzerebbe. Quindi l’automobile in sé, che è uno strumento di
trasporto pensato in una logica di scarsità e di esclusione, non è una soluzione. Tuttavia
esistono diverse possibili soluzioni che possono conciliare le esigenze strettamente
individuali con quelle collettive, ma è necessario uscire dalla logica del profitto che è alla
base della produzione delle automobili per vederle.
Il compito della società, e quindi della FAZ, è di realizzare un ambiente in cui le scelte
cooperative che realizzano nel modo migliore il fine individuale, sono favorite e soprattutto
appaiano evidenti.
Il denaro a tasso negativo è una di queste tecniche. Il problema è che il denaro a tasso
negativo rompe il legame millenario che rende sopportabile l’archetipo della paura di
morire. Il denaro rappresenta la sicurezza del futuro e più se ne accumula maggiore
diventa questa sicurezza.
Con il denaro, che è l’astratta rappresentazione del necessario per vivere, gli uomini
estendono la loro conoscenza nel tempo prevedendo il futuro e ridisegnando il passato.
Come nota giustamente Severino, questa capacità o potenza di previsione è la fonte del
nichilismo dell’Occidente. Allo stesso tempo essa è all’origine della natura metafisica del
denaro, che si fa dio perché garantisce a chi lo possiede in grande quantità, un grande
numero di anni di sopravvivenza, e a chi ne possiede in quantità infinita, garantisce
l’immortalità. L’interesse sul capitale, che è lo strumento attraverso il quale il capitale
cresce indefinitamente, è percepito come il veicolo per raggiungere l’immortalità. L’anima
non serve più se hai capitale a sufficienza, così come non serve più l’intermediazione di
nessuno (sciamano o prete che sia) per ottenere l’illusione dell’immortalità.
Il tasso negativo rompe, quindi, questo archetipo ed è questa la ragione per cui, al di là di
ogni altra considerazione, ritengo essenziale introdurlo insieme al Reddito di Cittadinanza
che restituisce sicurezza a ciascuno ma in una dimensione di fiducia collettiva. Da questo
punto di vista, il RdC rafforza i comportamenti socialmente cooperativi, poiché senza uno
sforzo comune è impossibile realizzare la distribuzione di RdC.
Tornando al tasso negativo, l’unico modo per farlo accettare, oltre ad accompagnarlo con
il RdC, consiste nel dimostrarne l’utilità per tutti senza doverne necessariamente spiegare
la natura. Ogni FAZ deve essere pensata come uno strumento che genera comportamenti
solidali, indipendentemente dalla volontà e dal reale grado di coscienza dei suoi membri.
Saranno poi questi comportamenti solidali a generare coscienza solidale. L’essenziale è
che il comportamento, che viene percepito da ciascuno come essenzialmente egoistico,
comporti un effetto socialmente rilevante.
La semplice accettazione del denaro a tasso negativo ha questo effetto. Da un lato, infatti,
questo comporta vantaggi per tutti i soggetti che lo usano (vedi le Faq di Un’altra moneta),
e dall’altra comporta la possibilità di erogare RdC e di confinare il denaro di debito nella
trappola della liquidità.
La cosa interessante, ma anche la più difficile da praticare, è che per usare il denaro a tasso
negativo non è affatto necessario che la gente capisca tutti gli effetti di esso, così come per
usare un telefonino non è necessario avere nozioni di microelettronica o di matematica
superiore.
La FAZ è uno strumento duttile, che può nascere anche per determinate categorie di
scambio e poi trasformarsi o rinascere per svolgere una differente funzione, anche
più generale. Non ha affatto bisogno di un potere per essere gestita, e nemmeno di un
territorio, poiché la maggior parte della produzione è fatta di beni immateriali. In un
certo senso, la comunità open source è potenzialmente una FAZ, poiché è un luogo in cui
ciascuno cede la propria attività gratuitamente agli altri ricavandone però un tornaconto
personale.
Quello che ho scritto finora rende possibile la risposta alla prima domanda. La via per
arrivare a costruire una FAZ passa attraverso il rovesciamento del modo di vedere
l’universo, un rovesciamento che mette al centro l’individuo come creatore. La mia
esperienza personale viene dal movimento del ’68 e dall’illusione che la politica potesse
allora davvero trasformare il mondo. In effetti, molto è stato fatto grazie a quel movimento,
soprattutto sul piano dei rapporti individuali che, visti a posteriori, sono essenziali
perché si generino diversi rapporti sociali. La mia esperienza politica è naufragata nel
lontano 1975 sullo scoglio di una paradossale espulsione dal Manifesto per “frazionismo”,
un’espressione – temo ormai incomprensibile – con cui si denunciavano attività
incompatibili con il principio del Centralismo Democratico, che era un modo ampolloso
per definire il potere di controllo dell’élite di potere sul partito. Il paradosso consisteva
nel fatto che il Manifesto era nato proprio dalla contestazione di questo principio e che
applicarlo equivaleva a sconfessare tutta l’esperienza e l’idealità espressa dal movimento.
Il percorso che poi ho seguito è stato alquanto tortuoso, poiché dovevo liberarmi di anni
di studi e di pratica marxista, il che però, non comportava liberarsi di Marx, quanto
piuttosto di Lenin, Trotskij, Mao, Stalin e tutta la retorica pseudomarxista che questi
gestori del Centralismo Democratico e delle logiche di potere portavano con sé. Per
questa ragione ho iniziato un lungo percorso nel pensiero filosofico a ritroso nel tempo,
ripartendo da Feuerbach e da Hegel, e soprattutto dalla critica di Heidegger a Parmenide
e Nietzsche. In questo la lettura di Severino, che insiste monotonamente sull’Unità
dell’Essere e sul nichilismo dell’occidente (e dei suoi abitatori) in tutte le sue opere è stata
per me di grande importanza. A forza di arrampicarmi sui capelli di questi giganti del
pensiero sono riuscito ad arrivare a capire cosa intende Parmenide con la necessità di
superare la porta del sentiero di Aletheia, quello che conduce all’Unità dell’Essere.
Tutto quello che ho scritto dopo, è il tentativo di descrivere i pochi passi percorsi su quel
sentiero.
La doppia moneta dell’Uruguay
Un articolo molto interessante su cosa sta accadendo in Uruguay.
Back in June of 2009, Uruguay embarked on a nationwide experiment with complementary currencies — a plan that evolved from a number of local trials of the alternative currency system in that country. The name of the currency is officially the ‘liquidity network”, but is known locally as the “charrua“.
It is painfully difficult to find any information about the system, but from what I can tell the new system resembles the Swiss WIR system. The WIR bank is an electronic exchange of debits and credits between businesses in Switzerland. There are currently over 70,000 small businesses that participate in the WIR Bank exchange, and it has proven to be quite countercyclical. The system allows small- and mid-sized businesses to lend to each other, with debts being backed by the production value and assets of the lender. Until recently, these loans were interest free. The effect of having a dual currency system is the outward macroeconomic stability of Switzerland’s economy. Indeed, the Swiss unemployment rate is only 4.5% (2010 est), which compared to the rest of the Eurozone is somewhat of a miracle.
The key difference between the WIR and the charrua is that the charrua will be accepted for all debts, public and private. This means that taxes will be payable in both pesos and charrua (and I believe in US dollars, as well).
All over the world similar systems already exist. In this case, the different element is that the administrator will be the State. It works as a network of payments through electronic debits and credits. To join the system the companies must request approval of the State Bank. From there on, the company will be assigned an account in the system. This company will be able to order the payment from its account to be credited in favour of a state organism or a private member of the network. Accounts will be balanced periodically and participants advised of their trading position.
This amount will be redeemable into national currency or used to pay for petrol or taxes. Bonomi said that this idea was presented to the National Association of Micro and Small business and to the Uruguayan Confederation of Cooperative Entities and other cooperatives, arousing great interest among them.
As far as I know, this is the very first complementary currency system with state backing on the level of duties to the state being denominated in the alternative currency, which is very exciting (if you’re a fan of complementary currencies). Also, this new financing mechanism will not add to Uruguay’s public debt:
The development of the network doesn’t create any costs for the country, since it was originated in cooperation with the STRO Foundation from Holland, which supplies the network model, known as C3 (Consume and commerce circuit). The name for the virtual money circulating through this payment scheme is called “internal liquidity”, although the technicians working on its development adopted a more native denomination: “charrua” (name of the Indians, that inhibited Uruguay before the colonisation, and who were completely exterminated, therefore it is ironic that the Uruguayans are called like that even nowadays, and more that this name it’s used as a icon of local identity)*.
However, in Uruguay STRO chose a new approach, which might also work out well for other C3s. Small businesses cannot obtain the same payment guarantees that large businesses receive. C3 Uruguay is going to work with a guarantee fund that will assure small businesses of payment on delivery in internal C3 money. In such case these small businesses do not have to wait for months until they receive payment and are therefore able to maintain their stock level. In the capital Montevideo, where over a half of the Uruguayan population lives, the same method of payment on delivery in internal C3 units to small businesses will be followed.
Also, the currency liabilities will be 100% guaranteed by the assets of the debtor. The level of debt will, of course be monitored and as stated above, be relayed to each member of the currency system periodically. Since transactions denominated in charrua will be literally zero-sum, the currency will work much like Say’s law. When businesses goes into debt, each business will be able to either produce more, save more, or consume less to balance its position — avoiding the fallacy of composition.
Operations would be 100% guaranteed and the system will allow access to low cost credit -around 10 to 12% to small business that aren’t currently covered by the traditional banking system. This will also improve competitiveness of this economic unit and its formalization will be stimulated, reducing administrative and transactions costs at the same time. This network won’t create inflation dilemmas, since the financing will be channelled towards production, which will broaden the supply of goods and services.
It will be interesting to see how this currency system evolves.
[H/T Tao of Money, Complementary Currency Magazine]
– — – –
To tie this in with the US a bit, I’m often very disappointed that the idea of complementary currencies are almost universally not taken seriously by my fellow right-wing, free marketers. They seem to view it as some sort of ultra-leftist conspiracy. On some level this is warranted. The ultra-left (but not State socialists) take to the idea of complementary currencies very quickly; and when they talk about the idea, it’s never about the economics. It’s alway in the context of some pseudo-philosophy that ties in with a larger lifestyle choice (which is really annoying for me, personally) . The right seems to like the idea of currency “competition” (although that’s a stupid concept), but doesn’t ever think that in a free market, currencies that do not have positive interest/are not defined by scarcity could (would?) arise. There seems to be a dichotomy between the limitless imagination that the right-wingers say “the market” has, and what they can imagine…and anything they can’t personally imagine, of course…well, you get the idea.
P.S. I’m going to try and find out some more information about this from some friends, I’ll keep you all posted!
Creare monete regionali per affrontare la crisi globale
di Bernard Lietaer*
In breve
La crisi bancaria e finanziaria è in prima pagina sui media da vari mesi. Perché è più grave delle crisi precedenti? Qual’è la sua origine sistemica? Perché le soluzioni convenzionali (abbassamento del tasso d’interesse, rifornimento delle banche, rilancio keynesiano) non saranno sufficienti?
