Esperienze di monete alternative in Germania

di Giorgio Simonetti

Il Wörgl Script (Austria) A Wörgl, nel 1932, il sindaco decise di emettere una moneta parallela allo scellino, in proporzione ad una somma di scellini che era stata precedentemente depositata in banca. Le particolarità di questa moneta erano la sua circolazione locale (poteva essere spesa solo all’interno della città) e una tassa di detenzione dell’1% mensile. Il denaro non speso e accumulato infatti si svalutava, al posto di rendere interessi. Questo per garantire la piena circolazione del denaro, e aumentarne la velocità, che crebbe di 9 volte rispetto agli scellini ordinari. Più il denaro circolava e più creava ricchezza, all’interno dell’economia reale locale. Questo in piena sintonia con le teorie economiche di Silvio Gesell, a cui questo esperimento si ispirava. Nel reportage, la testimonianza di una signora novantenne che ha vissuto in prima persona l’esperimento economico.

Il Chiemgauer di Prien (Germania) Ispirato all’esperienza di Wörgl, il Chiemgauer rappresenta oggi uno dei progetti più sviluppati, all’interno della rete di monete complementari tedesche. Anche il Chiemguaer circola con € a garanzia depositati in banca, e quindi per ogni Chiemgauer circolante esiste 1 € depositato. Le particolarità: ancora una volta lo scambio locale, all’interno della regione del Chiemgau (Baviera); la tassa di circolazione del 2% trimestrale per aumentarne la velocità, e l’uso di tessere magnetiche regionali come forma di pagamento elettronico. Inoltre il finanziamento del settore no-profit su decisione del cliente iniziale, che decide a chi destinare il 3% della commissione del cambio Chiemgauer-Euro fatta dal commerciante. Un’idea e un sistema funzionante, usato solo dall’1% della popolazione di quest’area.

Copyright © Giorgio Simonetti 2010

Ushahidi, Un software che aiuta le popolazioni a fronteggiare le crisi

di Ted Greenwaldt, MIT Technology Review n.6 -11 novembre 2010 |

I programmi in rete di David Kobia aiutano le comunità a fronteggiare le catastrofi in tutto il mondo. Il progetto Ushahidi esalta le potenzialità del crowdsourcing, il sogno realizzato dell’intelligenza collettiva, per affrontare alcune delle situazioni più disperate nel mondo. Il suo software scaricabile permette agli utenti di presentare testimonianze dirette raccolte sui luoghi di un conflitto o di un disastro; i resoconti vengono poi organizzati in una mappa. Nelle situazioni in cui le normali fonti giornalistiche e di informazione pubblica non sono disponibili, Ushahidi garantisce agli utenti un sistema di condivisione delle informazioni e di formazione di una opinione politica, di risorse comuni e di soccorso. Ushahidi è stato utilizzato per verificare la regolarità delle elezioni in Sudan, documentare le violenze a Gaza, monitorare le perdite di petrolio della BP e aiutare nell’opera di assistenza durante il terremoto di Haiti.

Ushahidi è nato durante le sommosse popolari che hanno fatto seguito all’elezione presidenziale in Kenya, nel 2007. Il presidente Mwai Kibaki aveva imposto il silenzio ai media dell’Africa orientale e Internet forniva l’unico canale disponibile per le comunicazioni di massa. David Kobia si trovava a Birmingham, in Alabama, a 8.000 miglia di distanza. Esule keniano che aveva abbandonato l’Università dell’Alabama per diventare sviluppatore Web, Kobia stava affannosamente cercando di fare da moderatore in un forum on line, Mashada, che era partito come un’iniziativa personale, ma stava diventando il luogo pubblico di confronto sulla situazione politica in Kenya. Le discussioni sul sito si stavano avvolgendo in una spirale di rabbia e paranoia. Un’agenzia di stampa francese paragonò Mashada a Radio Télévision des Mille Collines, la scellerata emittente radio del Rwanda che aveva alimentato il genocidio nel paese africano nel 1994.

«Essere paragonato a Radio Mille Collines è come sentirsi dare del nazista», afferma Kobin, una persona dall’aspetto tranquillo e dal sorriso aperto. Tormentato dal rimorso e dalla preoccupazione, lasciò Mashada e imboccò con la sua automobile l’Interstate 20 per trascorrere una sobria vacanza invernale con gli amici ad Atlanta. Nelle vicinanze del confine con la Georgia, il suo telefono cellulare squillò. Era Erik Hersman, conosciuto on line, che aveva letto un messaggio di un importante blogger keniano, Ory Okolloh, il quale gli aveva chiesto se conoscesse qualcuno in grado di procurargli il know-how necessario a programmare una mappa Google per monitorare episodi di violenza e distruzione. «Riesci a fare qualcosa del genere?», domandò Hersman. Vedendo una possibilità di riscatto per Mashada, Kobia invertì la marcia e ritornò a Birmingham. Due giorni dopo Ushahidi era pronto.

La versione iniziale era semplice: solo una mappa e un modulo che permettevano agli utenti di descrivere un incidente, selezionare la città più vicina e indicare la posizione, la data e l’ora. Il prodotto non passò sotto silenzio.

«Improvvisamente mi vennero proposte interviste con BBC News o NPR», dice Kobia. Finora Ushahidi – il nome significa «testimonianza» in lingua shawili – ha giocato un ruolo centrale nel coordinare le risposte alle crisi mondiali. Kobia, con l’aiuto di Hersman, Okolloh, la responsabile del programma Juliana Rotich e un numero crescente di programmatori, ha continuato a sviluppare l’originale applicazione on line senza fronzoli in una piattaforma open source scaricabile, che include una cronologia con i passaggi fondamentali, una API per applicazioni su apparecchi mobili e un’architettura che permette di aggiungere nuove funzionalità con programmi ausiliari e di sostenere numerosi protocolli per la mappatura. Ushahidi viene utilizzato in più di trenta paesi, perlopiù da movimenti di base e da organizzazioni per la sorveglianza, per indirizzare i soccorsi verso luoghi particolari, per documentare la corruzione e per monitorare eventi complessi in termini spaziali e temporali.

«Ushahidi è uno dei progetti tecnologicamente più significativi dal punto di vista globale», sostiene Ethan Zuckerman, uno dei fondatori della rete di blog Global Voices e ricercatore al Berkman Center for Internet and Society di Harvard. «Si affida a standard aperti e accetta contributi non solo dal Web, ma anche dagli apparecchi mobili, favorendo la partecipazione di tutti. Inoltre, si evolve con ogni installazione, dando vita a un sistema in grado di aggregare, mappare e autenticare i dati raccolti sul territorio in ambienti del tutto differenti».

La redenzione. Kobia è figlio di un ingegnere civile e di una insegnante ed è cresciuto in Kenya. Nel 1998 si è trasferito in America per studiare informatica all’Università dell’Alabama. Allora, in pieno periodo di fioritura delle aziende dot-com, Kobia lasciò l’università per creare piattaforme editoriali per Time Inc., «Reader’s Digest» e Cygnus Publications e anche per siti con sistemi automatici di prenotazione di viaggi. Grazie a queste esperienze, Kobia ha guadagnato una profonda conoscenza delle infrastrutture on line, che gli ha permesso di allestire rapidamente la prima versione di Ushahidi.

Appena il software fu on line, Kobia venne contattato da NetSquared, una organizzazione senza scopo di lucro che promuove il Web come strumento di cambiamento sociale. I responsabili invitarono il gruppo di Ushahidi a partecipare al Mashup Challenge. Kobia volò a San Jose, in California. Passeggiando tra gli intellettuali anticonformisti di Silicon Valley, Kobia pensava che il suo gruppo di africani avesse ben poche speranze. Con sua grande sorpresa, Ushahidi vinse la competizione. Fu un momento trionfale per Kobia, a cui ancora bruciava la partecipazione al forum di Mashada. «Ero redento», egli spiega.