Inoltre, sappiamo che questa crisi coincide con altre sfide planetarie senza precedenti, come il cambiamento del clima, gli effetti economici dell’invecchiamento della popolazione e il progresso tecnologico che scollega la crescita economica e l’occupazione. Quali innovazioni monetarie sono disponibili già da oggi per risolvere strutturalmente queste sfide e trasformare questa crisi in una opportunità? Cosa possono fare gli stati, le imprese ed i cittadini stessi per evitare di essere travolti nel disastro bancario? Ecco le domande che verranno trattate durante questa serata.
* Bernard Lietaer è Research Fellow all’università della California, a Berkeley – Ex alto funzionario della Banca Nazionale del Belgio – Architetto monetario che ha contribuito alla creazione dell’ECU (il predecessore dell’Euro) – Autore del libro: Monete regionali: vie nuove verso una prosperità duratura (in francese, edizioni Charles Léopold Mayer, 2008)
Incontro del 13 maggio 2009 organizzato in collaborazione con l’IRE (Iniziativa internazionale per Ripensare l’Economia) e Prospective 2100
Resoconto redatto da Yves Dougin.
Esposizione di Bernard LIETAER
La crisi che oggi sta attraversando il mondo viene trattata come attuale quando si tratta di evocare i problemi che essa pone. Ma viene subito messa nel dimenticatoio non appena si parla di soluzioni che permetterebbero di risolverla in maniera duratura.
La dimensione di questa crisi assume la sua reale dimensione quando si esamina l’ampiezza e la rapidità dell’affondamento della capitalizzazione di borsa dei più grandi gruppi finanziari internazionali al quale ha dato luogo. Il valore borsistico di Citigroup è così passato da 225 miliardi di dollari del secondo trimestre 2007 a 19 miliardi del gennaio 2009. Quello della Deutsche Bank da 76 a 10,3 miliardi… Non si era mai vista una tale simultaneità a livello mondiale. Molteplici motivi sono stati addotti per spiegare questo terremoto. Si parla di assenza di regolamenti, di errori individuali o collettivi, ma mai del sistema monetario in sé stesso. La mia tesi è che questo sistema è diventato strutturalmente fragile perché è sistematicamente instabile. Vi propongo una metafora per illustrare cosa intendo: immaginate una automobile che non ha freni, della quale il volante non funziona bene, e che io vi proponga di fare un viaggio attraversando le Alpi… Non so esattamente quando ed in che momento succederà un incidente, ma so di sicuro che questo avverrà. E quando questo succederà, tutti accuseranno il guidatore. Ma nessuno parla dell’automobile che, come avrete capito, simbolizza in questa storia il nostro sistema monetario. Questo sistema mostra dei gravi segni di malfunzionamento ma siamo comunque disposti a rovinarci pur di cercare di ricostruirlo tale e quale.
176 crisi monetarie in 25 anni
Ci sono state 96 crisi bancarie e 176 crisi monetarie nel corso degli ultimi m25 anni. Queste non erano tutte dovute al problema dei subprime. L’incidente si ripete periodicamente ma noi continuiamo a trattare ogni nuova crisi come se si trattasse della prima. E ogni volta, il conto per riparare l’automobile è più caro. Per la sola crisi dei subprime, Bloomberg valuta l’impatto finanziario del salvataggio delle banche americane a 7.700 miliardi di dollari, ovvero il 50% del PIL statunitense.
Mettendo tutto ciò in prospettiva, possiamo ricordare che il costo maggiore sostenuto nella storia USA è stato quello del finanziamento della seconda guerra mondiale, ovvero 288 miliardi dell’epoca. Aggiustando per il livello d’inflazione, questo darebbe oggi circa 3.600 miliardi di dollari. Se a questo aggiungiamo il costo dell’acquisto della Luisiana, il New Deal, il Piano Marshall, il budget della NASA per spedire l’uomo sulla Luna, il costo della crisi delle banche Savings and Loan tra il 1986 ed il 1996, la guerra contro la Corea ed il Vietnam, otteniamo circa 6.950 miliardi di dollari. Siamo ancora sotto rispetto a quanto è stato speso in pochi mesi per tentare di frenare gli effetti della crisi attuale. Siamo davvero in una situazione senza precedenti…
L’assenza di diversità nuoce all’efficacia
Le opzioni scelte per gestire queste crisi – che si trattasse di ricomprare e d’isolare gli attivi tossici o di nazionalizzare parzialmente le banche – costituiscono delle soluzioni puntuali che non permettono di risolverne le cause: continuiamo a guidare la stessa automobile…
Per cercare di progredire nelle nostre riflessioni e di vedere in che misura le soluzioni sistemiche siano immaginabili, vi propongo di cambiare punto d’osservazione e di avvicinarci ai teorici della complessità. Il professore americano d’ecologia teorica Robert Ulanowicz fa parte di questi teorici. Lui da 25 anni sta lavorando su dei modelli per quantificare le reti ecologiche naturali. Il risultato delle sue ricerche, pubblicate da due anni, mostra che la durata di una rete complessa è misurabile e che il suo equilibrio ottimale si situa tra l’efficienza e la resilienza, come mostrato nel grafico che segue. Un sistema in una rete complessa non è viabile se non alla condizione che non ci sia né troppo poca né troppa diversità ed interconnettività.
Un sistema con insufficiente diversità sarà forse molto efficace, ma diventa anche sempre più fragile. D’altro canto, se si diversifica troppo, il sistema diventa stagnante per mancanza d’efficacia e di direzione.
Le monete complementari, una risposta alla crisi
Possiamo ora applicare questa teoria al sistema monetario, poiché un’economia mondiale è di fatto una rete nella quale circolano le monete ufficiali. Il livello di diversità che prevale è debole. Tutte le monete convenzionali sono esattamente dello stesso tipo: sono tutte create come dei debiti verso le banche. Di più: abbiamo sempre giustificato il monopolio di una moneta unica in un paese in nome dell’efficacia. Ed è vero: una moneta nazionale unica favorisce gli scambi tra i cittadini di quel paese e mantiene la formazione del prezzo più efficace in ambito nazionale. Nel 1955 l’economista Milton Friedman ha dimostrato che il sistema monetario mondiale sarebbe più efficace senza le varie barriere regolamentari. Egli aveva ragione poiché dopo la deregulation il volume degli scambi finanziari internazionali è esploso. Quello che né Friedman né alcun altro economista poteva capire è che in questo modo abbiamo fatto diventare terribilmente fragile il sistema mondiale, come possiamo vedere nel grafico quando andiamo troppo verso la freccia dell’efficacia.
La soluzione dunque si trova nella diversità monetaria attraverso l’introduzione di monete diverse dalle monete convenzionali: delle monete locali, regionali o funzionali. Quando queste appaiono, esse aumentano la diversità e le interconnessioni del sistema economico. Ne diminuiscono l’efficacia ma migliorano la sua capacità di resilienza. Queste monete permettono d’altra parte di risolvere dei problemi molto diversi che dobbiamo affrontare oggi, a seguito della gestione delle conseguenza economiche dell’invecchiamento della popolazione, o i problemi dello sviluppo duraturo.
Rimettere in discussione le nostre certezze
Per meglio capire come l’introduzione delle monete complementari può permettere di risolvere le cause sistemiche delle crisi monetarie e finanziarie, occorre innanzitutto ritornare su due postulati di base sui quali si appoggia l’insegnamento dell’economia. Ma che sono sfortunatamente falsi. Il primo stipula che la moneta è uno strumento di scambio neutro che non influenza né il tipo di transazione né l’orizzonte o i tipi di investimento, né le relazioni tra gli utilizzatori. La seconda ipotesi dice che “le cose vanno come vanno” e che, di conseguenza, il sistema finanziario come noi lo conosciamo è un fatto stabilito ed immutabile: nessuno dei corsi d’economia che ho potuto consultare prende in considerazione l’ipotesi di un sistema monetario differente da quello che abbiamo. Per la Comune degli economisti, il sistema monetario (NdT: attraverso il quale sono remunerati) non rappresenta una variabile da decidere. E’ un dato di base visto come immutabile.
Nonostante ciò esistono numerose prove empiriche e accademiche che mostrano che l’effetto del tipo di moneta utilizzata non è neutrale né sulla transazione né sulle relazioni tra gli utilizzatori. Aggiungerò infine che quando introduciamo delle monete complementari, constatiamo che la gente agisce in modo differente con queste. Ecco un esempio: quando utilizzate le Miglia Aeree (MILES) che vi vengono offerte dalla vostra compagnia aerea, state utilizzando una moneta complementare che ha per scopo di orientarvi nel vostro modo di consumare il trasporto aereo. Questa “moneta” rinforza la vostra fedeltà al gruppo di linee aeree che la emettono. Questa moneta complementare funziona in parallelo con le monete classiche, non è creata dalle banche, come appunto le monete classiche, e non può essere gravata da un tasso d’interesse. E’ una moneta che non può essere usata per intenti speculativi. Nonostante ciò, esistono nel mondo 14.000 miliardi di MILES ed ogni anno ne vengono create 1.500 miliardi. Ora capiamo che non si tratta affatto di un affare marginale. Nonostante questo, nessuno ne parla…
Dalle MILES al WIR
Lasciatemi raccontare un’altra storia. Quella di 16 uomini d’affari svizzeri che si ritrovarono periodicamente in un bar di Zurigo in un periodo di crisi simile alla nostra. Essi si lamentavano parecchio: le loro banche – o quelle dei loro clienti – avevano appena annunciato che avrebbero loro ridotte le linee di credito. Senza quel sostegno, alcuni di loro si sarebbero trovati nell’impossibilità di pagare ai loro fornitori quello che avevano previsto d’acquistare. Decisero allora tutti assieme di mettersi d’accordo per proseguire delle transazioni direttamente tra loro, piuttosto che mediante la moneta bancaria. Quelli tra loro che compravano, contabilizzavano dei debiti verso gli altri che vendevano. All’inverso, questi ultimi beneficiavano di crediti verso i primi. Questi debiti e crediti venivano espressi in una moneta comune denominata WIR.
Questo sistema monetario, che esiste dal 1934, è oggi utilizzato da un quarto delle imprese svizzere. Gli scambi tra le imprese quantificati in WIR rappresentano circa 2 miliardi di euro all’anno. La Banca cooperativa WIR, la cui sede è a Basilea, conta circa 75.000 PMI tra i clienti. Anche di questo, nessuno ne parla. Quello che affascina in questa storia è che il professore americano d’economia James Stodder, che ha realizzato uno studio sull’impatto del WIR, ha dimostrato che la stabilità dell’economia svizzera, la sua grande capacità di resilienza in rapporto alle economie vicine, si spiega proprio grazie a questa moneta parallela. Questa moneta funziona in controcanto rispetto al Franco Svizzero. Ogni volta che c’è una recessione nell’economia del paese, il volume degli scambi in WIR aumenta. All’inverso, quando l’economia ritrova il cammino della crescita, il volume di WIR in circolazione diminuisce.
Questo semplicemente perché qualsiasi uomo d’affari normale preferisce – di fronte ad una possibilità di scelta – essere pagato in franchi svizzeri – che gli permettono di acquistare in tutto il mondo – piuttosto che in WIR, che non potrà che scambiare con le altre 75.000 imprese aderenti al circuito nazionale. Se d’altronde c’è una stretta creditizia in moneta nazionale, egli preferirà accettare pagamenti in WIR piuttosto che rinunciare del tutto ad una vendita.
Convincere le banche
Il problema è che le banche non amano le monete complementari. Le capiamo. Nessuno abbandona a cuor leggero una situazione di monopolio, quella che esse esercitano sulla creazione di moneta e sul controllo degli scambi. E’ un po’ come spiegare i benefici dei software di pubblico dominio a Bill Gates. Ciò nonostante, questi nuovi sistemi si sono sviluppati senza di lui, a dimostrazione che la partita è giocabile. Tanto più che i sistemi monetari paralleli esistono e che le monete complementari si sviluppano dappertutto nel pianeta.
Quando ho cominciato ad interessarmi a questo fenomeno, all’inizio degli anni 1990, c’erano circa 300 monete complementari nel mondo, tra cui il WIR. Oggi ce ne sono più di 5.000 ! Per la stragarande maggioranza, non si tratta di sistemi commerciali ma di modelli a vocazione sociale, su una scala troppo piccola per risolvere il nostro problema dell’instabilità finanziaria cronica e planetaria. Ma io confronto tutto ciò con l’esperienza aeronautica dei fratelli Wright: si era dimostrato all’inizio del XX° secolo che volare era diventato possibile. Ormai sappiamo che le monete complementari sono possibili.
Adesso si tratta di organizzarle correttamente e su una scala dove queste possono fare la differenza. Da questo punto di vista, vi posso citare numerose esperienze estremamente interessanti e promettenti. Il TIME DOLLAR, per esempio, si appoggia sullo scambio di servizi basati su di una contabilizzazione di debiti e crediti espressa in ore tra individui. L’ora rappresenta 60 minuti nella maggior parte dei paesi del mondo, quindi i rischi di inflazione sono a zero…. Esistono oggi circa 400 circuiti di TIME DOLLAR nel mondo.
Delle monete per lottare contro l’isolamento
In Giappone, un’esperienza di moneta locale permette di ridurre il problema finanziario posto dall’invecchiamento della popolazione, una delle maggiori sfide dell’umanità nel prossimo decennio. Circa il 20% della popolazione giapponese ha più di 65 anni e 1,8 milioni di persone hanno bisogno di un aiuto giornaliero.
Si tratta di un problema impossibile da gestire in modo durevole con un sistema monetario monopolista ordinario… nel sistema giapponese del Fureai Kippu, messo in atto dal signor Tsutomo Hotta, la moneta complementare permette di finanziare qualsiasi aiuto che non è coperto dall’assicurazione sanitaria: l’aiuto a domicilio, l’accompagnamento, la preparazione del cibo, etc. Quando io rendo un servizio ad una persona anziana del mio quartiere, mi viene accreditato il tempo speso su di un conto di risparmio elettronico. Potrò usare quelle ore per pagare qualcuno quando io a mia volta avrò bisogno di cure. Oppure posso trasferirle a mia madre cosicché lei possa remunerare un membro della rete della sua regione che aderisce al circuito e che le offra delle cure. Ci sono 487 sistemi di questo tipo in Giappone, che aiutano centinaia di migliaia di persone. Potremo egualmente citare la rete Yamato Love (che sta per: Local Value Exchange) lanciata dal sindaco della città di Yamato che conta circa 700.000 abitanti.
Un terzo degli abitanti utilizza questo sistema di moneta complementare, ciascuno creando il suo proprio sotto-sistema utilizzando una carta di credito che permette di contabilizzare e di effettuare gli scambi. Possiamo anche parlare delle “Ithaca Hours” [1], una moneta locale creata nel 1997 a Ithaca, nello stato di New York, o anche della rete tedesca del REGIO (RegioNetzwerk) in cui sono operativi già 28 sistemi locali e 35 sono in fase di avviamento. Il più conosciuto è il Chiemgauer [2] che funziona nel sud della Baviera. In Francia, infine, il sistema SOL si appoggia ad una carta di credito del tipo di quelle che usano a Yanato. Questo sistema usa tre tipi di moneta: una moneta B2B – il SOL Cooperazione – le cui unità equivalgono all’euro; una moneta sociale – il SOL Impegno – la cui unità è il tempo, come nel caso dei TIME DOLLAR; ed infine una moneta sociale denominata in euro sul modello dei buoni-pasto.
Cambiare di marcia
Ci sono progetti più ambiziosi in attesa di vedere la luce del giorno. Sette città europee – tra cui Dublino, Bristol, Brema e Brussels – lanceranno l’inverno prossimo un progetto INTERREG il cui scopo è la creazione di una moneta che favorisce la riduzione di CO2. Il principio è molto semplice: quando comprate una lampadina a basso consumo, per esempio, ricevete un certo numero di punti. Questi punti sono utilizzabili per comprare altri beni “verdi” che partecipano alla riduzione dei gas a effetto serra. Potete ad esempio utilizzarli per pagare la vostra bolletta elettrica “verde”. Questa moneta dedicata imprime una direzione all’economia stessa attraverso il consumatore. E’ molto più efficace dei sistemi di sussidi tradizionali. In California, ad esempio, ricevete 2.000 dollari se acquistate una vettura ibrida. Ma nessuno vi impedisce di utilizzare questa somma per comprare un biglietto aereo per le Hawai, che renderà inutile lo sforzo ecologico effettuato con l’acquisto del vostro autoveicolo.
Un altro progetto, lanciato dalla regione delle Fiandre, in Belgio, mira alla creazione di un ecosistema di monete complementari. Varie monete coabiteranno e ciascuna verrà dedicata ad un ruolo specifico la cui scelta è in corso. Gli scambi verranno effettuati attraverso telefoni cellulari o carte d’identità elettroniche utilizzabili come sistema di pagamento. Questo raggruppamento dovrebbe permettere di raggiungere una certa soglia critica e di misurare l’effetto di queste monete sull’economia. Abbiamo buoni motivi per credere che la dinamica sarà molto positiva.
Un WIR europeo
L’ultima iniziativa di cui desidero parlarvi concerne l’internazionalizzazione del WIR svizzero. L’obiettivo di questo progetto è di arrivare a realizzare delle transazioni triangolari trasfrontaliere con questa moneta locale così come oggi esiste in Svizzera. Le prime transazioni pilota sono attualmente in fase di montaggio. Un gruppo d’acquisto costituito da imprese svizzere che già utilizzano il WIR, ed anche una centrale di compensazione internazionale funzionante in collaborazione con la banca WIR, dovranno sostenere la rete in modo da permettere a queste imprese di comprare all’estero. Gli scambi così generati potrebbero rappresentare inizialmente circa 50 milioni di euro di giro d’affari annuale per ciascun paese partecipante. Su questo stesso modello possiamo immaginare la creazione di una moneta B2B utilizzabile all’interno della zona Euro. Sono attualmente alla ricerca di una banca capace di seguirci in questo progetto di doppia moneta. Esistono già delle banche di questo tipo: in Brasile, sono state lanciate negli ultimi tre mesi 150 banche a doppia moneta, in modo da risolvere dei problemi sociali. Queste banche propongono dei microcrediti sia in moneta nazionale che in moneta locale.
Questi sistemi paralleli possono permetterci di risolvere la maggioranza dei problemi strutturali che il nostro sistema economico e monetario attuale non riesce ad affrontare. Per convincervene, fate una lista dei progetti che costituiscono delle buone idee – secondo voi – ma che si realizzano per mancanza di soldi. Eppure, le esperienze di cui vi ho appena parlato mostrano che quasi qualsiasi cosa potrebbe sostituirsi a questo denaro che manca. In questa prospettiva, le monete regionali appaiono come degli strumenti di sviluppo molto efficaci, senza peraltro escludere la globalizzazione: io posso accettare che questo computer venga fabbricato là dove costa meno produrlo e che sia pagabile in moneta nazionale, ma posso volere allo stesso tempo che le mie mele vengano dalla mia regione e che io possa acquistarle in moneta regionale… I due sistemi possono di fatto coabitare. Tutto dipende dalla nostra capacità di cambiare la nostra mentalità.
Dibattito
Pensare il nostro futuro
Un ascoltatore: Essendo io stesso all’origine del progetto francese SOL, sono evidentemente convinto dell’interesse sulle monete complementari. Una delle ragioni di questo interessamento risiede nel fatto che le monete complementari, che sono delle monete dedicate, possiedono un potente effetto leva. Mi spiego meglio: se voi iniettate 100 euro per risolvere un problema di salute, il primo beneficiario di questo denaro potrà utilizzarlo per acquistare un televisore coreano o giapponese. L’impatto dei vostri 100 euro su questa problematica di sanità sarà dunque di 100. Per contro, se voi date alla stessa persona una moneta dedicata alla sanità, essa dovrà utilizzarla per risolvere a sua volta un problema all’interno del circuito sanitario remunerando una seconda persona, a cui seguirà una terza, una quarta e così via. In questo caso, l’impatto finanziario di 100 unità iniziali sarà di ” n X 100 “, facendo “n” il numero di persone attraverso le quali circolano le 100 unità/euro equivalenti. Il fatto di avere delle monete dedicate ad una problematica specifica accresce l’impatto della vostra iniezione monetaria. D’altronde queste monete dedicate ad una fetta particolare della popolazione, o ad un determinato impiego, sono filosoficamente necessarie per uno sviluppo duraturo che è una cultura locale di non-espansione. Sono quindi necessarie per pensare il nostro futuro.
Dopo queste note, vorrei sapere che cosa immaginate come architettura per costruire il sistema europeo che voi evocate: si tratta di una internazionalizzazione progressiva del modello svizzero del WIR o si tratta di un sistema nel quale coabitano delle monete bretorni, irlandesi e bache? Quali sono le vostre riflessioni?
Bernard Lietaer: Io penso che ci siano due universi dove occorre attivarsi: il mondo degli affari e dell’impiego, che è strangolato dalla rarefazione del credito, e il mondo civile, che include la sfera sociale. Per l’universo degli affari, penso che occorre innanzitutto porre in essere un sistema monetario parallelo che possa funzionare all’interno della zona euro. Occorre concepirlo su scala europea a partire da unità regionali costituite da gruppi d’imprese che accettano di lavorare assieme e di regolare una parte dei loro scambi in moneta complementare. La mia idea è di lavorare a livello regionale – la Bretagna, per esempio – per quanto concerne l’amministrazione e l’organizzazione di questi raggruppamenti d’imprese, ma di concepire l’insieme del sistema su scala europea al fine di armonizzare l’unità monetaria di riferimento e di meglio gestire i problemi di sicurezza. Al livello delle monete civili o sociali, che hanno come obiettivo di indurre delle azioni non spontanee e di orientarle verso una direzione utile per la comunità, la mia idea è di lavorare al livello dei Comuni.