Al ritorno a Birmingham, Kobia abbandonò le altre attività e si dedicò completamente a Ushahidi, con i finanziamenti di un premio di 25.000 dollari di NetSquared e di una sovvenzione di Humanity United. Successivamente, si assicurò circa 700.000 dollari da investitori sociali come Cisco, Knight e la Fondazione MacArthur. Il risultato è un sistema che garantisce una spettacolare potenza di comunicazione in una semplice interfaccia utente. La piattaforma raccoglie resoconti di incidenti attraverso e-mail, aggiornamenti di situazioni e post di blog; i resoconti possono includere testo, fotografie, audio e video. Per aggregare i messaggi testuali, la piattaforma utilizza FrontlineSMS, un altro programma open source, sfruttando i telefoni cellulari che sono molto più diffusi dei computer nel mondo in via di sviluppo.

I diversi resoconti si incolonnano sullo schermo di un pannello su cui gli amministratori – in genere volontari delle organizzazioni che hanno scaricato i file e li hanno inseriti nel server – possono classificarli e incrociarli con le altre informazioni on line e su stampa. Entro pochi minuti dal loro arrivo, i messaggi ritenuti validi vengono inviati a una pagina Web pubblica, sulla quale appaiono su una mappa sotto forma di puntini colorati che si moltiplicano mano a mano che si accumulano i resoconti provenienti da quella località.

Ushahidi ha permesso di coordinare i soccorsi per il terremoto di Haiti del 2010. Il sistema è nato in risposta alle controverse elezioni keniane del 2007.

In aiuto di Haiti. Dopo il premio di NetSquared, Ushahidi ha giocato un ruolo crescente nelle crisi in quanto le organizzazioni di base tecnologicamente avanzate scaricavano la piattaforma. Ogni nuova installazione teneva conto delle caratteristiche richieste dagli utenti e allo stesso tempo si ingrossava il numero di sviluppatori che collaborava con Kobia. La sfida più ardua si è presentata all’inizio di questo anno. La sera del 12 gennaio del 2010 Kobia ha ricevuto una telefonata urgente da Patrick Meier, responsabile della mappatura delle zone di crisi e delle collaborazioni strategiche di Ushahidi nonché fondatore dell’International Network of Crisis Mappers, un gruppo in rete che mette insieme cartografi, esperti della formazione di immagini e specialisti nella gestione delle situazioni di crisi. Meier si stava chiedendo come la mappatura digitale avrebbe potuto aiutare Haiti a fronteggiare le conseguenze del terremoto che aveva appena colpito il paese.

Kobia ha organizzato un sito Web di Ushahidi per la crisi e in poche ore il sistema ospitava una lunga serie di testimonianze delle sofferenze umane su tutto il territorio (25.000 messaggi testuali e 4.500.000 post di Twitter prima della fine del mese). In collaborazione con il Dipartimento di Stato americano, Kobia ha stipulato un accordo con le aziende di telecomunicazioni haitiane per fornire un codice SMS a quattro cifre per i messaggi d’emergenza. Le organizzazioni umanitarie hanno distribuito il numero su volantini stampati.

Gran parte dei resoconti sugli avvenimenti erano scritti in lingua creola, perciò Ushahidi ha utilizzato come traduttori circa 10.000 haitiani espatriati in America del Nord, dapprima con forme di contatto personalizzato e successivamente in collaborazione con CrowdFlower, un sito Web di crowdsourcing commerciale. Allo stesso tempo, Meier ha chiesto agli studenti della Tufts University di registrare i resoconti a ciclo continuo. I primi soccorritori, tra cui membri dell’esercito statunitense, hanno utilizzato la mappa di Ushahidi per definire le priorità, organizzarsi e raggiungere le persone stremate.

Ushahidi ha avuto un impatto decisivo sulla crisi haitiana e viceversa. Da una parte, Kobia era emozionato nel vedere che il sistema era all’altezza della situazione. Dall’altra, l’impegno ha ridotto il suo gruppo di lavoro quasi allo stremo. «Abbiamo lavorato 20 ore al giorno per un mese», egli dice. «Gli sviluppatori stavano per crollare». Comunque, Kobia si è reso conto che l’organizzazione non ha raggiunto l’obiettivo di creare utilizzatori indipendenti della sua piattaforma.
Da allora, Kobia ha cercato di migliorare l’accessibilità e la semplicità di funzionamento di Ushahidi. Per esempio, un’ìniziativa chiamata Crowdmap distribuisce direttamente le funzionalità di Ushahidi sul Web, in modo che i gruppi locali non debbano installarle sui loro server. Kobia sta anche lavorando a un sistema che utilizza l’apprendimento meccanico e l’elaborazione del linguaggio naturale per stabilire la validità dei dati in arrivo.

Alcune di queste iniziative potrebbero garantire dei profitti. Organizzazioni più grandi sarebbero disposte a pagare per i servizi di Crowdmap o per ottenere la licenza di alcune parti della tecnologia di Ushahidi. Questo passaggio è necessario, spiega Kobia, per assicurare l’indipendenza da istituzioni di beneficenza, verso le quali rimane decisamente diffidente.
«In realtà, non mi piace la politica delle organizzazioni no profit», dice Kobia. «Non hanno mai risolto alcun problema. Anzi, hanno distrutto la libera iniziativa e trasformato gli africani in mendicanti. Una parte dei migliori programmatori keniani sta lavorando per organizzazioni no profit mentre potrebbero dare vita a valide iniziative economiche. L’obiettivo di Ushahidi è di non rimanere fagocitato in questo circolo vizioso».

Per questa ragione, Kobia ha avviato un centro di innovazione allo scopo di galvanizzare la crescente comunità high-tech di Nairobi. «É pieno di talenti straordinari in attesa di essere scoperti», conclude Kobia. «Noi gli diciamo sempre: “Che il loro dovere è partecipare alla vita di comunità e prendere delle iniziative personali”».

La transizione agroalimentare

L’approvigionamento alimentare nell’attuale mondo globalizzato si basa su una dipendenza totale e pericolosa dall’energia di origine fossile e dai derivati petrolchimici di varia natura. E’ necessario che vengano introdotti al più presto nuovi modelli di produzione e distribuzione del cibo in previsione della minore disponibilità di combustibili e risorse petrolifere alla quale andremo inevitabilmente incontro in futuro.

Dovremo utilizzare meno energia e la frazione rimanente dovrà essere prodotta da fonti rinnovabili. E’ opportuno intraprendere questa transizione in modo che sia programmata e graduale, ma nello stesso tempo il più rapida possibile. Non pianificare questo passaggio per tempo significa dover affrontare, prima o poi, una caotica situazione di scarsità diffusa di cibo dalle conseguenze drammatiche ed imprevedibili.

Fortunatamente nel mondo occidentale si assiste da qualche decennio ad un minore impiego di energia in agricoltura dovuto ad un ridotto uso di fertilizzanti ed antiparassitari. Attualmente sono in forte espansione le aziende biologiche, i mercati contadini e le cooperative di piccoli agricoltori; sempre più persone oggi si pongono il problema della provenienza del loro cibo.

Questi rappresentano i primi passi, ma rimane ancora molto da fare. Il nuovo modello agricolo avrà bisogno di un maggior numero di contadini, di fattorie più piccole e diversificate, di minori processi di trasformazione ed impacchettamento del cibo che dovrà essere prodotto, trasportato e consumato in un ambito prevalentemente locale. Ogni livello della società, le amministrazioni locali ed il governo, le aziende del settore, le comunità dei cittadini ed il singolo individuo, in tutti i paesi del mondo, dovranno essere coinvolti in questo processo di transizione. Solo con la consapevolezza e la collaborazione di queste quattro componenti della società sarà infatti possibile realizzare questo passaggio epocale ad un sistema agroalimentare indipendente dai combustibili fossili.