A Gand, la città pilota del progetto fiammingo, verranno introdotte dalle tre alle cinque monete che utilizzeranno lo stesso sistema di pagamento, ma che hanno ognuna un ruolo specifico: l’apprendistato, la riduzione delle emissioni di CO2, l’incoraggiamento di giardini urbani commestibili, etc. Inoltre, una moneta regionale si articola attorno ad una cultura. E’ previsto un budget di 1,7 milioni di euro dedicato solo alle attività culturali. Oltre alle classiche sovvenzioni per le compagnie teatrali e per gli organizzatori di concerti, distribuiremo denaro direttamente agli utilizzatori locali attraverso una moneta dedicata. Gli abitanti potranno scegliere liberamente a quale genere di spettacolo assistere, così come possono scegliere di pagare l’ingresso in euro. Ma quelli che non hanno mezzi, potranno decidere di aiutare un vicino di casa, di dare corsi di matematica, in cambio di questi famosi “punti”…
Le città sono dei laboratori perfetti per questo genere di iniziative. L’idea è di di far coincidere le “città a tema” – un tema culturale nell’esempio di Gand, ma potrebbe essere il tema dell’apprendistato o dello sviluppo duraturo – e le “economie a tema”. Le monete complementari sono disponibili per creare una passerella ideale tra le due situazioni tematiche.
E la solidarietà nazionale?
U.A.: Capisco bene l’interesse per le monete locali. Ho comunque una domanda concernente le monete complementari su scala più grande, come voi la presentate. Oggi abbiamo bisogno di una solidarietà nazionale per finanziare l’educazione, le pensioni, il reddito minimo d’inclusione sociale (RMI, in italia non esiste: 500 euro per una persona sola e circa 1.000 euro per una coppia con due figli, più vari benedici e sconti su bollette. anche cellulare, trasporti gratuiti, etc.), di cui ha bisogno la popolazione. Se noi creiamo dei sistemi di monete parallele, chi paga l’IVA, le imposte o le tariffe sociali ? In che modo questo contribuisce alla solidarietà nazionale?
B.L.: La solidarietà nazionale mancherà sempre di più nel quadro economico attuale. Le monete complementari possono giustamente aiutare i governi a trattare questo problema: basta definire delle monete a vocazione puramente sociale e detassarle. Questo per la semplice ragione che esse servono a risolvere dei problemi che, senza le stesse, avrebbero un costo per i contribuenti. Il Time Dollar, di cui vi ho parlato prima, è ufficialmente esente da imposte. Per contro, tutti gli scambi commerciali realizzati con l’aiuto delle monete complementari come il WIR sono offi tassabili in moneta nazionale. Suggerisco tuttavia che parte delle tasse possano essere regolate in moneta complementare che le imprese accettano tra loro. Questo permetterebbe in cambio allo stato di acquistare con questa moneta, presso le imprese che la accettano una parte di beni o di servizi di cui necessita. Ciò facendo si creerebbero attività aggiuntive dando il buon esempio.
Uno standard rispetto al baratto
U.A.: Mi ricordo di una sessione dell’École de Paris dove l’oratore era venuto ad illustrarci le reti reciproche di scambi di saperi, di cui essa è all’origine [3]. Il principio è il seguente: scambiare lezioni di contabilità contro lezioni di pianoforte. Questo assomiglia a cioò di cui parlate ma con l’assenza di moneta. Vi sembra la stessa cosa?
B.L.: E’ qualcosa di simile. Tuttavia, come sempre nel baratto, l’inconveniente del sistema risiede nel fatto che questo tipo di transazioni non possiedono uno standard. Il miglior professore di pianoforte non è necessariamente quello che ha bisogno delle mie lezioni d’inglese. In questo caso mom è possibile fare la transazione. Niente vieta invece di adottare una unità di conto comune – l’ora, per esempio – che permette di facilitare la transazione. Il “buon” professore di piano viene allora pagato in ore e non più in corsi d’inglese. Può disporre della moneta per comprarsi il servizio di cui ha bisogno. Ed io posso fornire i miei corsi d’inglese ad un’altra persona della mia comunità che desidera apprendere questa lingua.
Ed il rischio comunitario?
U.A.: Desidero sottomettervi delle domande rispetto agli effetti che comporterebbe lo sviluppo su grande scala delle monete complementari quali voi ce le descrivete. Ho cinque osservazioni che potrei formulare così: la prima riguarda i problemi di regolamentazione, la cui assenza è in parte all’origine della crisi che noi conosciamo. Quali sarebbero i sistemi di regolamentazione se il WIR fosse scambiato tra 600 milioni di europei? potrebbero seguire dei fenomeni mafiosi? La mia terza domanda verte sul rischio comunitario. La quarta verte sul rischio di arricchimento per le banche grazie alla loro attività di cambiavalute: a fronte di un accumulo di denaro nel sistema, occorrerà riequilibrarlo tramite il prelievo di una commissione. L’ultima domanda, infine, riguarda i posti di lavoro che rischiamo di distruggere nell’economia classica creandone di nuovi nell’economia parallela. Di fatto, il tempo che verrà consacrato agli scambi che voi evocate, per gestire i problemi dell’invecchiamento, per esempio, non sarà utilizzato per la creazione “classica” di ricchezza, permettendo il pagamento di pensioni ai pensionati. Da questo punto di vista, lo sbocco macroeconomico non mi pare garantito.
B.L.: I due primi punti cui alludete rappresentano dei pericoli potenziali reali. Ma possono essere risolti allo stesso modo: tutti i sistemi di cui vi ho parlato si basano su di una trasparenza totale verso gli utilizzatori della moneta. Prima di cominciare una transazione con voi, ho il diritto di visionare il vostro conto in moneta complementare e voi avete il diritto di visionare il mio. Questa trasparenza in generale allontana la mafia, che preferisce piuttosto dei sistemi anonimi ed opachi. Quanto al rischio di arricchimento delle banche sull’attività di cambio, questo non si presenta che in caso di convertibilità automatica. Ma non è il caso delle monete complementari: il WIR esiste da 75 anni e non è convertibile in franchi svizzeri. Allo stesso modo, il Time Dollar non è convertibile in dollari: l’unità rimane l’ora.
I creatori di questa moneta presumono d’altronde che il tempo ha lo stesso valore per tutti. All’inizio, nessun dentista accetta di farsi pagare in Time Dollar. Ma se volete far funzionare il sistema in una società complessa e diversificata, potete adattare il sistema e permettere che un dentista o un medico possano essere remunerati due o tre ore in Time Dollar per una consultazione di 20 minuti. Se siete d’accordo con questa proposta, allora la cosa può funzionare.
Un impiego o un lavoro?
La vostra domanda sull’impiego solleva un problema centrale. Risponderò in modo radicale. Credo che l’idea secondo la quale esiste un lavoro per ciascuno stia scomparendo con l’era industriale. Per contro, farei una distinzione tra quello che gli Inglesi chiamano “job” – una attività o un mestiere che si pratica per guadagnare soldi – e quello che chiamano “work” per esprimere l’attività che si esercita per passione. Per fare una distinzione tra le due, basta porsi la seguente domanda: se avessi abbastanza denaro per vivere comodamente fino alla fine dei miei giorni, continuerei a fare il lavoro che sto facendo?
Se la risposta è “sì”, si tratta di una vera passione. In caso contrario, si tratta solamente di un impiego, di un “job”, come per la stragrande maggioranza delle persone sul pianeta. Ebbene, io penso che il mondo dei “job” sta morendo: non abbiamo più bisogno di 6 miliardi di individui per produrre i beni e servizi di cui abbiamo bisogno. L’impiego non è la soluzione del futuro. Il lavoro lo è. Le monete complementari permettono in un certo modo di remunerare questo lavoro, e di farne una priorità. Per rispondere alla vostra domanda sul comunitarismo, ho bisogno che mi spiegate a che cosa fate riferimento.
U.A.: Volevo evocare il rischio di creazione dei circuiti di scambio chiusi che comporta l’utilizzazione delle monete complementari utilizzabili in una comunità ristretta.
B.L.: Vi confesso che non capisco quale sia il problema nello scambiare un corso di chitarra in cambio di una lezione da idraulico. In uno degli scenari sviluppati nel mio libro, The Future of Money, evoco un mondo nel quale non ci sarebbero che delle monete complementari locali senza legame le une con le altre. Non parlo di questo. Un tale scenario significherebbe una rottura completa con l’economia convenzionale, cosa che non mi sembra né desiderabile né probabile.
Un ponte tra i bisogni senza risposta e le risorse sottoutilizzate
U.A.: Se voi doveste convincere i responsabili politici di una città di accettare una moneta complementare, quale sarebbero le domande che porreste loro?
B.L.: Chiederei loro quali sono i bisogni e gli obiettivi che non sono soddisfatti sulla scala di quella città. In altri termini, che cosa gli manca? Gli chiederei infine quali sono le risorse che essi ritengono sottoutilizzate nella città stessa: la gente senza lavoro, gli spazi vuoti e inoccupati, il cibo non consumato… Ce ne è abbastanza su cui riflettere. La moneta complementare è un modo di costruire un ponte tra questi bisogni senza risposta e le risorse inutilizzate.
U.A.: Quello che dite mi fa pensare a quello che Keynes evocava nel suo studio Prospettive economiche per i nostri nipoti, pubblicato nel 1930, nel quale prediceva spiritosamente una depressione nervosa universale il giorno in cui 15 ore di lavoro settimanale saranno sufficienti per produrre tutti i beni di cui abbiamo bisogno: talvolta è difficile sapersi organizzare senza questo “job” che ci fa vivere… La mia prima domanda verte sull’articolazione tra la moneta complementare e la moneta principale. Un’impresa che accetta il WIR può utilizzarlo per pagare il suo personale? Esso accetterebbe questa forma di remunerazione e può lui, con questa moneta, comprare quello che desidera? La mia seconda domanda riguarda la nozione di fiducia, indispensabile perché una moneta possa essere scambiata. Come si stabilisce questa fiducia? La scala regionale è a vostro avviso quella più propizia per far nascere un tale sentimento?
B.L.: In Svizzera, al di fuori delle imprese industriali, i settori alberghieri ed immobiliari accettano pagamenti in WIR. Una parte del salario può essere pagata in WIR. La tredicesima può essere pagata in WIR, a secondo dei casi. Esiste d’altra parte un piccolo catalogo che indica tutti gli alberghi ed i ristoranti che accettano i WIR in Svizzera. Questi scambi non rappresentano il grosso delle transazioni in WIR, ma esistono comunque. In risposta alla vostra seconda domanda, risponderò che la moneta e la fiducia sono una tautologia. Si può creare la fiducia – all’interno di una comunità, per esempio – e costruire una moneta basata su questa fiducia, oppure creare la moneta giustamente col fine di creare fiducia e dei legami tra la gente. In casi numerosi, le monete complementari sono innanzitutto create perché gli abitanti di un quartiere si parlino !