A questo scopo è stata preparata da un gruppo di traduttori volontari, appartenenti a varie organizzazioni attive nel nostro paese, la versione in lingua italiana di “Food and farming transition” un documento programmatico contenente le informazioni e le linee guida da conoscere, che è stato recentemente pubblicato dal Post Carbon Institute. Qui potete leggerlo in italiano.

Traduzione, revisione ed immagini in lingua italiana a cura di: Stefania Bottacin (Transition Italia)
Deborah Rim Moiso (Transition Italia), Dario Tamburrano (ASPO-Italia), Fabio Addari (Circolo MDF-Roma)

La Transizione Agroalimentare Verso Un Modello Indipendente Dai Combustibii Fossili

FAZ, Financially Autonomous Zone

Cosa è la F.A.Z.

di Domenico De Simone

La FAZ, acronimo di Financially Autonomous Zone, Zona Finanziaria Autonoma, è una struttura reale e virtuale per costruire una economia alternativa basata sui valori umani anzichè sull’accumulazione del capitale. La FAZ si fonda sull’abolizione dell’economia come gestione della scarsità e si articola attraverso tre strumenti, il Denaro a tasso negativo, il Credito di esistenza ed il Credito di finanziamento.

Abbondanza e scarsità. Il presupposto teorico della FAZ è dato dalla considerazione che le risorse sono sempre sufficienti e .che l’economia della scarsità è frutto di una situazione contingente determinata da ragioni politiche o sociali. Questo assunto è, a sua volta il fondamento dell’economia dell’abbondanza, e si basa sulla dimostrazione che la ricchezza consiste nella organizzazione di flussi di informazione che generano opportunità e che questa organizzazione dipende dalla creatività e dal livello culturale di una società .data

La dimostrazione è stata fornita da Frank Tipler e si basa su queste considerazioni: Osserviamo, inizialmente, che il capitale di una impresa, secondo Hayek è dato dai flussi di reddito generati dall’organizzazione aziendale. “Il dato usualmente detto “riserva di capitale”, si può quindi descrivere in maniera adeguata soltanto in termini della totalità di tutti i flussi di reddito tra i quali l’esistenza di un certo capitale azionario di risorse non permanenti (insieme all’andamento previsto delle entrate) ci consente di scegliere. […] Ciascuna delle parti costituenti tale capitale può essere usata in modi diversi e in combinazioni diverse insieme ad altre risorse permanenti, per produrre flussi temporanei di reddito. […] Ciò che si sacrifica per ottenere un flusso di reddito di una particolare forma sono sempre le parti dei flussi di reddito potenziali di altre forme temporali che si sarebbero potute avere in alternativa. Pertanto, l’unica descrizione adeguata della “riserva di capitale” è un’enumerazione completa della gamma dei possibili flussi in uscita di diversa forma temporale .che si possono produrre con le risorse esistenti”. (F. Hayek brani scelti, 1942, 1971, citato da F. Tipler, Fisica dell’immortalità, Mondandori, Mi 1994 pag. 256).

Queste considerazioni rovesciano l’antica visione del capitale societario come di una sommatoria di beni dotati di un proprio valore intrinseco e soprattutto indicano che è la scelta di alcune forme di utilizzo delle risorse esistenti a determinare i flussi di reddito che vengono effettivamente generati.

Ora, nota Tipler che le disposizioni possibili non sono altro che le opportunità generate dall’utilizzo del patrimonio complessivo, e queste opportunità sono definibili in termini di flussi di informazioni. É possibile, quindi, definire le risorse in termini proprio di opportunità e, quindi, in termini di flussi di informazioni gestibili da un organismo. Che questo organismo sia una vita elementare, una .società, una galassia o l’intero universo non muta la natura del fenomeno. Tipler arriva alla conclusione che le risorse nell’universo sono sempre sufficienti, poiché è agevole dimostrare che la quantità di informazioni gestibili nel tempo di vita dell’organismo è necessariamente minore del totale delle informazioni disponibili, qualunque sia la velocità di gestione di tali informazioni.

Per definizione, il numero di disposizioni possibili che si possono codificare con I bit di informazione è 2^I. Se, in accordo con Hayek, si identifica il patrimonio totale con il numero delle disposizioni possibili, si ottiene 2^I per il patrimonio della società, il quale cresce, quindi, come 2^(tempo soggettivo); si tratta di una crescita esponenziale. Poiché il tempo soggettivo va da zero a più infinito, ciò significa che il patrimonio cresce in eterno in maniera esponenziale nel tempo soggettivo.” (F. Tipler, Fisica dell’immortalità, Mondadori, Mi 1994 pag. 256.)

Capitale sociale. La prima e più rivoluzionaria conseguenza di questo assunto è che non c’è necessità di alcuna accumulazione materiale di capitale. Il capitale necessario per lo sviluppo di una società è dato dall’insieme delle conoscenze di quella società e dalla loro organizzazione. Senza questo elemento, tutto l’oro del mondo non servirebbe a nulla e non potrebbe produrre alcunché. Questo insieme di conoscenze è costituito dalla moltiplicazione dei saperi di tutti i membri della società ed è una funzione reciproca della divisione e della specializzazione del lavoro. Infatti, l’incremento della divisione del lavoro comporta incremento delle conoscenze collettive, ma anche l’incremento di queste comportano un aumento della parcellizzazione del lavoro.

Questo insieme di saperi collettivi è il Capitale Sociale, ed esso deve essere considerato un fattore di produzione insieme agli altri elementi necessari per costruire un’azienda qualunque, il lavoro materiale e quello intellettuale nonché l’insieme degli strumenti e degli oggetti materiali necessari per la produzione.

Il Credito di esistenza. La remunerazione del capitale sociale come fattore di produzione giustifica su un piano teorico l’istituzione di un credito di esistenza (CDE), ovvero la distribuzione di un reddito a tutti i membri di una società,  che hanno diritto a partecipare alla distribuzione del reddito derivante dall’impiego di un fattore di produzione alla cui formazione partecipano, e ciò indipendentemente da ogni misura di partecipazione, poiché il Capitale Sociale non avrebbe alcuna utilità senza il contributo di tutti. Il CDE come redistribuzione dei proventi del Capitale Sociale genera un’idea di eguaglianza sociale che non comporta l’appiattimento delle differenze e del merito individuale. E queste differenze non si traducono necessariamente in diseguaglianze economiche, ma tenderanno a porsi sul piano del riconoscimento sociale.

Sul piano economico, il CDE si giustifica come distribuzione di quella che attualmente è l’appropriazione di parte dei proventi della produzione da parte della rendita finanziaria. Appropriazione che non ha alcuna ragione di esistere poiché il capitale necessario è appunto il capitale sociale. L’emissione della moneta, infatti, avviene per lo più mediante creazione di denaro sul debito che si giustifica per l’attività di lavoro che sarà effettuata da ciascun operatore. E’ insensato che siano le banche ad appropriarsi degli interessi quando quella creazione di denaro è fatta sul lavoro di ciascuno. Per questa ragione il CDE deve essere commisurato all’entità degli investimenti che vengono effettuati in una società e che esso non debba gravare sulla singola impresa ma che debba derivare dall’effetto moltiplicatore che ogni investimento determina nella società.

E’ noto che per il moltiplicatore di Kahn e Keynes l’investimento di una somma comporta un ritorno in ricchezza che va da due a cinque volte l’investimento effettuato. Ora, una parte di questo investimento va a remunerare i fattori di produzione ed il rischio di impresa, ma un’altra parte deve remunerare il capitale sociale. Attualmente, invece, questa parte va ad alimentare la rendita finanziaria in una spirale che non può avere fine poiché gli interessi sul capitale monetario tendono sempre a crescere e per essere ripagati devono generare altro debito che va ad incrementare la quota di interessi del capitale complessivo.