Il WARA, una moneta fondente
U.A.: Potreste parlarci del WARA, la moneta regionale che venne creata in Austria prima della guerra?
B.L.: Il WARA è una realtà nata in Germania, per essere precisi venne messo in circolazione nel 1931 a Schwanenkirchen, una piccola città mineraria della Baviera. All’origine, questa moneta era basata su un chilo di carbone. Duemila imprese tedesche l’accettarono tra loro, preferendola alla moneta nazionale dell’epoca. Fu solo dopo la proibizione da parte del ministro tedesco delle Finanze che gli austriaci della comune di Wörgl se ne ispirarono, sotto l’impulso del sindaco del paese. La moneta di Wörgl era una moneta fondente, che aveva una tassa dell’1% del suo valore tutti i mesi al fine di limitarne la sua tesaurizzazione. Il Chiemgauer tedesco, di cui ho parlato prima, è anch’essa una moneta fondente. Per mantenerne il valore facciale occorre, ogni trimestre, incollare su ciascuna cartonota un timbro che rappresenta il 2% del suo valore nominale. L’idea è di evitare di farne uno strumento di risparmio favorendone piuttosto la circolazione come strumento di scambio.
U.A.: Esistono oggi dei mezzi di pagamento efficaci nella sfera del commercio, come la carta VISA, per esempio, ma come immaginate voi il futuro dei mezzi di pagamento interpersonali?
B.L.: Penso che il telefono cellulare costituisce il miglior supporto per gli scambi da persona a persona. Le funzioni che permettono l’attivazione di un borsellino elettronico esistono di già sulla maggior parte dei telefonini. Basta attivarle. La tecnologia c’è. Paradossalmente, i mezzi di pagamento più avanzati per le monete complementari si trovano nei paesi in via di sviluppo, come il Kenya o il Kazakistan. Per la semplice ragione che in quei paesi non ci sono banche da convincere per mettere in atto il sistema.
Moneta e clima?
U.A.: In che modo le monete complementari potrebbero essere utili per risolvere i problemi climatici?
B.L.: Per tentare di affrontare i problemi legati al cambiamento climatico, occorrerebbe che le imprese come la EXXON MOBIL mettessero in moto delle strategie basate non sui risultati finanziari del prossimo trimestre, ma su di un orizzonte di un centinaio d’anni. Finché la loro preoccupazione sarà legata ai risultati del trimestre successivo, questo non funzionerà. La veduta corta, che è una caratteristica della nostra civilizzazione, è programmata dal nostro sistema monetario. Per definizione, tutte le monete che beneficano di un tasso d’interesse positivo scontano il futuro. Ma per gli speculatori e la maggior parte dei dirigenti d’impresa, questo futuro non supera i 5 anni. Non è sempre stato così.
Quando ci volevano dai 100 ai 150 anni per costruire una cattedrale, si trovavano parecchie comunità disponibili a finanziarne la costruzione. Non erano pazzi, ma possedevano semplicemente un modello monetario differente che si basava sul modello del “demurrage” equivalente ad un tasso d’interesse negativo. Nel medio evo veniva utilizzato questo sistema ed incoraggiava i progetti a lunghissimo termine. Oggi lavoriamo alla creazione di una moneta, la TERRA, che si basa su questo principio. La TERRA è una ricevuta d’inventario di un paniere di materie prime mondiali critiche, il cui costo di deposito viene pagato dal portatore della moneta. Il suo tasso d’interesse è quindi negativo, come i WARA ed il CHIEMGAUER, cosa che scoraggia di conservarla per troppo tempo.
Nel caso del TERRA, è il costo di deposito delle materie prime sulle quali questa moneta si appoggia, che rappresenta un tasso d’interesse negativo. E’ lo stesso principio del pedaggio di un parcheggio: il prezzo del parcheggio non svaluta il valore della vostra automobile, ma vi costerà il lasciarla troppo tempo parcheggiata. Quando si sconta una moneta di quel tipo, il lungo termine diventa profittevole. Il TERRA è una moneta su grande scala che è stata concepita in modo da convincere le imprese a pensare al lungo termine. E’ stata immaginata come una moneta suscettibile di sostituirsi ai dollari nel caso che la moneta statunitense affondasse.
Il prezzo giusto
U.A.: Sono convinto del ruolo sociale della moneta complementare così come lo avete esposto, ma vorrei farvi una domanda come imprenditore. Contrariamente a quello che è stato evocato poco fa, io non penso che il problema della fiducia sia così difficile da risolvere: è già stato in parte risolto con i dispositivi commerciali come le tratte, dove si promette un pagamento ad una certa data futura. Quello che piuttosto mi preoccupa è la questione del prezzo: come si collega il prezzo di un bene ad un valore espresso in moneta complementare? Non saprei, ad esempio, a quanti WIR vendere un bene che io produco.
B.L.: Vi risponderò in modo molto semplice. Se è difficile guadagnare degli euro, è invece molto facile spenderli. Vi basta invertire la direzione! In una moneta complementare, vi basta sapere per che cosa la utilizzerete prima di incassarla. Se voi sapete per che cosa spenderete i WIR, saprete bene quello che valgono. E’ tutto. Non è poi tanto più difficile che pensando in euro.
Note:
2] http://fr.wikipedia.org/wiki/Chiemgauer
3] “Offre cours d’économie, demande cours de soudure” : le succès des réseaux d’échanges réciproques de savoirs Claire HÉBER-SUFFRIN, Jean-Jacques PIARD, séminaire Vies Collectives, mai 1997.
Presentazione dell’oratore
Bernard Lietaer è stato attivo nel campo dei sistemi monetari per circa 30 anni in una varietà inconsueta di ruoli. Alla Banca Nazionale del Belgio era responsabile per la messa in opera del meccanismo di convergenza (ECU) verso il sistema europeo della moneta unica. Durante questo periodo, era anche presidente del sistema belga di pagamento elettronico. E’ l’autore di 15 libri pubblicati in 5 lingue, tra cui “The Future of Money” tradotto in 18 lingue. La sua opera più recente in francese si intitola: “Monnaies Régionales : De nouvelles voies vers une prospérité durable”. Maggiori informazioni sono disponibli sul sito:
http://www.lietaer.com
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L’Association des Amis de l’École de Paris du management organise des débats et en diffuse des comptes rendus ; les idées restant de la seule responsabilité de leurs auteurs. Elle peut également diffuser les commentaires que suscitent ces documents.
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Diffusion juillet 2009.
[…]
Traduzione a cura di Centro Studi Monetari. (http://leconomistamascherato.blogspot.com/2010/03/creare-monete-regionali-per-affrontare.html)
Link di riferimento: http://www.stampalibera.com/?p=10304.
Originale: CRÉER DES MONNAIES RÉGIONALES POUR TRAITER LA CRISE GLOBALE
Tecnocracy, L’Ecologia dell’Uomo
Che cosa è la FAZ
La FAZ è la struttura reale e virtuale per la costruzione di una Economia Alternativa basata sui
valori umani invece che sull’accumulazione del capitale.
Il presupposto teorico della FAZ è dato dalla considerazione che le risorse sono sempre sufficienti
e .che l’economia della scarsità è frutto di una situazione contingente determinata da ragioni
politiche o sociali. Questo assunto è, a sua volta il fondamento dell’economia dell’abbondanza, e si
basa sulla dimostrazione che la ricchezza consiste nella organizzazione di flussi di informazione
che generano opportunità e che questa organizzazione dipende dalla creatività e dal livello culturale
di una società .data (cfr de Simone, Un’altra moneta, Malatempora 2003, Roma pagg. 47 e segg. E
pagg 79 e segg).
La dimostrazione è stata fornita da Frank Tipler e si basa su queste considerazioni. Osserviamo,
inizialmente, che il capitale di una impresa, secondo Hayek è dato dai flussi di reddito generati
dall’organizzazione aziendale.
“Il dato usualmente detto “riserva di capitale”, si può quindi descrivere in maniera adeguata
soltanto in termini della totalità di tutti i flussi di reddito tra i quali l’esistenza di un certo
capitale azionario di risorse non permanenti (insieme all’andamento previsto delle entrate)
ci consente di scegliere. […] Ciascuna delle parti costituenti tale capitale può essere usata
in modi diversi e in combinazioni diverse insieme ad altre risorse permanenti, per produrre
flussi temporanei di reddito. […] Ciò che si sacrifica per ottenere un flusso di reddito di una
particolare forma sono sempre le parti dei flussi di reddito potenziali di altre forme temporali che
si sarebbero potute avere in alternativa. Pertanto, l’unica descrizione adeguata della “riserva di
capitale” è un’enumerazione completa della gamma dei possibili flussi in uscita di diversa forma
temporale .che si possono produrre con le risorse esistenti”. (F. Hayek brani scelti, 1942, 1971,
citato da F. Tipler, Fisica dell’immortalità, Mondandori, Mi 1994 pag. 256).
Questa considerazione rovescia l’antica visione del capitale societario come di una sommatoria di
beni dotati di un proprio valore intrinseco e soprattutto indica che è la scelta di alcune forme di
utilizzo delle risorse esistenti a determinare i flussi di reddito che vengono effettivamente generati.
Ora, nota Tipler che le disposizioni possibili non sono altro che le opportunità generate dall’utilizzo
del patrimonio complessivo, e queste opportunità sono definibili in termini di flussi di informazioni.
É possibile, quindi, definire le risorse in termini proprio di opportunità e, quindi, in termini di
flussi di informazioni gestibili da un organismo. Che questo organismo sia una vita elementare,
una .società, una galassia o l’intero universo non muta la natura del fenomeno. Tipler arriva alla
conclusione che le risorse nell’universo sono sempre sufficienti, poiché è agevole dimostrare che
la quantità di informazioni gestibili nel tempo di vita dell’organismo è necessariamente minore del
totale delle informazioni disponibili, qualunque sia la velocità di gestione di tali informazioni.
“Per definizione, il numero di disposizioni possibili che si possono codificare con I bit di
informazione è 2^I. Se, in accordo con Hayek, si identifica il patrimonio totale con il numero delle
disposizioni possibili, si ottiene 2^I per il patrimonio della società, il quale cresce, quindi, come
2^(tempo soggettivo); si tratta di una crescita esponenziale. Poiché il tempo soggettivo va da zero
a più infinito, ciò significa che il patrimonio cresce in eterno in maniera esponenziale nel tempo
soggettivo.” F. Tipler, Fisica dell’immortalità, Mondadori, Mi 1994 pag. 256.