In sintesi, il CDE è essenziale per queste ragioni etiche, sociali ed economiche: (a) Il CDE libera dal lavoro coatto e consente a tutti di svolgere attività creative e di seguire le proprie inclinazioni; (b) il CDE è la remunerazione del Capitale Sociale, ovvero dell’insieme delle conoscenze della comunità che costituisce un fattore di produzione. Infatti, senza quelle conoscenze non sarebbe possibile alcuna attività di produzione. (c) il CDE non sostituisce ma si aggiunge al reddito individuale dal lavoro ed ai proventi della partecipazione ad imprese. (d) il CDE pone tutti i membri della comunità nelle stesse condizioni di partenza ed è quindi realmente egualitario perché consente a tutti di fare in assoluta libertà ciò che vogliono della propria vita e del proprio talento, ma allo stesso tempo non mortifica le differenze e le ambizioni. (e) il CDE sostiene in maniera equilibrata la domanda di beni e servizi, poiché esso viene misurato sugli investimenti. In tal modo soddisfa pienamente l’equazione di Fisher sulla moneta. (f) il CDE ci porta fuori dalla logica della società fondata sul lavoro coatto e consente il pieno sviluppo dell’automazione e quindi la completa liberazione dell’umanità dal lavoro come schiavitù. (g) il CDE riduce le tensioni sociali e rende enormemente in termini di sicurezza sociale, poiché consente a tutti di avere il necessario per vivere dignitosamente in funzione della effettiva ricchezza della società. (h) il CDE riequilibra i rapporti interpersonali svincolandoli da ogni dimensione di costrizione economica e costituisce un elemento fondamentale per la completa liberazione della donna che non ha un lavoro remunerato.(i) il CDE  consente a tutti di dedicare all’istruzione personale ed all’aggiornamento professionale tutto il tempo necessario La domanda e la produzione di cultura aumentano in modo esponenziale in una società dove vige il CDE (l) il CDE libera l’umanità dall’angoscia della necessità e dalla tirannia del tempo. Costituisce un reale salto di qualità per tutti gli umani.

Il Credito di finanziamento. La creazione del denaro deve essere effettuata sugli investimenti secondo un criterio rigidamente automatico. Questo evita che la gestione del credito possa tradursi in un potere discrezionale che è assolutamente deleterio sia se esso è gestito secondo un criterio politico, sia se è invece detenuto da tecnici che, attraverso esso, gestiscono un enorme potere. Il  capitale sociale deve essere espresso con un numero che sostanzialmente coincide con la massa monetaria nel suo complesso o con una porzione di essa. Ovviamente questa coincidenza sarà molto più precisa in un ambiente economico che emette moneta sugli investimenti, ma grosso modo anche oggi possiamo dire che in sostanza la massa monetaria non speculativa (vale a dire l’insieme degli strumenti finanziari che svolgono funzione monetaria escludendo parte consistente dei derivati) coincide con il capitale sociale.

Possiamo determinare, quindi la capacità di credito individuale nella quota di massa monetaria di ciascun membro della società. Il credito di finanziamento (CDF) è quindi la quota sulla quale ciascuno può avere credito, e deve averlo se lo richiede. Questa capacità di credito può essere ceduta ad un terzo esattamente come ora si acquistano le azioni di una società in borsa o al momento della costituzione. Se la capacità di credito individuale assomma, poniamo per esempio a 50.000 unità monetarie (per esempio dollari) per realizzare un investimento da 100 milioni un imprenditore dovrà convincere 2.000 persone a cedergli la loro intera capacità di credito oppure, più ragionevolmente, 20.000 persone a cedergli il 10% ciascuno della propria capacità di credito. I soci partecipano ai profitti dell’azienda, proprio come ora partecipano alla distribuzione dei dividendi.

La FAZ disporrà quindi di una propria banca (FBA) che creerà il denaro in forma di credito per l’investimento (CDF) e, compatibilmente con i tempi di realizzazione dell’iniziativa, creerà una corrispondente somma da distribuire tra tutti i partecipanti alla FAZ a titolo di credito di esistenza (CDE). Questa emissione è pienamente giustificata nell’equazione di Fisher o degli investimenti, poiché ad un incremento delle attività deve corrispondere un incremento della massa monetaria.

Il Denaro a tasso negativo. La FAZ deve emettere denaro a tasso negativo (DTN). Il tasso negativo ha due conseguenze importanti: la prima è che il denaro non crea debito né interessi e la seconda è che esso scompare dal sistema mano a mano che le attività che esso ha contribuito a creare diventano obsolete. Il livello del tasso negativo dipende da una funzione che è descritta dal tasso medio di obsolescenza delle attività create. Il tasso negativo impedisce anche l’accumulazione di capitale finanziario e favorisce la massima velocità di circolazione della moneta. L’impossibilità di accumulare il denaro elimina definitivamente il problema della trappola della liquidità che è uno dei problemi alla base della attuale crisi finanziaria e dell’impossibilità di uscirne. Allo stesso tempo, vista nell’ottica dell’equazione di Fisher, il tasso negativo descrive un ambiente economico tendenzialmente deflazionario, poiché la massa monetaria tende a ridursi progressivamente e cresce solo per gli investimenti. Se la creazione di ricchezza è maggiore del fattore due ipotizzato, i prezzi dovrebbero tendere a calare e questo potrebbe giustificare ulteriori emissioni di denaro per il CDE.

Questo ambiente rende ragionevole la legge di Say, poiché ogni investimento viene accompagnato da un’emissione monetaria per il consumo (rectius per la fruizione, visto che la maggior parte degli investimenti sono effettuati per attività immateriali), e quindi ne viene favorita la collocazione. E’ chiaro anche che il CDE non sostituisce il reddito da lavoro ma si affianca ad esso e che la sua determinazione deve tendere ad un importo almeno sufficiente alla sussistenza, affinché ognuno possa avere i mezzi ed il tempo necessario per sviluppare il proprio talento e la propria creatività. Solo stimolando la creatività e svincolando, almeno per la parte relativa alle necessità vitali, il reddito dal lavoro, si può ottenere una reale crescita del capitale sociale ed una società solidale ed equa.

Vediamo ora le caratteristiche di una FAZ: (1) Il tasso negativo costituisce l’unico strumento possibile (oltre all’eliminazione tout court del denaro) per togliere alla moneta la sua funzione di riserva di valore. Il denaro ha perso già da tempo ogni fisicità poiché non è più legato né all’oro né ad altri beni fisicamente individuabili, ma la sua creazione è già ora determinata dalle richieste di indebitamento. In altri termini le banche ordinarie creano il denaro che occorre per gli investimenti ma si appropriano di parte consistente della ricchezza prodotta attraverso gli interessi. Il tasso negativo elimina gli interessi e la rendita finanziaria, il che non significa eliminare le attività finanziarie che possono svolgere una funzione utile, ma eliminare il parassitismo dell’attività finanziaria. Esattamente come l’eliminazione della rendita fondiaria dopo la rivoluzione francese non ha fatto cessare le attività agricole. Il tasso negativo toglie al denaro ogni dimensione divina perché lo rende mortale come tutti i beni. (2) La moneta viene emessa dalla FAZ attraverso la propria banca ad un tasso di interesse negativo che è determinato da un algoritmo che tiene conto dell’obsolescenza dei beni prodotti con gli investimenti finanziati dalla Banca. (3) Il criterio di emissione della moneta è automatico: la FBA e i suoi funzionari non hanno alcuna discrezionalità né per la determinazione del CDE né per la concessione del CDF. (4) La moneta viene emessa sui finanziamenti CDF che vengono accordati. Per ogni finanziamento, viene emessa una corrispondente somma che viene distribuita tra i membri della FAZ a titolo di CDE. (5) I criteri di concessione del finanziamento sono i seguenti: (a) Ciascun membro della FAZ dispone di una propria capacità di credito che è data dal livello di ricchezza della comunità. Per ricchezza si intende l’insieme delle conoscenze misurabili in termini economici. Il numero esatto deve essere trovato dal Centro Studi della FAZ secondo criteri meramente economicisti. Supponiamo che la capacità di credito di una FAZ da 5.000 persone sia di 30.000 a testa (complessivamente, quindi, di 150.000.000). Un membro della FAZ chiede alla FBA di finanziare il suo progetto di 30.000 e la banca deve dargli il credito, cioè il CDF. Questo riduce la capacità complessiva di credito della FAZ ma solo temporaneamente, poiché la capacità di credito complessiva aumenta con gli investimenti e con la restituzione da parte delle imprese finanziate. (b) L’imprenditore, però, chiede un finanziamento maggiore della sua capacità di credito, poniamo di 1.000.000. Può ottenere il credito che richiede se presenta altri 97 soci che gli mettono a disposizione ciascuno 10.000 della propria capacità di credito che, sommati ai 30.000 fanno esattamente 1.000.000. Naturalmente la concessione di capacità di credito può variare da socio a socio: uno mette a disposizione a propria intera capacità (30.000) e un altro solo 1.000, l’importante è che il totale delle capacità di credito messe a disposizione equivalga al credito richiesto. (il meccanismo è analogo a quello delle società per azioni). (c) La capacità di credito aumenta con la restituzione delle somme richieste in prestito e con l’incremento della ricchezza (misurata in termini monetari) della FAZ. L’imprenditore che nell’esempio fatto, ha ottenuto in prestito il milione, quando avrà restituito al termine del periodo concordato il milione preso in prestito avrà una capacità personale di credito non inferiore al milione (presumibilmente maggiore se variano in positivo gli altri parametri finanziari della FAZ). (d) L’impresa deve restituire alla Banca esattamente la somma che ha ricevuto. Nell’esempio, riceve un milione e deve restituire un milione nel tempo di ammortamento dell’investimento (che varia da caso a caso). Il denaro emesso è a tasso negativo, e quindi l’impresa avrà convenienza a prenderlo solo nel momento in cui deve realmente effettuare la spesa. In un mondo a tasso negativo si assiste allo strano rovesciamento di ruoli, per cui è il debitore che insiste per pagare il suo debito mentre il creditore che non ha esigenze di spesa o di investimento preferisce lasciarglielo un altro po’ di tempo. La funzione di garanzia per il futuro che svolge il denaro accumulato viene sostituita dalla garanzia del CDE. Oltretutto, per un CDF con capitale di 100.000 e un tasso negativo del 12% un CDE di 1.000 mese pareggia la perdita sul capitale per il tasso negativo, e quindi è falso che il tasso negativo distrugga il risparmio. Nel sistema della FAZ esso attacca essenzialmente la rendita finanziaria che, come la rendita fondiaria ai tempi della rivoluzione francese, è divenuta il cancro della nostra società. (e). Il tasso negativo comincia a decorrere dal giorno dell’erogazione della somma: se quindi il milione deve essere versato nell’arco di 5 mesi in rate mensili di 200.000 ciascuna, il tasso negativo comincerà a decorrere dal giorno dell’erogazione di ciascuna somma. (f) La creazione di somme per il CDE viene effettuata nel mese successivo all’erogazione di ciascuna tranche di finanziamento.  (6) La FBA viene remunerata per le attività che svolge con importi sufficienti a coprire i suoi costi (non diversamente da come accade ora) ma non con gli interessi che non esistono. (7) I vincoli all’erogazione di finanziamenti sono quelli stabiliti nello statuto della FAZ. Ad esempio non possono essere finanziate attività fortemente inquinanti, né produzione di armi ed altro che la comunità di riferimento della FAZ stabilirà. Lo Statuto della FAZ è discusso e approvato a maggioranza qualificata dai membri della FAZ. (8) Tutti i membri della FAZ sono obbligati a prestare le proprie attività accettando moneta a tasso negativo in una percentuale che non può essere inferiore al 50% del prezzo, e questo finché le filiere economiche della FAZ copriranno in misura parziale le attività necessarie per vivere. Man mano che le filiere si completano la percentuale di accettazione sale (obbligatoriamente) di una percentuale determinata dalla Banca e deliberata dall’assemblea della FAZ a maggioranza. (9) L’emissione dei finanziamenti viene effettuata come “attestato di solidarietà societaria”, mentre l’accettazione delle somme avviene come “riconoscimento della solidarietà”. (10) Ciascun membro della FAZ riceve una somma uguale per tutti a titolo di CDE pari agli investimenti erogati nel mese precedente a quello considerato. Quindi per esempio: nel mese di gennaio vengono erogati 5.000.000 di finanziamenti (CDF) in Moneta a tasso negativo. La Banca crea altri 5.000.000 di Moneta a tasso negativo per credito di esistenza (CDE) che vengono distribuiti tra i membri della FAZ all’inizio del mese successivo (se i membri sono 5.000 essi riceveranno 1.000 ciascuno).

I TITAN. Lo strumento tecnico per l’emissione di un denaro a tasso negativo per mezzo di strumenti elettronici, senza incorrere nei divieti imposti dalle normative sulla emissione del denaro, è il TITAN, acronimo di Titoli a Tasso Negativo che tecnicamente sono obbligazioni sottoscritte dai membri della FAZ che invece di pagare un warrant periodico lo esigono. Nel sistema ci sono state diverse emissioni di obbligazioni a tasso negativo, generalmente prestiti obbligazionari convertibili a data fissa con un warrant negativo in previsione di un forte incremento delle azioni da convertire (uno di questi prestiti fu emesso tempo fa dal fondo di Warren Buffett e sottoscritto per oltre un miliardo di dollari in poche ore). Altra emissione di obbligazioni a tasso negativo fu effettuata nel 2001 dalla Société Génerale in yen sulla previsione di una deflazione in Giappone che avrebbe ridotto i prezzi dei beni in misura maggiore del tasso negativo applicato. Lo strumento è inattaccabile sul piano giuridico e poiché il tasso negativo applicato agli investimenti nella FAZ comporta l’azzeramento del capitale, non c’è necessità di alcun accantonamento a garanzia dei creditori. Al termine del prestito viene distribuita tra i sottoscrittori delle obbligazione un’azione di un valore pari al tasso di incremento della ricchezza apportato da quell’investimento, distribuzione che si traduce in un incremento della capacità di credito individuale. Attualmente le obbligazioni vengono gestite interamente mediante strumenti elettronici, e nel sottoscrivere l’adesione alla FAZ ciascun membro può impegnarsi automaticamente a sottoscrivere tutte le emissioni obbligazionarie a tasso negativo che saranno emesse dalla Banca.

La Banca svolge la funzione di determinare il livello del tasso negativo, di verifica delle condizioni automatiche per la emissione del denaro per gli investimenti, di creazione di questo denaro mediante lo strumento delle obbligazioni e di verifica dei prezzi per evitare una deflazione eccessiva. La remunerazione della Banca sarà data da un costo che verrà applicato su qualunque operazione, somma commisurata ai costi che la Banca deve sostenere per svolgere la propria funzione e per la restituzione del capitale necessario alla sua costituzione, poiché anche l’attività della Banca consiste in un investimento.

Esempi di implementazione. Facciamo due esempi per introdurre il sistema della FAZ nella società,  uno nel mondo virtuale ed uno nel mondo reale.