La prima e più rivoluzionaria conseguenza di questo assunto è che non c’è necessità di alcuna
accumulazione materiale di capitale. Il capitale necessario per lo sviluppo di una società è dato
dall’insieme delle conoscenze di quella società e dalla loro organizzazione. Senza questo elemento,
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tutto l’oro del mondo non servirebbe a nulla e non potrebbe produrre alcunché. Questo insieme
di conoscenze è costituito dalla moltiplicazione dei saperi di tutti i membri della società ed è una
funzione reciproca della divisione e della specializzazione del lavoro. Infatti, l’incremento della
divisione del lavoro comporta incremento delle conoscenze collettive, ma anche l’incremento di
queste comportano un aumento della parcellizzazione del lavoro.
Definisco questo insieme di saperi collettivi il Capitale Sociale, ed esso deve essere considerato
un fattore di produzione insieme agli altri elementi necessari per costruire un’azienda qualunque,
il lavoro materiale e quello intellettuale nonché l’insieme degli strumenti e degli oggetti materiali
necessari per la produzione.
La remunerazione del Capitale Sociale come fattore di produzione giustifica su un piano teorico
l’istituzione di un Reddito di Cittadinanza: tutti i membri di una società hanno diritto a partecipare
alla distribuzione del reddito derivante dall’impiego di un fattore di produzione alla cui formazione
tutti partecipano, e ciò indipendentemente da ogni misura di partecipazione, poiché il Capitale
Sociale non avrebbe alcuna utilità senza il contributo di tutti. Il RdC come redistribuzione
dei proventi del Capitale Sociale genera un’idea di eguaglianza sociale che non comporta
l’appiattimento delle differenze e del merito individuale. E queste differenze non si traducono
necessariamente in diseguaglianze economiche, ma tenderanno a porsi sul piano del riconoscimento
sociale.
Sul piano economico, il Reddito di Cittadinanza si giustifica come distribuzione di quella che
attualmente è l’appropriazione di parte dei proventi della produzione da parte della rendita
finanziaria. Appropriazione che non ha alcuna ragione di esistere poiché il capitale necessario è
appunto il capitale sociale. L’emissione della moneta, infatti, avviene per lo più mediante creazione
di denaro sul debito che si giustifica per l’attività di lavoro che sarà effettuata da ciascun operatore.
E’ insensato che siano le banche ad appropriarsi degli interessi quando quella creazione di denaro
è fatta sul lavoro di ciascuno. Per questa ragione ritengo che il Reddito di Cittadinanza debba
essere commisurato all’entità degli investimenti che vengono effettuati in una società e che esso
non debba gravare sulla singola impresa ma che debba derivare dall’effetto moltiplicatore che ogni
investimento determina nella società.
E’ noto che per il moltiplicatore di Kahn e Keynes l’investimento di una somma comporta un
ritorno in ricchezza che va da due a cinque volte l’investimento effettuato. Ora, una parte di questo
investimento va a remunerare i fattori di produzione ed il rischio di impresa, ma un’altra parte
deve remunerare il capitale sociale. Attualmente, invece, questa parte va ad alimentare la rendita
finanziaria in una spirale che non può avere fine poiché gli interessi sul capitale monetario tendono
sempre a crescere e per essere ripagati devono generare altro debito che va ad incrementare la quota
di interessi del capitale complessivo.
La creazione del denaro deve essere effettuata sugli investimenti secondo un criterio rigidamente
automatico. Questo evita che la gestione del credito possa tradursi in un potere discrezionale che
è assolutamente deleterio sia se esso è gestito secondo un criterio politico, sia se è invece detenuto
da tecnici che, attraverso esso, gestiscono un enorme potere. Ritengo che il capitale sociale possa
essere espresso con un numero che sostanzialmente coincide con la massa monetaria nel suo
complesso o con una porzione di essa. Ovviamente questa coincidenza sarà molto più precisa in un
ambiente economico che emette moneta sugli investimenti, ma grosso modo anche oggi possiamo
dire che in sostanza la massa monetaria non speculativa (vale a dire l’insieme degli strumenti
finanziari che svolgono funzione monetaria escludendo parte consistente dei derivati) coincide con
il capitale sociale.
Possiamo determinare, quindi la capacità di credito individuale nella quota di massa monetaria
di ciascun membro della società. Quota sulla quale ciascuno può avere credito, e deve averlo
se lo richiede. Questa capacità di credito può essere ceduta ad un terzo esattamente come ora si
acquistano le azioni di una società in borsa o al momento della costituzione. Se la capacità di
credito individuale assomma, poniamo per esempio a 50.000 $ per realizzare un investimento
da 100 milioni un imprenditore dovrà convincere 2.000 persone a cedergli la loro intera capacità
di credito oppure, più ragionevolmente, 20.000 persone a cedergli il 10% ciascuno della propria
capacità di credito. I soci partecipano ai profitti dell’azienda, proprio come ora partecipano alla
distribuzione dei dividendi. La Banca sociale crea il denaro per l’investimento e, compatibilmente
con i tempi di realizzazione dell’iniziativa, crea una corrispondente somma da distribuire tra tutti i
cittadini a titolo di RdC. Questa emissione è pienamente giustificata nell’equazione di Fisher o degli
investimenti, poiché ad un incremento delle attività deve corrispondere un incremento della massa
monetaria.
Il denaro deve essere emesso a tasso negativo e questo è un altro elemento fondamentale della
FAZ. Il tasso negativo ha due conseguenze importanti: la prima è che il denaro non crea debito
né interessi e la seconda è che esso scompare dal sistema mano a mano che le attività che esso
a contribuito a creare diventano obsolete. Il livello del tasso negativo dipende da una funzione
che è descritta dal tasso medio di obsolescenza delle attività create. Il tasso negativo impedisce
anche l’accumulazione di capitale finanziario e favorisce la massima velocità di circolazione della
moneta. L’impossibilità di accumulare il denaro elimina definitivamente il problema della trappola
della liquidità che è uno dei problemi alla base della attuale crisi finanziaria e dell’impossibilità
di uscirne. Allo stesso tempo, vista nell’ottica dell’equazione di Fisher, il tasso negativo descrive
un ambiente economico tendenzialmente deflazionario, poiché la massa monetaria tende a ridursi
progressivamente e cresce solo per gli investimenti. Se la creazione di ricchezza è maggiore del
fattore due ipotizzato, i prezzi dovrebbero tendere a calare e questo potrebbe giustificare ulteriori
emissioni di denaro per il RdC.
Questo ambiente rende ragionevole la legge di Say, poiché ogni investimento viene accompagnato
da un’emissione monetaria per il consumo (rectius per la fruizione, visto che la maggior parte degli
investimenti sono effettuati per attività immateriali), e quindi ne viene favorita la collocazione.
E’ chiaro anche che il RdC non sostituisce il reddito da lavoro ma si affianca ad esso e che la sua
determinazione deve tendere ad un importo almeno sufficiente alla sussistenza, affinché ognuno
possa avere i mezzi ed il tempo necessario per sviluppare il proprio talento e la propria creatività.
Solo stimolando la creatività e svincolando, almeno per la parte relativa alle necessità vitali, il
reddito dal lavoro, si può ottenere una reale crescita del capitale sociale ed una società solidale ed
equa.
Tornando all’esempio sul finanziamento fatto sopra, l’impresa che riceve il finanziamento da
100 milioni deve restituire alla Banca di emissione i 100 milioni nel tempo di ammortamento
dell’investimento. Il denaro emesso è a tasso negativo, e quindi l’impresa avrà convenienza a
prenderlo solo nel momento in cui deve realmente effettuare la spesa. In un mondo a tasso negativo
si assiste allo strano rovesciamento di ruoli, per cui è il debitore che insiste per pagare il suo debito
mentre il creditore che non ha esigenze di spesa o di investimento preferisce lasciarglielo un altro
po’ di tempo. La funzione di garanzia per il futuro che svolge il denaro accumulato viene sostituita
dalla garanzia del RdC. Oltretutto, per un capitale di 100.000$ e un tasso negativo del 12% un
RdC di 1.000$ mese pareggia la perdita sul capitale per il tasso negativo, e quindi è falso che il
tasso negativo distrugga il piccolo risparmio. Nel sistema della FAZ esso attacca essenzialmente la
rendita finanziaria che, come la rendita fondiaria ai tempi della rivoluzione francese, è divenuta il
cancro della nostra società.
Lo strumento tecnico per l’emissione di un denaro a tasso negativo per mezzo di strumenti
elettronici, senza incorrere nei divieti imposti dalle normative sulla emissione del denaro, è il
TITAN, acronimo di Titoli a Tasso Negativo che tecnicamente sono obbligazioni sottoscritte dai
membri della FAZ che invece di pagare un warrant periodico lo esigono. Nel sistema ci sono state
diverse emissioni di obbligazioni a tasso negativo, generalmente prestiti obbligazionari convertibili
a data fissa con un warrant negativo in previsione di un forte incremento delle azioni da convertire
(uno di questi prestiti fu emesso tempo fa dal fondo di Warren Buffett e sottoscritto per oltre un
miliardo di dollari in poche ore).
Altra emissione di obbligazioni a tasso negativo fu effettuata nel 2001 dalla Société Génerale
in yen sulla previsione di una deflazione in Giappone che avrebbe ridotto i prezzi dei beni in
misura maggiore del tasso negativo applicato. Lo strumento è inattaccabile sul piano giuridico e
poiché il tasso negativo applicato agli investimenti nella FAZ comporta l’azzeramento del capitale,
non c’è necessità di alcun accantonamento a garanzia dei creditori. Al termine del prestito viene
distribuita tra i sottoscrittori delle obbligazione un’azione di un valore pari al tasso di incremento
della ricchezza apportato da quell’investimento, distribuzione che si traduce in un incremento della
capacità di credito individuale. Attualmente le obbligazioni vengono gestite interamente mediante
strumenti elettronici, e nel sottoscrivere l’adesione alla FAZ ciascun membro può impegnarsi
automaticamente a sottoscrivere tutte le emissioni obbligazionarie a tasso negativo che saranno
emesse dalla Banca.
La Banca svolge la funzione di determinare il livello del tasso negativo, di verifica delle condizioni
automatiche per la emissione del denaro per gli investimenti, di creazione di questo denaro
mediante lo strumento delle obbligazioni e di verifica dei prezzi per evitare una deflazione
eccessiva. La remunerazione della Banca sarà data da un costo che verrà applicato su qualunque
operazione, somma commisurata ai costi che la Banca deve sostenere per svolgere la propria
funzione e per la restituzione del capitale necessario alla sua costituzione, poiché anche l’attività
della Banca consiste in un investimento.