Il primo creando una comunità virtuale attraverso diversi strumenti di socialità diffusa (per esempio Facebook) per raggiungere il nucleo minimo necessario per avviare l’iniziativa. Ritengo che tale numero sia di almeno 10.000 persone che rappresentino uno spaccato significativo delle attività nella società. Ovviamente è necessario che alcune di queste persone siano imprese in grado di costruire qualche filiera completa, in modo che lo scambio monetario non si interrompa o non venga rallentato troppo. L’ideale è di costruire una produzione di energia da fonti rinnovabili e acquistarla mediante Titan, poiché l’energia è alla base di ogni filiera di produzione, comprese tutte quelle di attività immateriali. In una fase iniziale, lo scambio e l’emissione di Titan per i finanziamenti sarà necessariamente parziale, poiché le imprese non potranno acquistare tutto quello che serve per la loro attività utilizzando i Titan. Ma poiché è presumibile che la creazione di ricchezza sia molto elevata, è anche presumibile che la percentuale di emissione di Titan sugli investimenti possa raggiungere rapidamente una percentuale superiore al 50%. Tutti i membri della FAZ si impegnano a prestare il proprio lavoro o cedere i propri beni accettando Titan in una percentuale ameno pari a quella media di emissione di Titan sugli investimenti.

La nascita nel 2010 del Bitcoin, la prima moneta elettronica sviluppata in software libero, rende pensabile lo sviluppo dei Titan in forma elettronica e praticabile la sua introduzione immediata in comunità virtuali, senza l’intermediazione di Banche e Stati. Per farlo, il prossimo passo operativo dovrebbe consistere nel prendere il codice libero del Bitcoin ed adattarlo al modello economico della FAZ, realizzando i Titan elettronici.

Un altro modo per creare una FAZ è quello di operare su un territorio per mezzo di un Comune. A Roma, abbiamo fatto una proposta operativa al Municipio XV del Comune di Roma. Il Municipio, a seguito dei tagli al bilancio decisi dal Governo, non ha i soldi per assicurare tutti i servizi di prima. Poniamo che il taglio al bilancio sia stato del 30%. Il Municipio chiede all’impresa che eroga il servizio pubblico di effettuarlo egualmente, come servizio gratuito, ricevendo in cambio un certificato di solidarietà costituito dai Titan nella misura del 30% del totale. Nel Municipio esistono catene di negozi che praticano sconti tra il 5 e il 20% agli iscritti. I dipendenti che ricevono i Titan possono spenderli presso una di queste catene che accetteranno i Titan almeno per il 30% ma anche fino al 50% del prezzo di listino, anche essi come riconoscimento del valore di solidarietà dei Titan. Infatti il negoziante ha convenienza ad accettare questa moneta perché con essa può effettuare a sua volta acquisti presso gli altri negozi del circuito. Rispetto allo sconto puro, dove ha una perdita secca dell’importo dello sconto, con il Titan può effettuare un acquisto e così la perdita scompare. E ogni volta che accetta di nuovo una moneta, la sua perdita virtuale si riduce fino a diventare in pratica nulla. Oltretutto il negoziante può farsi finanziare a tasso zero o utilizzare i Titan che accetta per pagare spese straordinarie come i costi di ristrutturazione del negozio oppure pagare alcuni costi per i servizi del Municipio. Potrà anche incrementare la propria attività poiché ci sarà più denaro in circolazione, mentre la crisi ha ridotto il suo volume di affari ed avrà garantita una clientela che deriva dalla partecipazione al circuito. A Roma l’operazione dovrebbe partire coinvolgendo nella fase iniziale circa 500 attività commerciali, almeno un mercato rionale e alcune centinaia di cittadini, per poi estendersi alla intera comunità del Municipio che conta circa 180.000 abitanti. Anche l’erogazione di un servizio pubblico è un investimento per il quale possono essere emessi i Titan e in questo modo si ottiene la copertura di una struttura pubblica che altrimenti dovrebbe ridurre i servizi che eroga.

Obiezioni e considerazioni.Un’obiezione possibile a questo meccanismo è che, alla fin fine, esso non incide sulle motivazioni che spingono gli uomini ad intraprendere una qualsiasi attività imprenditoriale, ovvero il desiderio di guadagno. Insomma, la FAZ non uscirebbe dalla logica del capitalismo, poiché l’iniziativa sarebbe sempre in mano ai privati e questi continuerebbero ad essere animati dal desiderio di arricchirsi. Una conseguenza è che un ambiente FAZ potrebbe portare ad un’esplosione di consumo che sarebbe contraddittoria con il rispetto per l’ambiente e con una società solidale. In ogni caso la FAZ non cambierebbe la logica egoistica e aggressiva della società umana.

Questa obiezione è sostanzialmente infondata. L’obiettivo di una società con il CDE è quello di generare un’esplosione di creatività, poiché gli uomini sono fannulloni solo nella mente degli schiavisti. Teniamo conto del fatto che questo genererebbe un’esplosione di “fruizione” piuttosto che di consumo, poiché la maggior parte della produzione è di beni immateriali, e che anche alla luce di questo fatto, appare essenziale svincolare la moneta da ogni materialità. Un’esplosione di fruizione, tuttavia, rafforza la creatività e questo mi sembra un effetto particolarmente desiderabile.

Nella stessa logica, ritengo che l’iniziativa imprenditoriale debba essere libera: non riesco a pensare che questa esplosione di creatività possa essere sottoposta al vaglio di un funzionario di Stato che decide cosa debba essere mandato in produzione e cosa no. Da questo punto di vista, un’economia pianificata appare davvero ridicola, riduttiva e in fin dei conti, un mero strumento di oppressione. È probabile che in una prima fase la produzione sia animata essenzialmente dal desiderio di guadagnare. D’altra parte la società e gli uomini attuali sono quelli che sono, e non è possibile cambiare loro la testa se non tagliandogliela.

Personalmente sono contrario in modo radicale ad ogni provvedimento restrittivo e ad ogni divieto e imposizione. Tuttavia osservo che la FAZ genera un ambiente in cui domina a creatività e che inoltre, il CDE libera gli uomini dall’ossessione del dover fare soldi per sopravvivere.

Infine il tasso negativo impedisce in buona misura l’accumulazione del denaro e spingerà le persone a spendere i soldi per alimentare la propria capacità di fruizione e quindi la creatività. Alla fine, lo stimolo principale sarà proprio la creatività ed il raggiungimento di obiettivi ambiziosi in questo ambito.

Con la stessa logica che anima il mondo dell’open source, immagino che le persone saranno portate a collaborare per cercare gloria personale e non un denaro che vale solo come unità di conto. Leggendola con Platone, possiamo dire che questa rappresenta il passaggio dalla società dei ricchi a quella dei guerrieri. Che però non cercano la gloria in battaglia, ma nell’affermazione di sé nella società.

Sarà un processo lungo e doloroso quello di togliere dalla testa della gente la divinità del denaro e la sua funzione salvifica dell’anima. Ma alla fine, il tasso negativo ha essenzialmente questa funzione: se il valore non sta più nelle cose ma nelle persone, che senso ha continuare a cercarlo fuori di sé? 

La funzione di un modello sociale è quella di indirizzare la gente verso comportamenti socialmente accettabili. La visione del capitalismo, nelle sue diverse forme e da ultimo come capitalismo finanziario, ha generato un grande cambiamento, che tuttavia ha portato con sé una dimensione umana inaccettabile e inadeguata. Questo modello, conserva di quella visione gli elementi necessari, generando comportamenti che restituiscono dignità ad ogni essere umano, e che soprattutto mettono al centro della competizione sociale la ricerca dei valori in un ambiente di assoluta libertà. Credo che questo esito sia alla fine inevitabile, nonostante la ostinata resistenza delle forme di potere nella mente umana. E’ lo stesso funzionamento del sistema che ci porta inevitabilmente verso questo esito.

A tale proposito, faccio notare, per inciso, che i Titan rispetto alle monete correnti sono “moneta cattiva” che per la legge di Gresham scaccia sempre quella buona dal mercato. La gente userà quindi i Titan e accumulerà dollari e euro, senza rendersi conto che in questo modo cacciano una moneta di potere nella trappola della liquidità, che per una moneta di debito è assolutamente mortale.

Non è esteticamente gradevole il fatto che perseguendo un proprio egoistico interesse la gente sia portata inavvertitamente a tenere comportamenti solidali? E che questo comporti una trasformazione radicale della società senza dover necessariamente tagliare la testa a qualcuno?