Per introdurre il sistema della FAZ nella società stiamo operando in due modi. Il primo creando
una comunità virtuale attraverso diversi strumenti di socialità diffusa (Facebook e You Tube)
per raggiungere il nucleo minimo necessario per avviare l’iniziativa. Ritengo che tale numero
sia di almeno 10.000 persone che rappresentino uno spaccato significativo delle attività nella
società. Ovviamente è necessario che alcune di queste persone siano imprese in grado di costruire
qualche filiera completa, in modo che lo scambio monetario non si interrompa o non venga
rallentato troppo. L’ideale è costruire una produzione di energia da fonti rinnovabili e acquistarla
mediante Titan, poiché l’energia è alla base di ogni filiera di produzione, comprese tutte quelle di
attività immateriali. In una fase iniziale, lo scambio e l’emissione di Titan per i finanziamenti sarà
necessariamente parziale, poiché le imprese non potranno acquistare tutto quello che serve per la
loro attività utilizzando i Titan. Ma poiché è presumibile che la creazione di ricchezza sia molto
elevata, è anche presumibile che la percentuale di emissione di Titan sugli investimenti possa
raggiungere rapidamente una percentuale superiore al 50%. Tutti i membri della FAZ si impegnano
a prestare il proprio lavoro o cedere i propri beni accettando Titan in una percentuale almeno pari a
quella media di emissione di Titan sugli investimenti.
Un altro modo per creare una FAZ è quello di operare su un territorio per mezzo di un Municipio.
Il Municipio, a seguito dei tagli al bilancio decisi dal Governo, non ha i soldi per assicurare tutti i
servizi di prima. Poniamo che il taglio al bilancio sia stato del 30%. Il Municipio chiede all’impresa
che eroga il servizio pubblico di effettuarlo egualmente, come servizio gratuito, ricevendo in
cambio un certificato di solidarietà costituito dai Titan nella misura del 30% del totale.
Nel Municipio esistono catene di negozi che praticano sconti tra il 5 e il 20% agli iscritti. I
dipendenti che ricevono i Titan possono spenderli presso una di queste catene che accetteranno
i Titan almeno per il 30% ma anche fino al 50% del prezzo di listino, anche essi come
riconoscimento del valore di solidarietà dei Titan. Infatti il negoziante ha convenienza ad accettare
questa moneta perché con essa può effettuare a sua volta acquisti presso gli altri negozi del circuito.
Rispetto allo sconto puro, dove ha una perdita secca dell’importo dello sconto, con il Titan può
effettuare un acquisto e così la perdita scompare. E ogni volta che accetta di nuovo una moneta,
la sua perdita virtuale si riduce fino a diventare in pratica nulla. Oltretutto il negoziante può farsi
finanziare a tasso zero o utilizzare i Titan che accetta per pagare spese straordinarie come i costi
di ristrutturazione del negozio oppure pagare alcuni costi per i servizi del Municipio. Potrà anche
incrementare la propria attività poiché ci sarà più denaro in circolazione, mentre la crisi ha ridotto il
suo volume di affari ed avrà garantita una clientela che deriva dalla partecipazione al circuito.
Anche l’erogazione di un servizio pubblico è un investimento per il quale possono essere emessi
i Titan e in questo modo si ottiene la copertura di una struttura pubblica che altrimenti dovrebbe
ridurre i servizi che eroga.
In conclusione, la FAZ è il sistema più diretto per costruire una società fondata su comportamenti
solidali senza richiedere sacrifici e basandosi anzi, sull’interesse egoistico individuale. Costruirla
come un virus inoculato all’interno di un corpo malato di debito e interessi attivi che generano altro
debito, e che è presumibile che si moltiplichi proprio come un virus perché il corpo malato non ha
difese contro di esso.
Un’obiezione possibile a questo meccanismo è che, alla fin fine, esso non incide sulle motivazioni
che spingono gli uomini ad intraprendere una qualsiasi attività imprenditoriale, ovvero il desiderio
di guadagno. Insomma, la FAZ non uscirebbe dalla logica del capitalismo, poiché l’iniziativa
sarebbe sempre in mano ai privati e questi continuerebbero ad essere animati dal desiderio di
arricchirsi.
Una conseguenza è che un ambiente FAZ potrebbe portare ad un’esplosione di consumo che
sarebbe contraddittoria con il rispetto per l’ambiente e con una società solidale. In ogni caso la FAZ
non cambierebbe la logica egoistica e aggressiva della società umana.
Questa obiezione è sostanzialmente infondata. L’obiettivo di una società con il RdC è quello di
generare un’esplosione di creatività, poiché gli uomini sono fannulloni solo nella mente degli
schiavisti. Teniamo conto del fatto che questo genererebbe un’esplosione di “fruizione” piuttosto
che di consumo, poiché la maggior parte della produzione è di beni immateriali, e che anche alla
luce di questo fatto, appare essenziale svincolare la moneta da ogni materialità. Un’esplosione di
fruizione, tuttavia, rafforza la creatività e questo mi sembra un effetto particolarmente desiderabile.
Nella stessa logica, ritengo che l’iniziativa imprenditoriale debba essere libera: non riesco a pensare
che questa esplosione di creatività possa essere sottoposta al vaglio di un funzionario di Stato che
decide cosa debba essere mandato in produzione e cosa no. Da questo punto di vista, un’economia
pianificata appare davvero ridicola, riduttiva e in fin dei conti, un mero strumento di oppressione.
È probabile che in una prima fase la produzione sia animata essenzialmente dal desiderio di
guadagnare. D’altra parte la società e gli uomini attuali sono quelli che sono, e non è possibile
cambiare loro la testa se non tagliandogliela. Personalmente sono contrario in modo radicale ad
ogni provvedimento restrittivo e ad ogni divieto e imposizione. Tuttavia osservo che la FAZ genera
un ambiente in cui domina la creatività e che inoltre, il RdC libera gli uomini dall’ossessione del
dover fare soldi per sopravvivere.
Infine, il tasso negativo impedisce in buona misura l’accumulazione del denaro e spingerà le
persone a spendere i soldi per alimentare la propria capacità di fruizione e quindi la creatività. Alla
fine, lo stimolo principale sarà proprio la creatività ed il raggiungimento di obiettivi ambiziosi in
questo ambito. Con la stessa logica che anima il mondo dell’open source, immagino che le persone
saranno portate a collaborare per cercare gloria personale e non un denaro che vale solo come unità
di conto. Leggendola con Platone, possiamo dire che questa rappresenta il passaggio dalla società
dei ricchi a quella dei guerrieri. Che però non cercano la gloria in battaglia, ma nell’affermazione di
sé nella società.
Sarà un processo lungo e doloroso quello di togliere dalla testa della gente la divinità del denaro e la
sua funzione salvifica dell’anima. Ma alla fine, il tasso negativo ha essenzialmente questa funzione:
se il valore non sta più nelle cose ma nelle persone, che senso ha continuare a cercarlo fuori di sé?
La funzione di un modello sociale è quella di indirizzare la gente verso comportamenti socialmente
accettabili. La visione del capitalismo, nelle sue diverse forme e da ultimo come capitalismo
finanziario, ha generato un grande cambiamento, che tuttavia ha portato con sé una dimensione
umana inaccettabile e inadeguata.
Questo modello, conserva di quella visione gli elementi necessari, generando comportamenti che
restituiscono dignità ad ogni essere umano, e che soprattutto mettono al centro della competizione
sociale la ricerca dei valori in un ambiente di assoluta libertà. Credo che questo esito sia alla fine
inevitabile, nonostante la ostinata resistenza delle forme di potere nella mente umana.
E’ lo stesso funzionamento del sistema che ci porta inevitabilmente verso questo esito. A tale
proposito, faccio notare, per inciso, che i Titan rispetto alle monete correnti sono “moneta cattiva”
che per la legge di Gresham scaccia sempre quella buona dal mercato. La gente userà quindi i
Titan e accumulerà dollari e euro, senza rendersi conto che in questo modo cacciano una moneta di
potere nella trappola della liquidità, che per una moneta di debito è assolutamente mortale. Non è
esteticamente gradevole il fatto che perseguendo un proprio egoistico interesse la gente sia portata
inavvertitamente a tenere comportamenti solidali? E che questo comporti una trasformazione
radicale della società senza dover necessariamente tagliare la testa a qualcuno?
Alla fine il corpo malato deve soccombere, soffocato dalla sue stesse contraddizioni. In un grande
romanzo italiano, il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa, Tancredi, uno dei protagonisti dice: “Se
vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi!”. Per cambiare realmente le cose è
necessario cambiare la sostanza e non la forma. Questa è l’ambizione della FAZ.
Venezuela establece un sistema de circulación de monedas comunales
No sirven para ahorrar ni para hacer compras. Mucho menos para enriquecerse. Las nuevas monedas comunales, que ya circulan en Venezuela, se utilizan para facilitar las operaciones de trueque comunitario legalizadas por el Gobierno en julio de este año, como una medida para desarrollar el modelo económico de producción socialista.
El presidente Hugo Chávez aprobó el decreto ley para el Fomento y Desarrollo de la Economía Popular el 31 de julio de 2008, un día antes de que vencieran los poderes especiales que le otorgó el Parlamento para legislar durante año y medio. La norma autoriza a las comunidades, organizadas en “grupos de intercambio solidario”, a crear su propio signo monetario, darle un nombre y establecer su valor por equivalencia con el bolívar fuerte, la moneda de curso legal desde la reconversión de enero de 2008.
Las nuevas monedas únicamente podrán emplearse en el ámbito comunitario y canjearse por “saberes, bienes y servicios”, nunca por dinero corriente o por monedas de otras comunidades. El Banco Central de Venezuela está encargado de regular su emisión. Estas monedas circulan en Venezuela desde el año 2007, cuando el Ministerio para la Economía Comunal comenzó a experimentar con los mercados de trueque. Hasta hoy existen diez tipos, todas con nombres que “resaltan la identidad del pueblo”, como obliga la ley.
En el Estado de Yaracuy se usa la lionza; en Miranda, el cimarrón; en Nueva Esparta, el guaiquerí; en Trujillo, el momoy; en Falcón, el zambo; en Sucre, el paria; en Zulia, el relámpago del catatumbo; en Lara, el tamunange; en Barinas, el ticoporo; y en Monagas, el turimiquire.
Quienes utilizan los mercados de trueque solidario fueron bautizados por el Gobierno como “prosumidores”: una aleación de productor, distribuidor y consumidor, desencantado del sistema capitalista.
El presidente Chávez ejemplificó el proceso de canje en uno de sus programas Aló, Presidente: “Si yo soy productor de cambures [plátanos] y llevo mis cambures allí, y al mismo tiempo me incorporo como productor y consumidor, a lo mejor cambio mis cambures por 10 zambos y esos 10 zambos me valen para llevarme unos tomates y un pollo. Soy prosumidor, estoy incorporado a ese mercado, un mercado socialista, de iguales, no hay un capitalista que explota a los demás”.
Américo Mata, uno de los prosumidores que el mes pasado se estrenó en el uso del cimarrón, enfatizó la explicación del mandatario bolivariano: “Esto mismo lo hace el Gobierno revolucionario y el presidente Chávez con el mega trueque, que es darle petróleo a nuestros países hermanos para recibir a cambio maquinarias que fortalezcan la soberanía alimentaria”.
El ex director del Banco Central de Venezuela (2000-2007), Domingo Maza Zavala, sostiene se ha mostrado muy crítico con la decisión de Chávez, ya que, en su opinión, es ilegal la emisión de nuevas monedas al margen del sistema monetario establecido: “Si el Banco Central se atiene a su propia ley, no puede emitir otra moneda distinta del bolívar fuerte. Quien se niegue a aceptar la moneda con fuerza legal de circulación en Venezuela como medio de pago también viola la ley”.
Para Maza Zavala, las monedas comunales representan un retroceso al siglo XIX, cuando los peones de las haciendas venezolanas recibían su pago en fichas que sólo eran válidas en las bodegas de sus patrones.
Ronald Balza, profesor e investigador de la Universidad Central de Venezuela, considera que, con esta ley, Chávez pretende imponer algunos aspectos del proyecto de reforma constitucional vetado en el referendo de diciembre de 2007, que establecía la creación de “ciudades comunales” socialistas.
“La propuesta de reforma constitucional era crear células geohumanas: ya no de grupos de personas sobre un territorio, sino ciudadanos amarrados a ese territorio. Si a la comuna se le asignan unas tareas de producción y hay monedas que sólo se pueden utilizar dentro de la comuna, el sistema se cae si alguien se sale de la comuna”, agrega el investigador universitario. “Es una manera”, prosigue, “de controlar los precios y de obligar a las personas a realizar sus transacciones en el lugar en el que vive, sin posibilidad de salir de allí”, concluye Ronal Balza.
Otros economistas plantean que las monedas comunales pueden incidir en el crecimiento de la inflación. El principal problema radica en que puede darse el caso de que aumenten los medios de pago pero no la oferta de bienes.
En la actualidad, el índice inflacionario de Venezuela es el más alto de América Latina: 19,4% acumulada en lo que va de 2008, y 34,5% interanual, en el periodo que va de agosto de 2007 a agosto de 2008.
Lenguaje del intercambio comunal
La Ley para el Fomento y Desarrollo de la Economía Popular, además de un nuevo sistema de producción del Gobierno de Venezuela, establece un nuevo lenguaje para definir el intercambio comunal.
Estos son los términos que, según el artículo 5 de la ley, deberán manejar las comunidades que quieran incorporarse al modelo y poder, así, disponer de su propia moneda.
» Modelo socioproductivo comunitario: sistema de producción, transformación, distribución e intercambio socialmente justo de saberes, bienes y servicios de las distintas formas organizativas surgidas en la comunidad.
» Trabajo colectivo: actividad organizada y desarrollada por los miembros de las distintas formas organizativas, basada en relaciones de producción no alienada, propia y auténtica.
» Brigadas de producción, distribución y consumo: grupo de personas que desarrollan una actividad y que apoyan recíprocamente a otros semejantes, garantizando el equilibrio justo de las actividades socioproductivas para el desarrollo y fomento de la economía popular.
» Prosumidores: se refiere a las personas que producen, distribuyen y consumen bienes o servicios y participan voluntariamente en los sistemas alternativos de intercambio solidario, con espíritu social, para satisfacer sus necesidades y las de otras personas de la comunidad.
» Trueque comunitario directo: es la modalidad de intercambio directo de saberes, bienes y servicios con valores mutuamente equivalentes, sin necesidad de un sistema de compensación o mediación.
» Trueque comunitario indirecto: es la modalidad de intercambio directo de saberes, bienes y servicios con valores distintos que no son mutuamente equivalentes. Requieren de un sistema de compensación o de mediación, a fin de establecer de manera explícita relaciones equivalentes entre dichos valores diferentes.
» Mercados de trueque comunitario: son espacios locales destinados periódicamente al intercambio justo y solidario de saberes, bienes y servicios.
Fuente: “El País” (España), 12 sept 2009
Sistema de trueque se inició en Quíbor, Venezuela
El sistema de trueque como forma de pago comenzó en Quíbor tras una asamblea en la que participaron delegados de los municipios Iribarren, Jiménez, Morán y Andrés Eloy Blanco.
La Alcaldía del municipio Iribarren emitió un comunicado de prensa para explicar que el proyecto denominado Saquito Larense tiene como finalidad promover el intercambio comercial sin recurrir al dinero de uso oficial.
La iniciativa es coordinada por el politólogo Gerardo González, director de la Oficina Técnica de Estadística y Cooperación Internacional de la Alcaldía de Iribarren, y Ciro Aldana, vocero operativo del sistema de trueque promovido en todo el país por el Ministerio de las Comunas.
Gerardo González explicó que en Lara se espera que el resto de los municipios participen en este proceso, tomando las experiencias de Yaracuy y otros estados donde desde hace algún tiempo se aplica.
En el sistema de trueque participan los consejos comunales y otras organizaciones sociales mediante las cuales se trata de integrar a las empresas socialistas creadas por disposición presidencial, informó González.
Ciro Aldana destacó: “Esta propuesta se trata de una nueva economía solidaria en la cual no tiene cabida el capitalismo mediante la utilización comercial del dinero tradicional, sino que se intercambian solidariamente productos por una moneda comunal. Por esta razón, en Lara se busca que el sistema pueda crecer y consolidarse desde adentro hacia afuera y que sus beneficios lleguen a todos los sectores de la entidad mediante la figura de facilitadores”, aclaró.
Banco Central de Venezuela realiza encuentro sobre los sistemas alternativos de intercambio solidario, trueque y monedas comunales
El Banco Central de Venezuela sirvió de facilitador de un encuentro sobre los sistemas alternativos de intercambio solidario, trueque y monedas comunales, para conocer las experiencias que se han venido desarrollando en el país al respecto.
Luego del seguimiento y la investigación que a nivel teórico y conceptual ha venido realizando el BCV sobre el uso de la moneda comunal en distintos países y en el caso particular de Venezuela, el emisor participó en una reunión con representantes del Ministerio del Poder Popular para la Economía Comunal, el Instituto Nacional para el Desarrollo de la Pequeña y Mediana Industria y representantes de los sistemas alternativos de intercambio solidario existentes en el país.
La mesa redonda se llevó cabo en el Centro Cultural Salvador de la Plaza y fue presidida por José Félix Rivas, Director del BCV, quien destacó que el instituto emisor tiene un rol en la promoción y fortalecimiento de este tipo de iniciativas que han surgido ante la nueva institucionalidad vigente en el país desde hace diez años y que forman parte de una nueva estrategia de desarrollo, y en el caso específico de la llamada economía solidaria, donde lo social y humano se imponen a lo mercantil. Además de las atribuciones que le confiere el marco legal en lo que respecta a la regulación de la moneda comunal dentro del ámbito de su competencia, el BCV puede contribuir a la investigación y defensa de estas experiencias, incluyendo la ampliación, sistematización y mejoramiento las estadísticas disponibles sobre el sector.
“El caso de la moneda comunal es una forma inédita como mecanismo de intercambio, en un modelo que está basado en principios de solidaridad y cooperación, donde predominan las necesidades de la gente por encima de las del mercado. No se impone la lógica del valor de cambio sino la del valor de uso”, dijo Rivas Alvarado. En este sentido, recordó que la experiencia se ha venido cumpliendo a nivel nacional desde hace varios años, donde el emisor apoyó en la conceptualización de la Ley sobre esta materia, que permite la complementación entre monedas locales y la moneda nacional y demuestra que es posible que puedan coexistir en una relación de sinergia, que permita apoyar un modelo de desarrollo donde los valores humanitarios se impongan sobre los comerciales.
Por su parte, Francis Rodríguez, coordinadora general de la Oficina de Organizaciones Socio productivas Comunitarias del Ministerio del Poder Popular para la Economía Comunal, explicó que esta idea se materializa en base al artículo 30 de la Ley para el Fomento y Desarrollo de la Economía Popular. “Nos corresponde hacer el seguimiento y control de las nuevas formas de organización socio productivas que establece la Ley y entre ellas los grupos de intercambio o de trueque. Hemos ayudado a facilitar, fortalecer y fomentar este tipo de organizaciones a través de talleres y dinámicas de grupo, para que trabajen en colectivo y mejoren y diversifiquen sus espacios de intercambio”.
Rodríguez hizo un llamado a las comunidades del país a organizarse en este tipo de iniciativas que surgen como una alternativa para cubrir las necesidades humanas de bienes, productos y saberes, vistas de una manera diferente para su satisfacción. Los interesados deben acudir a Inapymi que es el organismo de ejecución con que cuenta el Ministerio.
Verónica Cayvet, gerente general de financiamiento y preinversión de Instituto Nacional para el Desarrollo de la Pequeña y Mediana Industria, participante en la Mesa Redonda, recordó que esta experiencia existe en otros países del mundo y respetando las particularidades de cada una, al Presidente de la República Bolivariana de Venezuela, Comandante Hugo Chávez Frías se le ocurrió invitar a la población a adentrarse en este tipo de experiencia.
“Inicialmente fue Inapymi quien asumió el primer abordaje a las comunidades para tratar de llevarles este conocimiento, iniciativa a la que se han sumado otras instituciones del Estado. Los prosumidores y prosumidoras, como se denominan a los productores y consumidores, van adaptando las características propias de cada comunidad a la iniciativa, con el respeto genuino a las ideas y aportes de cada localidad. De allí que cada día son más las localidades que se suman a esta iniciativa. El pueblo venezolano siempre ha sido solidario con un gran sentido progresista. De allí que este es un espacio idóneo y una experiencia interesante donde todos los venezolanos que deseen participar pueden poner de manifiesto sus cualidades. Se busca que los que ya existen se sigan consolidando y se sumen nuevos prosumidores y prosumidoras a esta iniciativa. Se busca que el éxito de esta política sirva para incorporar cada vez más espacios.”
La representante de Inapymi aplaudió la iniciativa del Banco Central por este intercambio de experiencias.
En la mesa redonda participaron además los representantes de las monedas comunales Turimiquire (subregión Anzoátegui, Monagas y Sucre), Socopó (Barinas), Zambo (Falcón), Tamunangue (Lara), Cimarrón (Miranda), Guaiquerí (Nueva Esparta), Paria (Sucre), Momio (Trujillo), Lionza (Yaracuy) y Relámpago (Zulia), quienes coincidieron en que la experiencia ha sido maravillosa, ha permitido integrar a las comunidades; participan con alegría los productores, productoras, artesanos y cultores y se da un sistema de intercambio de relaciones humanas, solidaridad y saberes, lo que les permite mantenerlos organizados y fortalecer sus proyectos, que enriquecen a todos los que participan en esta actividad y, en fin, es un medio para favorecer las necesidades de la población y no para acumular ganancias.
En el marco de este evento, el instituto emisor ofreció a los invitados una visita guiada por la exposición “Bolívar Fuerte: Arte e Industria”, que estará abierta al público hasta el 27 de febrero de 2009.
Fuente: Nota de Prensa del Banco Central de Venezuela, 16 de enero de 2009