Conclusioni.La FAZ è il sistema più diretto per costruire una società fondata su comportamenti solidali senza richiedere sacrifici e basandosi anzi, sull’interesse egoistico individuale. Costruirla come un virus inoculato all’interno di un corpo malato di debito e interessi attivi che generano altro debito, e che è presumibile che si moltiplichi proprio come un virus perché il corpo malato non ha difese contro di esso. Alla fine il corpo malato deve soccombere, soffocato dalla sue stesse contraddizioni. In un grande romanzo italiano, il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa, Tancredi, uno dei protagonisti dice: “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi!“. Per cambiare realmente le cose è necessario cambiare la sostanza e non la forma.

Questa è l’ambizione della FAZ.

Maggiori informazioni sul sito: http://domenicods.wordpress.com

(c) 2010 Domenico De Simone – Licenza Creative Commons BY-NC-ND

Le radici teoriche della FAZ

di Domenico de Simone

La FAZ ha l’apparenza di una proposta tecnica e pratica, ma si tratta solo di apparenza perché in realtà affonda le sue radici in un retroterra filosofico e culturale che non è necessario mettere in mostra e che però è alquanto articolato.
Il punto forse più qualificante del progetto FAZ è proprio il meccanismo di interazione per la sua diffusione. Non ricordo se anche in Un’Altra Moneta, ma spesso in conferenze ed altri scritti sia io che i miei collaboratori abbiamo parlato della FAZ come di un meccanismo virale, un virus che si installa nell’organismo malato della società e la trasforma. Partiamo dalla constatazione che il “materiale umano” nella nostra società è quello che è, ovvero è intriso di cultura del denaro, avidità, egoismo e prevaricazione. Viviamo nella società del potere e del denaro e questo è ciò che abbiamo.
La società è dominata dal pensiero della scarsità, che ha uniformato a sé le strutture sociali e l’ambiente. Il pensiero della scarsità presuppone che le risorse sono sempre limitate e che c’è necessità di un potere che ne gestisca la distribuzione. Farlo nel modo più equo possibile è l’essenza del buon governo. La stessa economia è definita la scienza della scarsità in tutti i manuali che la presentano: dove c’è abbondanza di risorse non c’è economia, i beni non hanno un prezzo.
Questa definizione nasce da una visione positivista del mondo: gli uomini sono i soggetti agenti della trasformazione di un mondo posto (positum) oggettivamente di fronte a loro.  Conflitti, egoismo e potere trovano qui la comune radice, nella percezione della inevitabile scarsità delle risorse. Il rovesciamento di questa logica consiste nel considerare gli uomini stessi come risorsa. È l’effetto della nuova visione dell’universo indotta dalla fisica quantistica. L’universo è in sé inconoscibile, sono gli uomini che osservandolo lo trasformano. La separazione tra soggetto e oggetto diviene, in questa prospettiva, priva di significato. L’Essere è uno, per dirla con Parmenide, e la molteplicità è un’illusione della nostra mente. La coscienza consiste nella comprensione delle infinite opportunità che la conoscenza di sé può generare.
Se le risorse sono negli uomini è evidente che esse sono illimitate. La dimostrazione di questo assunto è riportata in Un’Altra moneta come un corollario della generale dimostrazione proposta da Tipler sulle risorse dell’universo. Questo assunto è il presupposto sul quale si fonda l’economia dell’abbondanza. Viviamo in questo momento immersi in una contraddizione fondamentale: da un lato la cultura dominante è sempre quella della scarsità, dall’altra è evidente intorno a noi che la produzione è sempre eccedente e che le crisi non dipendono da un eccesso di domanda ma semmai da un eccesso di offerta di beni. C’è una percezione diffusa di un mondo in cui tutti potrebbero vivere agiatamente, percezione sostenuta dal mondo dei media, poiché l’abbondanza è divenuta raggiungibile. Non è più il sacrificio la via della salvezza individuale, sacrificio che nasceva per solidarietà nei confronti degli altri membri della comunità e che trovava la sua fonte nella considerazione che senza solidarietà e coesione sociale l’individuo era perduto.
Ora, questa logica ha un senso in una società che fonda la propria economia sulla scarsità
delle risorse, ma non ne ha alcuno se le risorse sono sovrabbondanti. Perché sacrificarsi se
le risorse sono non solo sufficienti per tutti ma eccedenti rispetto alle necessità?
Questo concetto non è ancora emerso con chiarezza nella coscienza collettiva, tuttavia
esso è ben presente e dispiega comunque i suoi effetti. Intendo dire che la diffusione
dell’abbondanza delle merci, che è palese per tutti quelli che vivono in occidente, fa sì che
la gente sia sempre meno disposta a sacrificarsi. È altrettanto palese che non dipende più
dal sacrificio individuale la salvezza di ciascuno né quella della società.
Qui c’è un punto interessante: è proprio l’abbondanza evidente, apparentemente

raggiungibile e invece per molti puramente illusoria, perché la gestione della distribuzione
attraverso il denaro è ancora dominata dalla logica della scarsità, a generare un
allentamento dei vincoli etici nella società. La cultura dell’illegalità viene da questa
contraddizione tra una visione tuttora perpetuata della cultura della scarsità e l’evidenza
della produzione dell’abbondanza.
La produzione immateriale ha rotto gli argini e gli steccati della cultura della scarsità. È
intuitivo per chiunque che non ci sono limiti alla produzione di beni immateriali. È questa
la ragione per cui il conflitto sul copyright e il movimento dell’Open Source sono così
diffusi ed ottengono tanto consenso. Per Marx la proprietà della terra e delle macchine è
un furto, per i giovani ancor di più lo è la proprietà della musica o del software.
In questo brodo culturale, occorre riuscire a cambiare la testa a gente che è bombardata
continuamente da messaggi contraddittori, come ad esempio quelli sul debito pubblico, a
volte presentato come una jattura, altre come una opportunità.
Cambiare la testa agli uomini non è semplice. Marx pensava che la coscienza di classe
si formasse in fabbrica, per la via della evidenza della comune condizione di sfruttato
che ciascun operaio riscontrava nei suoi compagni. La diffusione di questa coscienza era
quindi favorita dalla stretta vicinanza degli operai. Per questa ragione gli operai erano
potenzialmente rivoluzionari, mentre i contadini, parimenti sfruttati ma impossibilitati a
riconoscere il proprio sfruttamento rispecchiandolo in quello degli altri, lo erano in misura
minore.
Questa analisi, che ha agitato il mondo comunista per decenni e prodotto anche un paio
di guerre tra Urss e Cina, oggi non ha praticamente più alcun significato. Nel mondo
anglosassone il fordismo ha generato, a partire dal secondo dopoguerra, una cultura
dell’invidia e della competizione per il possesso dell’autovettura con cinque cavalli in
più, o della casetta a schiera con l’erba del giardino più verde. L’agiatezza raggiungibile è
stata per il cambiamento un motore formidabile sostenuto dalle illusioni proposte dalla
televisione e dalla pubblicità. Il marxismo nasce in un ambiente culturale positivista e si è
mosso essenzialmente in una logica di scarsità, anche se molte pagine dei Grundrisse, ad
esempio, o dei Manoscritti del 1844 possono ancora dare molto al pensiero, ma questo è un
altro argomento.
La coscienza si forma oggi, nel mediatico, e internet è divenuto il luogo dove questa
coscienza si può formare in modo critico, quello che un tempo era il compito delle scuole di
partito. Internet rappresenta la vera svolta per la costruzione di un’alternativa alla società
del denaro.
Tuttavia, occorre sempre cambiare la testa agli uomini e la questione si pone daccapo:
come farlo? La via di Pol Pot di tagliare la testa a tutti quelli che ce l’avevano formata, per
fare l’uomo nuovo dai ragazzini tredicenni che spediva a fare guerriglia, non sembra né
funzionale né praticabile, oltre ad essere oltremodo disgustosa.
La via della formazione dell’etica individuale “altruista” è quella seguita dalle chiese.
L’effetto sono le guerre di religione ed un controllo ferreo sui comportamenti tramite la
colpa ed il pentimento. Ne segue la necessità del sacrificio individuale per il bene collettivo,
appunto, nell’ambito della cultura della scarsità.
Quindi, l’alternativa per la realizzazione dell’homo novus è quella di partire dal suo essere
reale, dalla sua natura e utilizzarla per indurlo a tenere comportamenti socialmente utili.
In fondo, l’idea non è molto distante dalla “mano invisibile” di Smith, solo che qui lo Stato,
o meglio la comunità, ha un ruolo essenziale nel disegnare l’ambiente più adatto affinché
la mano invisibile possa essere efficace. L’idea mi è venuta dallo studio della teoria dei
giochi, per la quale un comportamento cooperativo è più conveniente a livello individuale
di uno egoistico (cfr le considerazioni su Axelrod in Un’altra Moneta). Se è così, tra le varie
opzioni nella scelta dei nostri comportamenti, esiste sempre un’alternativa che realizza
questo assunto. Se il mondo è creato dalla nostra visione di esso, esisterà sempre una
diversa visione che generi abbondanza, qualunque sia il bene o l’organizzazione di beni
oggetto di interesse.

Se prendiamo ad esempio la necessità di soddisfare il bisogno trasporto, è ovvio che le
automobili non possono adempiere al compito di garantire un trasporto individuale
soddisfacente per tutti. Un mondo con oltre 7 miliardi di automobili è impensabile, e
oltretutto il trasporto si paralizzerebbe. Quindi l’automobile in sé, che è uno strumento di
trasporto pensato in una logica di scarsità e di esclusione, non è una soluzione. Tuttavia
esistono diverse possibili soluzioni che possono conciliare le esigenze strettamente
individuali con quelle collettive, ma è necessario uscire dalla logica del profitto che è alla
base della produzione delle automobili per vederle.
Il compito della società, e quindi della FAZ, è di realizzare un ambiente in cui le scelte
cooperative che realizzano nel modo migliore il fine individuale, sono favorite e soprattutto
appaiano evidenti.
Il denaro a tasso negativo è una di queste tecniche. Il problema è che il denaro a tasso
negativo rompe il legame millenario che rende sopportabile l’archetipo della paura di
morire. Il denaro rappresenta la sicurezza del futuro e più se ne accumula maggiore
diventa questa sicurezza.
Con il denaro, che è l’astratta rappresentazione del necessario per vivere, gli uomini
estendono la loro conoscenza nel tempo prevedendo il futuro e ridisegnando il passato.
Come nota giustamente Severino, questa capacità o potenza di previsione è la fonte del
nichilismo dell’Occidente. Allo stesso tempo essa è all’origine della natura metafisica del
denaro, che si fa dio perché garantisce a chi lo possiede in grande quantità, un grande
numero di anni di sopravvivenza, e a chi ne possiede in quantità infinita, garantisce
l’immortalità. L’interesse sul capitale, che è lo strumento attraverso il quale il capitale
cresce indefinitamente, è percepito come il veicolo per raggiungere l’immortalità. L’anima
non serve più se hai capitale a sufficienza, così come non serve più l’intermediazione di
nessuno (sciamano o prete che sia) per ottenere l’illusione dell’immortalità.
Il tasso negativo rompe, quindi, questo archetipo ed è questa la ragione per cui, al di là di
ogni altra considerazione, ritengo essenziale introdurlo insieme al Reddito di Cittadinanza
che restituisce sicurezza a ciascuno ma in una dimensione di fiducia collettiva. Da questo
punto di vista, il RdC rafforza i comportamenti socialmente cooperativi, poiché senza uno
sforzo comune è impossibile realizzare la distribuzione di RdC.
Tornando al tasso negativo, l’unico modo per farlo accettare, oltre ad accompagnarlo con
il RdC, consiste nel dimostrarne l’utilità per tutti senza doverne necessariamente spiegare
la natura. Ogni FAZ deve essere pensata come uno strumento che genera comportamenti
solidali, indipendentemente dalla volontà e dal reale grado di coscienza dei suoi membri.
Saranno poi questi comportamenti solidali a generare coscienza solidale. L’essenziale è
che il comportamento, che viene percepito da ciascuno come essenzialmente egoistico,
comporti un effetto socialmente rilevante.
La semplice accettazione del denaro a tasso negativo ha questo effetto. Da un lato, infatti,
questo comporta vantaggi per tutti i soggetti che lo usano (vedi le Faq di Un’altra moneta),
e dall’altra comporta la possibilità di erogare RdC e di confinare il denaro di debito nella
trappola della liquidità.
La cosa interessante, ma anche la più difficile da praticare, è che per usare il denaro a tasso
negativo non è affatto necessario che la gente capisca tutti gli effetti di esso, così come per
usare un telefonino non è necessario avere nozioni di microelettronica o di matematica
superiore.
La FAZ è uno strumento duttile, che può nascere anche per determinate categorie di
scambio e poi trasformarsi o rinascere per svolgere una differente funzione, anche
più generale. Non ha affatto bisogno di un potere per essere gestita, e nemmeno di un
territorio, poiché la maggior parte della produzione è fatta di beni immateriali. In un
certo senso, la comunità open source è potenzialmente una FAZ, poiché è un luogo in cui
ciascuno cede la propria attività gratuitamente agli altri ricavandone però un tornaconto
personale.
Quello che ho scritto finora rende possibile la risposta alla prima domanda. La via per

arrivare a costruire una FAZ passa attraverso il rovesciamento del modo di vedere
l’universo, un rovesciamento che mette al centro l’individuo come creatore. La mia
esperienza personale viene dal movimento del ’68 e dall’illusione che la politica potesse
allora davvero trasformare il mondo. In effetti, molto è stato fatto grazie a quel movimento,
soprattutto sul piano dei rapporti individuali che, visti a posteriori, sono essenziali
perché si generino diversi rapporti sociali. La mia esperienza politica è naufragata nel
lontano 1975 sullo scoglio di una paradossale espulsione dal Manifesto per “frazionismo”,
un’espressione – temo ormai incomprensibile – con cui si denunciavano attività
incompatibili con il principio del Centralismo Democratico, che era un modo ampolloso
per definire il potere di controllo dell’élite di potere sul partito. Il paradosso consisteva
nel fatto che il Manifesto era nato proprio dalla contestazione di questo principio e che
applicarlo equivaleva a sconfessare tutta l’esperienza e l’idealità espressa dal movimento.
Il percorso che poi ho seguito è stato alquanto tortuoso, poiché dovevo liberarmi di anni
di studi e di pratica marxista, il che però, non comportava liberarsi di Marx, quanto
piuttosto di Lenin, Trotskij, Mao, Stalin e tutta la retorica pseudomarxista che questi
gestori del Centralismo Democratico e delle logiche di potere portavano con sé. Per
questa ragione ho iniziato un lungo percorso nel pensiero filosofico a ritroso nel tempo,
ripartendo da Feuerbach e da Hegel, e soprattutto dalla critica di Heidegger a Parmenide
e Nietzsche. In questo la lettura di Severino, che insiste monotonamente sull’Unità
dell’Essere e sul nichilismo dell’occidente (e dei suoi abitatori) in tutte le sue opere è stata
per me di grande importanza. A forza di arrampicarmi sui capelli di questi giganti del
pensiero sono riuscito ad arrivare a capire cosa intende Parmenide con la necessità di
superare la porta del sentiero di Aletheia, quello che conduce all’Unità dell’Essere.
Tutto quello che ho scritto dopo, è il tentativo di descrivere i pochi passi percorsi su quel
sentiero.